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“Crimini di guerra in Sudan”: il report di HRW documenta le violenze delle forze armate sui civili

13 Giugno 2025 6 min lettura

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“Crimini di guerra in Sudan”: il report di HRW documenta le violenze delle forze armate sui civili

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Da due anni il Sudan è teatro di un conflitto brutale tra due generali rivali, con conseguenze devastanti: milioni di persone sfollate, carestie in aumento, un numero imprecisato di morti e stupri di guerra. Nel silenzio della comunità internazionale, il paese è travolto da una pulizia etnica che nessuno sembra in grado di fermare.

Le due principali fazioni in guerra hanno commesso abusi terribili contro i civili. Da un lato, c’è la Sudan Armed Forces (SAF) con a capo il generale Abdel Fattah al-Burhan, presidente de facto del paese ma con scarsa autorità effettiva; dall’altro, il gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF) guidato dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto come "Hemedti" e che ha le sue radici nei Janjaweed accusati di crimini contro l’umanità per le violenze esercitate contro le popolazioni del Darfur negli anni del dittatore Omar al Bashir. L'elenco delle atrocità commesse si allunga quasi ogni giorno.

Le RSF e le milizie loro alleate hanno compiuto uccisioni deliberate e su larga scala di persone, molti delle quali appartenenti a determinati gruppi etnici. In questi due anni le RSF hanno commesso violenze sessuali diffuse, in particolare stupri di gruppo, e saccheggi. Hanno anche distrutto, spesso bruciando, città e villaggi e saccheggiato in modo massiccio gli aiuti umanitari.

Dall'altra parte, le SAF hanno effettuato attacchi aerei contro infrastrutture civili, compresi ospedali, hanno ucciso e hanno ripetutamente e deliberatamente ostacolato l'arrivo degli aiuti umanitari a chi ne aveva bisogno. 

Un recente rapporto di Human Rights Watch è riuscito a descrivere nel dettaglio gli attacchi aerei delle SAF, avvenuti nella regione del Darfur meridionale lo scorso febbraio. Questi attacchi, che hanno visto l'uso di bombe sganciate dall'alto su quartieri residenziali e commerciali della città di Nyala, hanno causato la morte di decine di civili. Questi attacchi facevano parte di una più ampia offensiva militare di bombardamenti aerei su Nyala, un centro nevralgico delle RSF.

Ma stando a quanto riscontrato da HRW, questi attacchi sono stati indiscriminati e non indirizzati verso obiettivi militari specifici: le bombe utilizzate avevano, infatti, un raggio d'azione ampio e una precisione limitata e, considerate le aree colpite, molto popolate, nella maggior parte dei casi non potevano essere dirette verso un obiettivo militare specifico. Condurre attacchi indiscriminati in modo deliberato o sconsiderato è un crimine di guerra.

Ancora altre atrocità da aggiungere alla lista sempre più lunga del Sudan, osserva Andrew Stroehlein. Più di 12 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case, facendo del Sudan la più grande crisi di sfollati interni al mondo. Circa 25 milioni di persone, circa la metà della popolazione del Sudan, dipendono ora dagli aiuti alimentari d'emergenza. Due milioni potrebbero essere a rischio di fame nei prossimi mesi.

In Sudan continua a esserci la più grande catastrofe umanitaria nella disattenzione della comunità internazionale.

Il rapporto di Human Rights Watch sugli attacchi aerei delle Sudan Armed Forces

All'inizio di febbraio, le forze armate sudanesi hanno ucciso decine di persone in attacchi aerei con bombe sganciate su quartieri residenziali e commerciali a Nyala, nel Darfur meridionale.

L'esercito sudanese ha ripetutamente condotto attacchi contro Nyala, la capitale del Darfur meridionale, da quando le Forze di sostegno rapido (RSF) hanno preso il controllo della città alla fine di ottobre 2023. Nyala, che prima dell'attuale conflitto contava oltre 800mila abitanti, è la città più grande del Darfur e una delle più grandi del Sudan.

L'ACLED, che raccoglie dati sui conflitti in tutto il mondo, stima che tra il 2 e il 4 febbraio siano state uccise tra le 51 e le 74 persone e che molte altre siano rimasti feriti. Medici Senza Frontiere (MSF) ha riferito che almeno 25 persone sono state uccise nei raid del 4 febbraio e che 21 feriti in un raid contro una fabbrica di olio di arachidi sono stati portati al Nyala Teaching Hospital, gestito dall'organizzazione.

