Il disastro aereo di Aktau: il volo di linea dell’Azerbaigian abbattuto dalla Russia
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Aggiornamento 12 gennaio 2025: Il 25 dicembre l’aereo AHY8243, appartenente alle Azerbaijan Airlines e in volo da Baku a Groznyj, si è schiantato nei pressi della città di Aktau, in Kazakistan, dopo aver tentato inutilmente di atterrare nella capitale della Cecenia. Il velivolo, verrà ricostruito poi tramite le testimonianze dei passeggeri e dei membri dell’equipaggio sopravvissuti (29 su 67 a bordo), non era stato colpito da uno stormo d’uccelli – come sostenuto in precedenza da alcuni media russi – ma dalla contraerea russa durante l’attacco dei droni ucraini alla capitale cecena nelle prime ore della giornata del 25. Non vi era stata comunicazione ai piloti dell’attacco in corso e i vicini aeroporti di Mineralnye Vody , Vladikavkaz e Makhachkala son stati chiusi subito dopo, non lasciando altra scelta al comandante di virare verso il Mar Caspio e da lì provare a raggiungere Aktau, dove però l’aereo non riuscirà ad atterrare su una pista ma a pochi chilometri dalla città. L’eroismo dell’equipaggio ha permesso di evitare la morte di tutti i passeggeri, eppure non è bastato nell’immediato per far luce su una verità che, col passare delle ore, appariva sempre più evidente: il volo era stato colpito da un missile russo, e al tempo stesso dalle autorità russe non vi era cenno di alcuna ammissione di un errore tragico e evitabile, in un tentativo di evadere qualsiasi responsabilità, con crescente irritazione da parte di Baku.
Vladimir Putin il 28 dicembre, dopo le versioni fornite dall’aviazione civile russa e i no comment del suo portavoce Dmitry Peskov, ha telefonato al presidente azero Ilham Aliyev per scusarsi, ma non vi sono altri dettagli se non quanto contenuto nello stringato comunicato pubblicato dal sito ufficiale del Cremlino, senza assunzioni di responsabilità. Una posizione ritenuta poco o per nulla soddisfacente da parte azera, come è possibile verificare dalle parole di Aliyev seguite a 24 ore dalla conversazione telefonica con Putin; il leader azero in una intervista alla tv pubblica nazionale ha dichiarato come nei primi tre giorni successivi all’incidente aereo da Mosca son state avanzate solo «versioni deliranti», invece di provar a far chiarezza e scusarsi. Le tre condizioni avanzate dal presidente azero sono state nette: «Primo, devono esserci scuse nei confronti dell’Azerbaigian da parte russa, secondo, deve essere riconosciuta la propria responsabilità e terzo, i responsabili devono essere puniti, sottoposti a procedimento penale, e allo Stato azero, ai passeggeri colpiti e ai membri dell’equipaggio devono essere pagati dei risarcimenti. Queste sono le nostre condizioni, la prima di esse è stata soddisfatta ieri, spero che anche le altre nostre condizioni vengano accettate».
Da parte azera vi è irritazione anche perché quando son stati colpiti i soldati della forza d’interposizione russa durante i giorni dell’atto finale della guerra del Nagorno-Karabakh, nel settembre del 2023, il presidente Aliyev si scusò pubblicamente con Putin, dando garanzie su indagini volte a stabilire chi avesse dato l’ordine di sparare. L’indignazione, dosata nel corso dei giorni, è diventata palese in una dichiarazione del leader azero all’agenzia ufficiale di stampa Azertac il 6 gennaio, nella quale «con assoluta certezza» si attribuivano le colpe alla contraerea russa e son risuonate le richieste di giustizia, con la punizione dei colpevoli, per poi aggiungere «chiediamo completa trasparenza e un atteggiamento umano».
