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Togliere ai poveri per dare ai ricchi: la ricetta economica di Trump per gli Stati Uniti

5 Giugno 2025 10 min lettura

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Togliere ai poveri per dare ai ricchi: la ricetta economica di Trump per gli Stati Uniti

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Nei giorni scorsi, la Camera degli Stati Uniti ha approvato l'One Big Beautiful Bill Act (OBBBA). È il pacchetto contenente le proposte economiche del Presidente Donald Trump, tra cui quelle su cui aveva puntato maggiormente durante la campagna elettorale. Lungo oltre mille pagine, il testo è frutto di una lunga mediazione tra le diverse anime del Partito Repubblicano, che detiene una maggioranza risicata alla Camera, e l’opposizione unita dei democratici. Con il lavoro di mediazione coordinato da Mike Johnson, speaker della Camera, il provvedimento è passato con 215 voti favorevoli, 214 contrari e un astenuto: oltre ai democratici, anche alcuni repubblicani hanno votato contro nonostante le pressioni esercitate dallo stesso Trump. Ora il pacchetto dovrà essere approvato dal Senato, dove però rischia di subire ulteriori modifiche a causa dell’ancora più risicata maggioranza dei repubblicani.

Dal punto di vista generale, l’OBBBA mira a ridurre l’intervento dello Stato nella vita economica dei cittadini, con tagli delle tasse e restrizioni al welfare e ai sussidi per la transizione ecologica. Allo stesso tempo, sono rafforzate le funzioni dello Stato in settori come la difesa. 

Che cosa contiene l’OBBBA?

Il provvedimento cardine riguarda la conferma e l’ampliamento dei tagli previsti dalla prima amministrazione Trump, che sarebbero scaduti a fine anno. Si tratta appunto di un taglio dell’imposta sul reddito che interessa prevalentemente i contribuenti più abbienti della popolazione. 

All’interno del provvedimento vi sono poi politiche fortemente volute da Trump durante la campagna elettorale come la cancellazione delle tasse sulle mance, o provvedimenti vicini alle famiglie come un aumento del credito d’imposta per i figli da 2mila a 2 mila e 500 dollari. Ma tra i provvedimenti più discussi su questo fronte c’è l’aumento del tetto alla deduzione per le Tasse Statali e Locali (SALT). Il sistema americano permetteva una deduzione delle tasse pagate a livello locale e statale nel momento in cui si pagano quelle federali fino a una certa soglia. Questa soglia, fissata a 10 mila dollari di possibili deduzioni, era stata proprio introdotta da Trump con il Tax Cuts and Jobs Act (TCJA). Il provvedimento interessava le persone il cui reddito superava i 200 mila dollari. Oggi proprio Trump e i repubblicani sono favorevoli ad aumentare il tetto alle deduzioni, andando ancora una volta ad avvantagiare le fasce più ricche della popolazione. Nel provvedimento voluto da Trump, infatti, si assiste a un aumento a 40 mila dollari della soglia per coppie sposate con un reddito fino a 500 mila dollari. 

Per finanziare queste politiche, l’amministrazione Trump ha attaccato il welfare, a partire dal Medicaid. Si tratta di una delle iniziative promosse all’interno del progetto della Great Society di Lyndon Johnson che mirava a fornire un aiuto per l’assistenza sanitaria agli individui a basso reddito. Tra gli inasprimenti voluti dall’amministrazione Trump c’è l’obbligo di lavoro per i beneficiari senza disabilità e senza figli di almeno 80 ore al mese, a partire dal 2026. Un altro intervento su questo fronte prevede la reiscrizione ogni sei mesi, rispetto all’attuale requisito annuale, portando quindi a maggiori controlli sui requisiti necessari.

Secondo le stime, questo porterà a un calo dei costi di Medicaid di 700 milioni di dollari, così come a 8 milioni e mezzo di persone che perderanno la copertura. Le modifiche apportate sono state giustificate dai legislatori come un tentativo di punire i furbetti, una retorica che ricorda le welfare queen di Reagan o gli attacchi al Reddito di Cittadinanza in Italia. 