Human Rights Watch ha ricevuto segnalazioni attendibili di numerosi attacchi tra novembre 2024 e febbraio 2025: i ricercatori del gruppo hanno condotto indagini dettagliate su cinque attacchi aerei avvenuti il 3 febbraio, che hanno fatto molte vittime, hanno intervistato 11 feriti, testimoni e tre membri del personale medico che hanno prestato soccorso alle vittime, e hanno analizzato immagini satellitari, fotografie e video provenienti dai social media e dai testimoni, compresi i resti di munizioni di tre attacchi.

Secondo i testimoni, gli attacchi del 3 febbraio hanno colpito in rapida successione zone residenziali e commerciali affollate nei quartieri centrali di Al-Jumhuriya e Al-Cinema, nonché Congo Road, una delle principali arterie della città. MSF ha riferito che 32 persone sono state uccise e decine sono rimaste ferite. Secondo i testimoni, particolarmente letale è stato un attacco che ha colpito un negozio di alimentari vicino al Mecca Eye Hospital, in una strada affollata di persone e veicoli.

L'intensificazione della campagna di attacchi aerei dell'esercito sudanese su Nyala ha coinciso con le notizie secondo cui l'RSF aveva iniziato a utilizzare l'aeroporto di Nyala come base per i droni e che grandi aerei cargo stavano atterrando all'aeroporto. L'uso dell'aeroporto da parte dell'RSF per scopi militari lo rende un obiettivo militare e un bersaglio legittimo. I media locali hanno riferito che l'RSF a Nyala ha effettuato ondate di arresti di persone sospettate di aver fornito le coordinate per gli attacchi aerei alle SAF all'inizio di dicembre e poi di nuovo alla fine di gennaio.

Gli attacchi diretti contro i combattenti dell'RSF e contro obiettivi militari come l'aeroporto, purché non causino danni indiscriminati o sproporzionati alla popolazione civile, sono compatibili con le leggi di guerra.

Il diritto internazionale umanitario non vieta gli attacchi alle aree urbane se vi sono obiettivi militari, ma gli attacchi diretti contro civili, o che causano danni indiscriminati o sproporzionati ai civili, sono sempre vietati e possono costituire crimini di guerra se compiuti con il necessario intento criminale. La presenza di molti civili nelle aree urbane impone alle parti in conflitto una maggiore responsabilità nell'adottare misure volte a ridurre al minimo i danni ai civili e le parti attaccanti dovrebbero cercare di annullare o sospendere un attacco se ritengono che l'obiettivo non sia militare o che causerebbe danni indiscriminati o sproporzionati alla popolazione civile.

In base all’analisi delle fotografie dei resti delle munizioni il 3 febbraio, Human Rights Watch è riuscita a stabilire che l'attacco appena fuori dal Mecca Eye Hospital ha utilizzato una bomba OFAB-250 sganciata dall'aria, una bomba ad alto potenziale esplosivo e a frammentazione. In un altro attacco che ha colpito una strada a circa 140 metri a nord-ovest dell'ospedale, Human Rights Watch ha identificato una bomba aerea per uso generico della serie FAB.

Poiché le OFAB-250 e altre bombe della serie OFAB o FAB hanno un raggio d'azione ampio e una precisione limitata, nella maggior parte dei casi non possono essere dirette verso un obiettivo militare specifico. Pertanto, quando vengono utilizzate in aree popolate, come i quartieri residenziali densamente abitati di Nyala, rischiano di colpire indistintamente obiettivi militari e civili o oggetti civili, rendendo l'attacco indiscriminato. Gli attacchi del 3 febbraio sembrano dunque essere indiscriminati e in violazione del diritto internazionale umanitario. E questo, come detto in precedenza, si configura come un crimine di guerra.

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“Le forze armate sudanesi dovrebbero porre immediatamente fine a tutti gli attacchi indiscriminati, compresi quelli che prevedono l'uso di bombe non guidate sganciate dall'aria su aree popolate”, afferma Human Rights Watch. I vertici dell'aeronautica militare sudanese dovrebbero essere sanzionati per questi attacchi e il Sudan dovrebbe garantire l'accesso agli osservatori esterni, compresi quelli della Corte Penale Internazionale e della Missione internazionale indipendente di accertamento dei fatti sul Sudan delle Nazioni Unite, per indagare sulle violazioni commesse da tutte le parti in conflitto, aggiunge HRW.

“I civili continuano a subire il peso maggiore della devastante guerra che da due anni imperversa in Sudan”, spiega Jean-Baptiste Gallopin, ricercatore senior su crisi, conflitti e armi presso Human Rights Watch. “Gli altri paesi devono intraprendere un'azione concertata per proteggere i civili e prevenire ulteriori attacchi indiscriminati, indagando e sanzionando i responsabili di tutte le parti in causa”.

 

1 Commenti
  1. Roberto Simone

    La comunità Internazionale resta in silenzio ma non è inattiva: chi è che finanzia e arma i belligeranti?

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