Il traguardo tragico raggiunto da Putin nella guerra in Ucraina: oltre un milione di vittime russe
4 min letturaA oltre due anni dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte di Putin, si stima che le perdite tra le forze armate russe abbiano superato la soglia di un milione tra morti e feriti. Un numero senza precedenti per un conflitto moderno in Europa, che solleva interrogativi sulla capacità militare dell’offensiva russa in termini di costi umani, e sulle ripercussioni interne, sul piano demografico e sociale.
Benché le cifre esatte da parte russa rimangano un segreto di Stato, secondo il Guardian tra gli indicatori di come si siano raggiunti livelli record di vittime ci sono la crescita dei servizi funerari e il numero sempre più elevato di veterani che ritornano dal fronte senza braccia o gambe. “Abbiamo raddoppiato il numero dei clienti nel primo anno di conflitto, da allora abbiamo registrato un aumento del 10% all'anno”, ha detto al Guardian Igor Vinogradov, che dirige un’azienda di protesi e ortopedia nella Russia settentrionale. Secondo il ministero del Lavoro russo, nel 2024 c’è stato un incremento del 53% rispetto all’anno precedente nelle protesi fornite a persone con disabilità.
Strategia militare e bilancio sul campo
Tra le fonti che stimano in oltre un milione il numero di militari russi uccisi o feriti da dopo il 24 febbraio 2022 in Ucraina c’è il Ministero della Difesa Britannico. Stima che conferma quelle del Center for Strategic and International Studies. Un simile ordine di grandezza indica che le vittime russe siano cinque volte superiori al totale di tutte le guerre sovietiche e russe dalla fine della Seconda guerra mondiale all'inizio dell'invasione su larga scala nel 2022. Elevato è anche il numero di caduti ucraini: i morti sono stati tra 60 e 100 mila, mentre i feriti sono finora oltre 400 mila.
Per il CSIS (Center for Strategic and International Studies), dopo essersi scontrata con l’impossibilità di conquistare l’Ucraina in tempi rapidi, la Russia ha puntato su una strategia di attrito e logoramento, basata in parte sull’impiego massiccio di truppe scarsamente addestrate. Questo approccio si è tradotto nell’utilizzo di “ondate d’assalto” costituite da detenuti, coscritti e mobilitati inviati al fronte con poca preparazione, e con tassi di sopravvivenza spesso inferiori alla settimana. Un approccio che, secondo il CSIS, è stato motivato dalla volontà di “logorare e indebolire le linee ucraine uccidendo e ferendo soldati ucraini, distruggendo attrezzature, minando il morale e prendendo di mira la capacità di combattimento”. A livello tattico, le unità russe hanno regolarmente condotto avanzate utilizzando piccole squadre di soldati, spesso poco addestrati, supportati da veicoli blindati o veicoli leggeri.
I risultati sul terreno, tuttavia, sono stati modesti, anche considerando proprio le perdite subite. Dal gennaio 2024 la Russia ha conquistato meno di 5 mila chilometri quadrati lungo la linea del fronte. Ad aprile 2025, le conquiste territoriali russe sono rallentate, scendendo a circa sei chilometri quadrati al giorno.In termini di equipaggiamento, il danno è altrettanto significativo: solo nel 2024, l’esercito russo ha perso circa quasi 2000 carri armati, più di 3000 veicoli da combattimento di fanteria e centinaia di pezzi d’artiglieria, secondo stime effettuate analizzando materiale video e fotografico. Il volume delle truppe ha compensato in parte la minore efficacia, comportanto però un elevato costo in termini di vite umane.
Il costo umano e la crisi demografica
I dati raccolti da siti come Mediazona rivelano un profilo preciso dei caduti: l’età media è di 33,5 anni, ma circa un quarto aveva meno di 25 anni. Le vittime sono concentrate in larga parte nelle regioni economicamente più deboli della Federazione russa. Questo sta trasformando radicalmente la società russa e il mercato del lavoro. Secondo il think-thank Re:Russia, infatti:
Negli ultimi diciotto mesi, la guerra è diventata una parte importante del mercato del lavoro russo e del reddito complessivo dei cittadini. Nelle regioni in crisi, dove i contratti di servizio militare commerciale sono molto diffusi, la gente parla regolarmente di andare al fronte in Ucraina come di un “lavoro” o di un “turno di lavoro”.
Sempre Mediazona evidenzia come nei tribunali russi ci siano state dall’inizio dell’anno 26 mila richieste di riconoscimento di persone disperse o decedute. Un numero che sale a circa 50 mila, se si considerano le richieste presentate dall’inizio del 2024. “La stragrande maggioranza”, si legge su Mediaziona, “è legata alla guerra in Ucraina ed è presentata da unità militari allo scopo di aggiornare gli elenchi del personale, in vista del reclutamento di nuovi combattenti”.
Nel settembre 2024, il Wall Street Journal evidenziava come la russificazione dei territori occupati, già a partire dal 2014, abbia costituito la risposta a un problema demografico interno. La sola annessione illegittima della Crimea ha infatti comportato un incremento demografico di 2,4 milioni circa di persone, stando almeno all’ultimo censimento russo. Ma oltre ai caduti, bisogna considerare le circa 600 mila persone che hanno lasciato il paese.
A questi numero si aggiunge il peso economico della guerra: secondo il Guardian, nel solo 2024 lo Stato russo ha speso oltre 15 miliardi di dollari in indennizzi e compensazioni per famiglie di caduti e reclute. Ai parenti dei soldati uccisi spettano somme che arrivano fino a 5 milioni di rubli, mentre i nuovi arruolati ricevono bonus mensili che possono superare i 300 mila rubli. Il sistema, pur efficace nel breve periodo per incentivare l’arruolamento volontario, alimenta diseguaglianze regionali e non è sostenibile nel medio-lungo termine, soprattutto considerando la pressione sulle finanze pubbliche. Nell’ultimo anno, secondo Re:Russia i soldi dati ai soldati russi in guerra, ai feriti e alle famiglie dei caduti sono stati pari all’1,5 del PIL russo.
(Immagine anteprima via FTM)