Sono poi state introdotte modifiche simili per un altro programma di fondamentale importanza come il Supplemental nutrition assistance program (SNAP). Questo programma, finanziato perlopiù a livello federale ma gestito a livello locale, è finalizzato al sostegno alle famiglie a basso reddito all’acquisto di beni alimentari. Nel provvedimento voluto da Trump, i fondi federali vengono ridotti e vengono anche qui inseriti vari requisiti. 

Non solo: per ridurre i costi, l’amministrazione Trump è intervenuta su vari incentivi voluti dall’amministrazione Biden per la transizione ecologica. All’interno del testo, come è stato fatto notare in una lettera sottoscritta da oltre 100 organizzazione ed esperti inviata a vari membri del congresso, c’è anche una moratoria sulla regolamentazione, da parte degli Stati, dell’Intelligenza Artificiale e dei Sistemi Automatizzati. Già durante i primi giorni della sua presidenza, Trump aveva revocato uno dei provvedimenti dell’amministrazione Biden riguardo la salvaguardia dei cittadini da potenziali rischi dovuti all’AI. Con questa proposta Trump si spinge ancora più in là. Come riporta la CNN, i firmatari della lettera affermano:

Questa moratoria porterebbe a una situazione in cui se l'azienda progetta un algoritmo che causa un danno prevedibile - (…) - l'azienda che produce o utilizza quella tecnologia non è responsabile di fronte ai legislatori e al pubblico.

Ci sono poi ulteriori fondi per il programma di contrasto all’immigrazione, con maggiori finanziamenti all’ICE e ai controlli alle frontiere. A questi bisogna aggiungere finanziamenti per 150 miliardi per il settore della difesa, in particolare 25 miliardi per la costruzione di uno scudo di difesa antimissile fortemente voluto da Trump. 

Il testo passa ora al Senato dove ai repubblicani, anche grazie a una procedura reconciliation, basterà la maggioranza più uno per far passare il provvedimento. 

I ricchi ancora più ricchi non porteranno crescita

Gli effetti dal punto di vista redistributivo, anche considerando soltanto il taglio delle tasse, saranno fortemente regressivi: come hanno evidenziato anche i democratici, si tratta di un’operazione Robin Hood al contrario, dove l’amministrazione Trump toglie ai più poveri per dare ai ricchi. Già il TCJA aveva portato a benefici perlopiù per le fasce di reddito più elevate. E il provvedimento adottato dalla camera non fa eccezione. Un’analisi del Tax Policy Center ha rilevato che per il 20 per cento più povero degli americani gli effetti del provvedimento si tradurranno in media in un taglio delle tasse minore dell’uno per cento. Considerati però i tagli al welfare, questi benefici si ridurranno ancora di più. Stando alle stime citate, coloro che guadagnano fino a 35 mila dollari andranno incontro a un calo su base annua di 160 dollari, mentre quelli che guadagnano meno di 20 mila dollari l’anno vedranno addirittura un aumento dei costi a causa delle restrizioni al welfare State, in particolare per quel che riguarda le modifiche all’Obamacare. A beneficiarne saranno invece i più ricchi: il maggior guadagno, in percentuale, è nella fascia di contribuenti il cui reddito è stimato tra i 460 mila e il milione di dollari l’anno. In questa fascia l’aumento sarà del 4,3 per cento, contro lo 0,8 per cento del 20 per cento più povero e l’1,6 della classe medio bassa. 