Nei quasi tre anni di guerra l’Azerbaijan ha rappresentato per la Russia un importante hub, assieme alla Turchia, per le materie prime (soprattutto il gas) e dal punto di vista finanziario; tale ruolo è stato confermato anche dalla freddezza nei rapporti tra Mosca e l’Armenia, culminati con la liquidazione della repubblica separatista del Nagorno-Karabakh senza grossi interventi diplomatici da parte russa. Aliyev, rieletto con il 92,12% in elezioni plebiscitarie, con tanto di messaggio di auguri Ursula von der Leyen in veste di presidente della Commissione europea, è al quinto mandato e governa il paese dal 2003 in maniera autoritaria: violazioni dei diritti umani e delle libertà democratiche fanno parte integrante dell’agenda politica del leader, e in occasione della Cop29, svoltasi a Baku lo scorso novembre, Amnesty International ha fatto appello alla comunità internazionale per intervenire in favore dei detenuti politici, una richiesta caduta sostanzialmente nel vuoto. Nella regione le ambizioni del regime azero sono sostenute dalla Turchia e da Israele, e il paese risulta essere cruciale nella complessa scacchiera dei rifornimenti energetici, grazie agli ingenti depositi di gas, che lo pone al di fuori di qualsiasi critica da parte dell’Unione Europea, nonostante le costanti minacce contro l’Armenia, definita a più riprese «Azerbaijan occidentale», una denominazione ripetuta l’8 gennaio dal presidente in una intervista, avanzando pretese su terre ritenute anticamente appartenenti agli azeri e minacciando di porre fine alla «bomba ad orologeria» rappresentata dal «fascismo armeno».
Lo scontro, al momento ancora agli inizi, tra Mosca e Baku testimonia come il ruolo di arbitro del Cremlino in Transcaucasia venga messo in discussione, sotto lo sguardo interessato della Turchia, tra i beneficiari della caduta del regime di Assad in Siria e intenzionata ad affermare e rafforzare le proprie posizioni nell’area. I voli delle Azerbaijan airlines sono stati sospesi verso una decina di città russe, ultima Kazan il 9 gennaio, per ragioni di sicurezza mentre continuano le indagini attraverso le analisi sulla scatola nera, in attesa di ulteriori sviluppi, tra cui la questione fondamentale dei risarcimenti ai familiari, sollevata da Aliyev nel corso della conversazione con Putin.
Il giorno di Natale, il volo J28243 delle Azerbaijan Airlines, un Embraer 190, è precipitato nei pressi dell’aeroporto di Aktau, in Kazakistan, causando la morte di 38 delle 67 persone a bordo. Le prime ipotesi circolate hanno parlato di un possibile abbattimento dell’aereo a opera di un sistema antiaereo russo. Nel corso dei giorni successivi, l’incidente ha quindi creato tensioni tra i due paesi, fino alle scuse del presidente russo Vladimir Putin e alle dichiarazioni ufficiali del presidente azero Ilham Aliyev sull’abbattimento “non intenzionale” da parte della Russia.
Di cosa parliamo in questo articolo:
La partenza, i tentativi di atterraggio a Grozny e le esplosioni
Il volo J28243 era decollato nella mattinata del 25 dicembre da Baku, capitale dell’Azerbaigian, ed era diretto a Grozny, capitale della Cecenia. A bordo vi erano passeggeri provenienti principalmente dall’Azerbaigian, ma anche da Russia, Kazakistan e Kirghizistan. Una volta avvicinatosi a Grozny, l’aereo ha incontrato una fitta nebbia. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, confermate successivamente dalle autorità azere, il pilota ha quindi tentato due volte di atterrare, ma senza successo.
Durante il terzo tentativo, l’aereo è stato colpito da esplosioni, provocando il distacco di parti della fusoliera e scatenando il panico a bordo. Un assistente di volo sopravvissuto al disastro aereo ha dichiarato di essere rimasto ferito al braccio durante le esplosioni.
Negli ultimi mesi, la regione era stata colpita da attacchi di droni ucraini, in risposta ai quali l’esercito russo aveva attivato il sistema di difesa antiaerea. Secondo il ministero della Difesa Russa, complessivamente sono stati abbattuti in diverse regioni 59 droni ucraini.
