Fuori da qui

In diretta dall’Egitto: il prezzo della libertà

2 Febbraio 2012 4 min lettura

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In diretta dall’Egitto: il prezzo della libertà

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Jasmine Isam 
@valigiablu - riproduzione consigliata 
Jasmine Isam è nata a Roma da padre egiziano e madre italiana. Dal 1997 vive al Cairo con il marito archeologo col quale gestisce un'AGENZIA DI VIAGGI. Mamma di due bambini sostiene la Rivoluzione alla quale partecipa in piazza e attraverso un suo BLOG che stiamo ospitando da qualche settimana.  
Post precedenti: 
Il prezzo della libertà
La partita di ieri pomeriggio tra "Al
Masry" – squadra di Port Said – e "Al Ahly" -
squadra del Cairo- si è trasformata in una tragedia.
Il bilancio attuale è di 76
morti e più di 1.000 feriti.

Tutti gli egiziani hanno passato la
notte attaccati alle tv, in preda a rabbia, collera e dolore per
queste “inspiegabili” morti ed oggi, per le strade, numerosi
gruppi spontanei di manifestanti chiedono la fine di queste violenze.

Il campionato è stato
interrotto, sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale, il
sindaco di Port Said si è dimesso e il capo delle
forze dell’ordine della stessa città è stato rimosso.

Ma quello che è accaduto non si
può riassumere in poche parole.

I fatti di ieri e le notizie di cronaca
dei giorni scorsi (una rapina a Sharm el Sheik e due rapine al Cairo)
non sono semplici episodi di violenza o delinquenza.

Quello che sta sconvolgendo,
nuovamente, il Popolo, è una vera e propria punizione.

Il 24 gennaio, il giorno prima
dell’anniversario del primo anno dello scoppio della Rivoluzione
egiziana, il signor Tantawi decide “improvvisamente” di revocare
la legge di emergenza (ne parlammo QUI). Decisione presa per calmare
momentaneamente gli animi dei manifestanti, visto che la revoca è
stata, sin dall’inizio, una delle richieste principali di piazza
Tahrir.

La legge di emergenza è sempre
stata, a detta dei potenti, l’unico strumento capace di tenere a
bada i delinquenti e la gentaglia e revocarla, quindi, è stato
come dare in pasto il Popolo agli squali.

Da quando questa legge è stata
revocata l’Egitto è improvvisamente caduto nelle mani dei
suddetti delinquenti, che, come dicono appunto i potenti, non
aspettavano altro che avere piede libero.

E così è successo che un
ufficio di cambio a Sharm el Sheik è stato assalito da
“beduini” (incapaci di fissare sul loro capo un foulard) causando
la morte di un turista francese e diversi feriti.

E così è successo che una
banca al Cairo è stata svaligiata e due impiegati sono rimasti
feriti.

E così è successo che un
auto portavalori è stata assalita e derubata in pieno giorno
mentre, stranamente, transitava in una zona popolare e povera del
Cairo.

E, sarà un caso, nessun
poliziotto era in giro, nessun poliziotto lavorava, nessuno era di
guardia.

Però, miracolosamente, tutti i
presunti responsabili di questi fatti sono stati arrestati in meno di
24 ore.

E si arriva, poi, ai disordini di
ieri.

Un partita di calcio tra due squadre e
la “tifoseria” della squadra che giocava in casa e che ha vinto,
stranamente e senza ragionevoli motivi, scende in campo, lancia
razzi, aggredisce i giocatori e tutto diventa caos.

Giocatori che scappano dai “tifosi”
inferociti, gente che corre nel campo di gioco, uomini con spranghe,
coltelli e – sembra – pistole che feriscono a caso.

Il tutto mentre le forze dell’ordine
rimangono, impassibili, a gustarsi lo spettacolo.

Confusione all’interno e all’esterno
dello stadio, testimoni oculari che raccontano di uomini armati che
si spingono tra la folla e dei cittadini di Port Said, il Popolo, che
aprono le porte della propria casa per far rifugiare i ragazzi che
scappano spaventati, I VERI TIFOSI, che erano andati solo a guardare
una partita di calcio.

Come hanno fatto, le armi, ad entrare
nello stadio?

Come mai nessuno (polizia ed esercito,
entrambi presenti) è intervenuto?

Sappiamo tutti, benissimo, come questo
sia potuto accadere.

Mi chiedo spesso quanto costa non avere
paura.

Qualcuno ha mai quantificato o dato un
prezzo alla libertà?

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La risposta, credo, sia la storia.

La storia che cambierà i libri
di scuola dei nostri figli e che li ha cambiati finora, solo lei
potrà quantificare in numeri il dolore, le lacrime e la rabbia
che le madri e i figli di questo Popolo stanno versando sui corpi dei
loro Martiri.

Ma non solo. La storia ci insegna che
il male non molla mai, che chi sedeva su un trono non lo abbandonerà
mai del tutto, che qualcuno fa sempre le veci di altri e che chi
paga, ora e per sempre, è solo il Popolo.

Pochi minuti fa è stata data
notizia della morte celebrale di Moubarak. 

Io prego Dio, con tutta me stessa, che
non sia vero.

Sarebbe troppo facile.

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