L’algoritmo che prevede chi commetterà un crimine, tra poca trasparenza e pregiudizi

Il mito dell’efficienza tecnologica, e l’esigenza di ridurre i costi, porta ad un massiccio utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale anche in settori dove le questioni etiche si pongono come fondamentali. Il presupposto implicito è che le previsioni di un algoritmo, essendo basate su grandi quantità di dati (Big Data), siano intrinsecamente migliori di quelle umane. Ma è davvero così?