La deviazione verso Aktau e lo schianto
Dopo il danneggiamento, il volo J28243 non è riuscito a completare l’atterraggio a Grozny, e ha così deviato verso Aktau, in Kazakistan, a circa 450 km di distanza, oltre il Mar Caspio. Una decisione inusuale data la distanza e la presenza di altri possibili luoghi più vicini, anche se l’aeroporto russo più vicino, a Machačkala, era stato chiuso la mattina di Natale.
Anyone knowing geography, knows this sounds odd: Aktau is on the other side of the Caspian Sea, while this flight would typically follow the western coastline, heading west to Grozny from Makhachkala.
— Jelger Groeneveld (@jelgerg.bsky.social) 25 dicembre 2024 alle ore 08:51
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I dati di volo mostrano un andamento irregolare dell’aereo durante l’avvicinamento ad Aktau, con zigzag improvvisi forse provocati dai danni subiti. Alla fine, il velivolo ha tentato un atterraggio d’emergenza, ma si è schiantato a pochi chilometri dall’aeroporto.
Un video registrato da uno dei passeggeri durante le fasi prima dello schianto mostra le maschere d’ossigeno in dotazione per le emergenze e delle persone che indossano i giubbotti salvagente. In un altro video uno dei passeggeri, poi sopravvissuto, si è filmato mentre pregava. “Pensavo fossero le mie ultime parole”, ha detto ai giornalisti da un letto d’ospedale, aggiungendo che durante quei momenti era convinto che l’aereo si sarebbe aperto da un momento all’altro.
L’aereo è precipitato rapidamente prima di schiantarsi al suolo e scivolare per diverse centinaia di metri avvolto dalle fiamme. Tra le 38 vittime ci sono anche i due piloti. I sopravvissuti sono 29: si trovavano principalmente nella parte posteriore dell’aereo, che ha subito meno danni nell’impatto. Alcuni tra i sopravvissuti hanno riportato gravi ferite e sono stati trasferiti in terapia intensiva.
Il governo azero ha indetto una giornata di lutto nazionale per il 26 dicembre. Le Azerbaijan Airlines e altre compagnie aeree hanno invece temporaneamente sospeso alcuni voli diretti in città russe. In un comunicato rilasciato il 27 dicembre l’Organizzazione Internazionale dell'Aviazione Civile (ICAO) ha espresso le sue condoglianze ai parenti delle vittime. l’ICAO ha ricordato che “Le norme internazionali sull'aviazione civile richiedono un'indagine indipendente, alla quale devono essere invitati tutti gli Stati interessati”, invitando quindi a una piena collaborazione alle indagini.
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Prime reazioni, ipotesi e indagini
Già nella giornata di mercoledì, in un post su X Andriy Kovalenko, che dirige il Centro per la Lotta alla disinformazione del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa Ucraino, ha parlato espressamente di abbattimento del volo J28243 da parte del sistema antiaereo russo.
Poco dopo la notizia dello schianto, i media di Stato russi hanno ipotizzato che l’aereo fosse stato danneggiato da uno stormo di uccelli, invitando alla cautela nel formulare “ipotesi”. Il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov ha dichiarato “Sarebbe sbagliato avanzare ipotesi prima delle conclusioni dell'indagine. Noi, ovviamente, non lo faremo e nessuno dovrebbe farlo”. Di analogo tenore le dichiarazioni di Ashimbayev Maulen, presidente del Senato del Kazakistan.
Il ministro dei Trasporti dell’Azerbaigian Rashan Nabiyev nella giornata di venerdì ha invece citato le testimonianze dei passeggeri relative al “rumore di un’esplosione esterna”, prima che l’aereo fosse “colpito da qualcosa”. Nabiyev ha anche aggiunto che le indagini chiariranno “il tipo di arma usata nell’impatto”.
Le indagini preliminari condotte dalle autorità azere avrebbero accertato l’abbattimento da parte russa. Rispondendo alle domande dei giornalisti durante un briefing con la stampa, il portavoce Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby ha confermato che l’intelligence americana supporta le conclusioni dell’Azerbaigian.
