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“La nuova incursione militare a Gaza è moralmente ingiustificabile”. Il Regno Unito sospende i rapporti commerciali con Israele

21 Maggio 2025 6 min lettura

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“La nuova incursione militare a Gaza è moralmente ingiustificabile”. Il Regno Unito sospende i rapporti commerciali con Israele

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Iniziano oggi i colloqui sul riconoscimento dello Stato palestinese

Aggiornamento 23 maggio 2025: Iniziano oggi i colloqui a livello ufficiale sulla possibilità di riconoscere lo Stato palestinese. I funzionari presenti alla conferenza dovranno discutere il contesto in cui inserire tale riconoscimento dello Stato palestinese. Una questione da risolvere è se sia necessario un riconoscimento parallelo di Israele da parte di Stati come l'Indonesia e l'Arabia Saudita, cosa che appare impossibile in assenza di un percorso chiaro verso una soluzione a due Stati.

Una delle questioni in discussione è se il riconoscimento della Palestina possa avere implicazioni per le aziende o gli individui che commerciano nei territori occupati.

Un alto diplomatico arabo a Londra ha dichiarato: “Se due settimane fa mi aveste chiesto se ci sarebbe stato un più ampio riconoscimento [della Palestina] da parte degli Stati occidentali, avrei risposto di no, ma ora non ne sono più così sicuro”.

Il 20 maggio il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha sospeso i rapporti commerciali con Israele e ha definito “abominevole” il rifiuto di revocare il blocco degli aiuti a Gaza.

Israele è fermamente contrario a una soluzione a due Stati. Il nuovo ambasciatore statunitense in Israele, Mike Huckabee, in un'intervista al quotidiano Haaretz ha respinto l'idea, affermando: “Mi chiedo se sia davvero necessario uno Stato palestinese”.

Due giorni dopo l’annuncio del premier israeliano Netanyahu dell’invio di nuovi aiuti umanitari a Gaza dopo undici settimane di blocco, Israele continua a impedire l'arrivo di generi alimentari ai palestinesi, riferisce l’ONU. Le autorità israeliane hanno autorizzato l'ingresso a Gaza di “circa 100” altri camion, dopo i cinque del 19 maggio, con a bordo farina, alimenti per neonati, attrezzature mediche e farmaci, ma non hanno ancora permesso loro di attraversare il confine, ha dichiarato Jens Laerke, portavoce dell'Ufficio umanitario delle Nazioni Unite (OCHA), in una conferenza stampa a Ginevra. Il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, ha aggiunto che una squadra ha “atteso diverse ore” che Israele consentisse loro di accedere all'area, ma “purtroppo non sono riusciti a portare i rifornimenti nel nostro magazzino”. E in ogni caso si tratta di forniture insufficienti, appena un quinto di quanto arrivava a Gaza ogni giorno prima della guerra, quando la popolazione era ben nutrita.

I funzionari israeliani responsabili della distribuzione degli aiuti a Gaza hanno affermato che martedì sono entrati a Gaza 93 camion, ma non hanno risposto alle domande sul fatto che il cibo e le medicine che trasportavano fossero stati autorizzati per la distribuzione.

Dopo l’inizio della nuova campagna di attacchi a Gaza e le parole del ministro israeliano Smotrich che parlato di “ripulire Gaza”, il Regno Unito ha deciso di sospendere i negoziati commerciali con Israele in vista di un nuovo accordo di libero scambio. Il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, ha aggiunto che è in corso anche una revisione dei colloqui più ampi su una futura roadmap strategica bilaterale con Israele. 

“La nuova incursione militare a Gaza è moralmente ingiustificabile, del tutto sproporzionata e assolutamente controproducente”, ha affermato il ministro. “Il trattamento riservato da Israele ai palestinesi è un affronto ai valori del popolo britannico” e “incompatibile con i principi che sono alla base delle relazioni bilaterali tra il Regno Unito e Israele”.

I deputati, tra cui molti conservatori, hanno chiesto un inasprimento dei controlli sulle esportazioni di armi dal Regno Unito verso Israele, il riconoscimento dello Stato palestinese alla conferenza delle Nazioni Unite del mese prossimo e il divieto totale del commercio con Israele. Lammy ha affermato che saranno prese in considerazione ulteriori azioni concrete, ma in collaborazione con gli alleati.

In risposta alla sospensione dei negoziati commerciali, il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Oren Marmorstein ha definito le sanzioni relative alla Cisgiordania “ingiustificate e deplorevoli” e ha aggiunto che “le pressioni esterne non distoglieranno Israele dal suo percorso di difesa della propria esistenza e sicurezza contro i nemici che cercano la sua distruzione”.