Il Congressional Budget Office (CBO), cioè l’agenzia federale il cui compito è fornire dati e stime dal punto di vista economico sulle politiche proposte, restituisce un quadro più completo del provvedimento voluto da Trump. Secondo un’analisi preliminare, nella sua forma attuale il OBBBA andrà a vantaggio del 10 per cento più ricco della popolazione, mentre peggiorerà la situazione del 10 per cento più povero. L’analisi ha individuato principalmente tre canali attraverso cui il provvedimento andrà a peggiorare la situazione delle fasce meno abbienti. Attraverso il taglio delle tasse e nella riduzione dei sussidi per le assicurazioni sanitarie garantite proprio dall’Obamacare. Il secondo canale, strettamente collegato, sono le restrizioni sul welfare State. In particolare le modifiche attuate a Medicaid e al programma SNAP, che prevede aiuti alimentari per le famiglie più povere. Un terzo aspetto, più tecnico, riguarda i margini di manovra che avranno i singoli stati americani per quel che riguarda l’allocazione del loro budget per contributi alle famiglie a fronte dei cambiamenti del finanziamento federale. 

Per quel che riguarda le stime che tengono conto di questi aspetti, il CBO stima un calo del 2 per cento del reddito disponibile del 10 per cento delle famiglie più povere nel 2027, che arriverà al 4 per cento gli anni successivi. Questo calo è dovuto principalmente ai tagli al welfare, in particolare al programma SNAP e a Medicaid. Al contrario, il saldo risulta positivo per il 10 per cento delle famiglie, con incrementi stimati tra l’1 per cento e il 4 per cento. 

Questa combinazione di riduzione delle tasse e restrizioni sul welfare ci riporta nel territorio della Teoria dello Sgocciolamento: ovvero l’idea che tagliando le tasse ai ricchi poi la ricchezza fluirà anche alle fasce meno abbienti della popolazione. La ricerca scientifica in merito ha però evidenziato i limiti di questa visione. Due ricercatori della London School of Economics (LSE) hanno analizzato proprio questa strategia di tagli delle tasse finalizzata alla crescita. Per anni infatti questa visione non ha caratterizzato soltanto i paesi anglosassoni, ma buona parte dei paesi occidentali. Tuttavia, i risultati dello studio restituiscono una panoramica diversa: i tagli delle tasse per le fasce più ricche non hanno portato a una maggior crescita economica e quindi a una distribuzione più equa delle risorse. Non si assiste nemmeno a effetti per quel che riguarda il tasso di disoccupazione, rafforzando l’idea che un taglio delle tasse non comporti un aumento dell’attività economica e vantaggi generalizzati. Al contrario, queste politiche hanno un effetto significativo sulle disuguaglianze economiche. 

Anche le analisi svolte da organizzazione più vicine alle istanze di centrodestra sottolineano come le proposte contenute nell’OBBBA non abbiano effetti particolarmente rilevanti sulla crescita. Secondo le stime della Tax Foundation, sul lungo periodo queste politiche avranno un effetto modesto sulla crescita, dello 0,8 per cento. Anche i salari pre tasse, quindi quelli che riflettono maggiormente i guadagni in produttività, vedrebbero un aumento soltanto dello 0,05 per cento. 

Gli effetti politici e di sostenibilità del debito 

La situazione descritta fa emergere ulteriori problematiche, a partire dalla componente politica. I contenuti del provvedimento, infatti, porteranno a un peggioramento delle condizioni delle fasce più vulnerabili della popolazione. Si tratta di quelle fasce, come evidenziano i dati, che hanno garantito un importante sostegno elettorale a Donald Trump e al movimento MAGA. La destra reazionaria ha fatto leva in questi anni sulla “winning formula” basata su politiche civili di tipo conservatore assieme a un linguaggio più vicino alle esigenze sociali e della classe lavoratrice. Questo potrebbe alienare vari elettori cruciali per le elezioni di metà mandato. Non a caso molti rappresentanti repubblicani eletti in circoscrizioni solitamente democratiche hanno sollevato le loro preoccupazioni dal punto di vista elettorale: gli elettori potrebbero infatti rimanere insoddisfatti e allineati da politiche di questo tipo. Mentre alcuni richiedono tagli delle tasse più consistenti per le fasce più deboli, vari repubblicani hanno espresso la loro contrarietà a un inasprimento e un ridimensionamento del programma di assistenza Medicaid come quello proposto da Trump. 