Nella giornata di venerdì, le Azerbaijan Airlines, compagnia cui apparteneva l’aereo precipitato, hanno dichiarato che i primi accertamenti suggeriscono “interferenze esterne di tipo fisico e tecnico”.
Secondo i dati rilasciati dal sito Flight Radar, mentre l’aereo si stava avvicinando ad Aktau ha iniziato a zizagare, prima di precipitare a pochi chilometri dall’aeroporto. Nelle immagini circolate dopo il disastro, sono visibili nei rottami della coda dell’aereo danni dovuti probabilmente a schegge.
💥Big scoop from @euronews.com: The Azerbaijan Airlines crash in Aktau was indeed caused by a Russian surface-to-air missile, according to Azerbaijani government sources. The missile, launched during drone activity over Grozny, detonated mid-flight, with shrapnel injuring passengers and crew.
— Szabolcs Panyi (@szabolcspanyi.bsky.social) 26 dicembre 2024 alle ore 13:47
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Sempre nel giorno dell’incidente, Osprey Flight Solutions, società di sicurezza aerea, ha dichiarato in un avviso che le immagini e il contesto dello spazio aereo russo nelle zone coinvolte sono compatibili con l’ipotesi di abbattimento da parte di un sistema antiaereo. Inoltre, si precisa nell’avviso, stando ai dati di tracciamento dei voli disponibili pubblicamente l'aereo avrebbe subito un disturbo GPS durante il volo sopra la Russia sud-occidentale. La Russia utilizza apparecchi di disturbo elettronico per confondere i sistemi di localizzazione e comunicazione dei droni ucraini.
Secondo quanto annunciato dal ministero dei trasporti del Kazahistan, Timur Suleimenov, due scatole nere sono state ritrovate sul luogo dello schianto. Le scatole nere sono state inviate in Brasile, paese di fabbricazione dell’Embraer 190. La decisione è stata presa dal governo kazako, secondo cui occorreranno due settimane per le analisi.
Le autorità azere hanno invece respinto la proposta russa di affidare le indagini sul disastro aereo al Comitato Interstatale per l’Aviazione, poiché l’organismo è guidato dalla stessa Russia. La Russia ha intanto avviato un’inchiesta penale sull’incidente, ma non ha fornito dettagli sulle ipotesi di reato o su eventuali indagati.
Le scuse di Putin e le accuse del Presidente dell’Azerbaigian
Sabato 28 dicembre, durante una telefonata con il Presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, sono arrivate le prime dichiarazioni del Presidente russo Vladimir Putin sul disastro aereo. Putin si è scusato perché “il tragico incidente è avvenuto sullo spazio aereo russo”: l’aereo avrebbe “ripetutamente cercato di atterrare all’aeroporto di Grozny” mentre le difese russe erano attive contro i droni da combattimento ucraini.
Le parole di Putin non rappresentano un’ammissione formale di responsabilità da parte della Russia. Anche per questo motivo, in risposta alla telefonata sono arrivate le accuse dirette del Presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, in una dichiarazione rilasciate il 29 dicembre. Per Aliyev l’Embraer 190 è stato colpito mentre si trovava nello spazio aereo russo da un attacco proveniente da terra, ed è stato “reso ingovernabile da sistemi di guerra elettronica”.
“Prima di tutto”, si legge nella dichiarazione”, la Russia deve scusarsi con l’Azerbaigian. In secondo luogo, deve ammettere le proprie responsabilità. Infine, i responsabili devono essere puniti secondo la legge, e va pagato un risarcimento sia allo Stato azero sia ai passeggeri e ai membri dell’equipaggio colpiti”. Aliyev ha puntualizzato che solo la prima richiesta finora è stata soddisfatta, proprio in virtù della telefonata di Putin, ma ha anche accusato la Russia per aver provato a insabbiare inizialmente le circostanze attorno al disastro aereo.
(Immagine anteprima: frame via YouTube)