Le olive sono state introdotte per la prima volta circa 7.000 anni fa in Medio Oriente. Da allora, l'olio d'oliva è diventato un alimento base della dieta mediterranea e oggi rappresenta un'industria globale da 3 miliardi di dollari. In Libano, gli ulivi hanno in media 150 anni e occupano quasi un quarto della superficie agricola del paese.
Per quanto il Libano sia un piccolo attore nel mercato dell’olio di oliva, con meno dell’1% della produzione globale, l'olivicoltura è un settore chiave dell'economia libanese e genera il 7% del PIL agricolo. Gli ulivi hanno un'età media di 150 anni, occupano quasi un quarto della superficie agricola del paese e sono coltivati da circa 170.000 agricoltori libanesi.
Secondo una nuova ricerca pubblicata su Nature Plants, gli ulivi del Libano, storicamente rinomati per "l’alto valore nutrizionale e il gusto raffinato" grazie al clima secco, sono minacciati dal cambiamento climatico. Gli autori della ricerca avvertono infatti che l'aumento delle temperature avrà "conseguenze dannose" sulla crescita degli ulivi entro la metà del secolo, soprattutto nelle regioni meridionali del paese che diventeranno "troppo calde" per una fioritura e una fruttificazione ottimali. Secondo lo studio, che si basa su 5.400 anni di dati raccolti nella città libanese di Tiro, la temperatura ottimale per la crescita delle olive è di 16,9°C.
Sulla base dei dati raccolti, il Libano occidentale diventerà più caldo di 2°C, troppo per una produzione ottimale, mentre nelle regioni orientali, pur riscaldandosi sempre di oltre due gradi, le temperature saranno inferiori alla soglia dei 15,7°C, in questo caso troppo fredde.
Gli ulivi “costituiscono una parte importante del patrimonio culturale libanese”, creano "un senso di unità e di appartenenza in un paese altrimenti politicamente segmentato", spiega a Carbon Brief, Raed Hamed, studente libanese di dottorato presso la Vrije Universiteit Amsterdam, che studia gli impatti della variabilità climatica sulla produzione di colture di base, non coinvolto nella ricerca. Per questo, gli impatti negativi del cambiamento climatico sulla produzione di olive potrebbero avere conseguenze sulla cultura e sull'economia del paese, in un momento in cui “entrambe sono crucialmente necessarie”.
Lo studio mette in guardia anche sugli impatti dell’aumento delle temperature sulla produzione di olio di oliva in tutta la regione mediterranea.





Circa 17mila siti contaminati in Europa, di cui 2.100 a livelli pericolosi per la salute: è la mappa dei Pfas conosciuti come “inquinanti eterni”.
Il Parlamento Europeo
L’innalzamento dei mari potrebbe provocare un esodo di massa su scala biblica. Da Londra a Los Angeles, da Bangkok a Buenos Aires, quasi un miliardo di persone potrebbe perdere la propria abitazione, poter vedere la propria nazione sparire.
Negli anni '70, il Nepal stava affrontando una crisi ambientale. Le foreste delle colline nepalesi si stavano degradando a causa del pascolo del bestiame e della raccolta di legna da ardere, con il conseguente aumento delle inondazioni e degli smottamenti. Un rapporto della Banca Mondiale del 1979 avvertiva che, senza programmi di riforestazione su larga scala, le foreste sarebbero state in gran parte eliminate entro il 1990.
Secondo un