Una presa di posizione è arrivata anche dai ministri degli Esteri dell'UE che, riuniti a Bruxelles, hanno deciso di rivedere l'accordo commerciale dell’Unione con Israele nel tentativo di aumentare la pressione su Israele affinché ponga fine al blocco umanitario di Gaza. L’iniziativa è stata proposta dal ministro degli Esteri olandese, Caspar Veldkamp. Diciassette dei 27 Stati hanno appoggiato la proposta. L'UE è il principale partner commerciale di Israele, rappresentando il 32% del commercio totale di merci di Israele nel 2024. In vigore dal 2000, l'accordo di associazione UE-Israele regola il dialogo politico e la cooperazione economica tra le due parti, ma è stato oggetto di critiche alla luce della guerra di Israele a Gaza e del peggioramento della crisi umanitaria.

“Ciò che emerge è che i paesi ritengono che la situazione a Gaza sia insostenibile. Quello che vogliamo è aiutare davvero la popolazione e sbloccare gli aiuti umanitari affinché possano raggiungere le persone”, ha dichiarato l’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Kaja Kallas.

Non si sanno ancora i tempi della revisione dell’accordo, che sarà condotta dal servizio diplomatico dell'UE (SEAE). Se nel processo di revisione si dovesse accertare che Israele ha violato l'articolo 2 dell'accordo, secondo cui le relazioni “si basano sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici”, l'accordo potrebbe essere sospeso.

“Il passo successivo, una volta accertata la violazione, è ovviamente la possibilità di una sospensione definitiva”, ha dichiarato il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot alla radio nazionale francese.

Resta tuttavia improbabile che una sospensione effettiva, che richiederebbe il coinvolgimento della Commissione europea e l'unanimità dei suoi 27 Stati membri l'unanimità, possa essere ottenuta in tempi brevi a causa delle profonde divisioni tra gli Stati membri.

In questi anni altre richieste di sospensione dell’accordo non hanno avuto ampio sostegno. Ci avevano provato Spagna e Irlanda ma avevano incontrato la forte resistenza di Germania, Repubblica Ceca e Ungheria. Nei giorni scorsi, un'altra proposta presentata per introdurre ulteriori sanzioni contro i coloni israeliani in Cisgiordania non ha ottenuto l'unanimità richiesta, a causa del veto dell'Ungheria.

E anche la lettera sottoscritta dai leader di Regno Unito, Francia e Canada–  in cui criticano duramente le azioni di Israele a Gaza e l'espansione degli insediamenti in Cisgiordania, minacciando di intraprendere ulteriori azioni concrete contro Israele, comprese sanzioni mirate – non ha trovato il sostegno, ad esempio, di paesi come la Germania.

Critiche sono arrivate anche da Yair Golan, leader dell'opposizione democratica ed ex vicecapo di Stato Maggiore dell'esercito israeliano: “Il governo di Netanyahu sta rendendo il paese isolato come il Sudafrica dell'apartheid”, ha dichiarato alla radio Reshet Bet. “Un paese sano non combatte contro i civili, non uccide bambini per divertimento e non si pone come obiettivo l'espulsione di una popolazione”, ha aggiunto.

Netanyahu ha definito le dichiarazioni di Golan “spregevoli calunnie antisemite contro i soldati dell'IDF e lo Stato di Israele”, ma Golan ha poi ribadito la sua posizione in una conferenza stampa in cui ha detto che: “La guerra di Israele a Gaza è iniziata come una campagna giusta, ha affermato, dopo che Hamas ha ucciso circa 1.200 persone e rapito 250 in attacchi transfrontalieri il 7 ottobre 2023, ma è diventata una guerra corrotta. La sinistra dovrebbe condannare più apertamente ciò che sta accadendo”.

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Per gran parte della guerra, l'opposizione a Netanyahu tra gli ebrei israeliani si è concentrata sul fallimento nel riportare a casa gli ostaggi o sulla condotta della campagna, piuttosto che sulla morte dei palestinesi a Gaza o sulla fame e la distruzione che lì regnano. Chi ha manifestato contro la guerra ha subito una dura repressione da parte del ministro della Sicurezza di estrema destra, Itamar Ben-Gvir. Come il co-direttore del gruppo di campagna palestinese-israeliano Standing Together, Alon-Lee Green, arrestato il 19 maggio insieme ad ad altri attivisti contro la guerra che erano andati a protestare vicino al confine con Gaza con immagini di bambini palestinesi uccisi nei raid aerei israeliani.

“Mentre i manifestanti pacifici vengono trascinati davanti ai tribunali, i coloni di estrema destra possono entrare illegalmente a Gaza, compiere attacchi contro i palestinesi in Cisgiordania e tenere conferenze sugli insediamenti al confine con Gaza in totale impunità, rivelando un pericoloso doppio standard nell'uso della forza da parte dello Stato”, ha dichiarato Standing Together in un comunicato.

Immagine in anteprima: frame video YouTube

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