Bisogna poi considerare la dinamica del debito pubblico americano, cui queste politiche contribuiranno sul lungo periodo. Si tratta di un tema estremamente delicato in questi mesi, vista la minor fiducia riposta dagli investitori nei titoli di Stato Americano dovuta all’instabilità economica portata dall’amministrazione. Questo è stato recentemente confermato dal declassamento dei titoli americani da parte dell’agenzia di rating Moody’s, l’ultima delle tre agenzie principali ad aver mantenuto la valutazione . Per oltre cent’anni, i titoli di stato hanno goduto dello status di tripla A, cioè titoli estremamente sicuri per gli investitori. Nei giorni scorsi l’agenzia ha invece abbassato il suo giudizio a Aa1. L’agenzia ha giustificato questa decisione affermando che nel passato recente le amministrazioni americane hanno portato a un aumento del debito con aumenti degli interessi e calo delle entrate. L’amministrazione Trump ha reagito duramente a questa decisione. D’altronde, è proprio l’amministrazione Trump che sta acuendo la situazione con tagli delle tasse a debito e una minor credibilità, sperando che le maggiori entrate derivino invece dai dazi annunciati da Trump. Secondo le stime il debito americano potrebbe arrivare a superare quello del dopoguerra già nel 2034, con conseguenze che a oggi non sono quantificabili che rischiano di mettere a rischio sicuramente la stabilità del paese ma anche quella dell’architettura economica dell’occidente. 

Lo Stato per i più ricchi, davanti al rischio del debito

Il piano di Trump, qualora non lo fosse già, è chiaro: un’America sempre di più per i ricchi, con tagli delle tasse che già oggi mettono in seria difficoltà la situazione dal punto di vista finanziario. Per finanziare, almeno in parte, queste misure si ricorre a una guerra tra poveri, giustificando i tagli del welfare state con la retorica dei furbetti che spesso è andata di moda anche in Italia. Nel mentre si cerca di intervenire per salvaguardare proprio quelle fasce toccate dalle politiche di tagli con maggiori risorse contro l’immigrazione, una strategia che ha avvantaggiato i partiti di destra radicale. 

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Davanti a questa situazione però, il rischio di maggiori problematiche sul fronte finanziario, con l’impatto delle misure sulla crescita del debito, rischia di ripercuotersi ancora una volta sia sulle fasce più deboli sia sui mercati finanziari, come fa notare sul Financial Times il Presidente di JP Morgan Chase Jamie Dimon. L’amministrazione Trump rischia quindi di mettere a dura prova l’economia americana con conseguenze persistenti.  L’eccessivo ricorso alla spesa a debito è stata criticata anche da Elon Musk. In un tweet, l’ex capo del dipartimento DOGE ha definito “abominevole” il One Big Beautiful Bill Act, scagliandosi contro i repubblicani che lo hanno votato. Secondo le fonti del sito Axios, gli attriti tra Musk e Trump dipendono da vari fattori. Tra questi, c’è da citare la riduzione degli incentivi per le macchine elettriche che va a colpire duramente il business di Tesla.

In conclusione, il One Big Beautiful Bill Act si presenta come una manovra ideologicamente coerente con la visione di Trump: meno Stato per i poveri, più benefici fiscali per i ricchi, più potere per il governo in materia di difesa e sicurezza. Ma a ben vedere, le sue implicazioni economiche, sociali e politiche potrebbero rivelarsi tutt’altro che “beautiful” per ampie fasce della popolazione americana, e persino controproducenti per la stabilità economica del paese nel medio-lungo periodo. Sarà ora il Senato a dover decidere se confermare questa visione o tentare di mitigare gli effetti più divisivi.

(Immagine anteprima via Rawpixel)

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