Come i movimenti anti-scelta si stanno infiltrando nelle scuole
8 min letturadi Maria Cristina Valsecchi e Barbara Piccininni
"Immagini che cosa potrebbe succedere se entrasse un'associazione che crede ad esempio nel valore della castità prematrimoniale nelle scuole dei nostri figli, ci sarebbe una levata di scudi, perché non sarebbe una visione condivisa". Così Jacopo Coghe, portavoce dell’associazione ProVita & Famiglia, rispondeva alle nostre domande lo scorso 19 febbraio, ribadendo come "nessuno debba entrare nelle scuole" quando si tratta di educazione sessuale e affettiva. L’occasione è stato l’incontro con la stampa per presentare la campagna Mio figlio no, che accusa “attivisti gender” di entrare nelle scuole all’insaputa delle famiglie per “inculcare nelle nuove generazioni una visione distorta della sessualità e della natura umana”.
Davanti ai microfoni della stampa, l’associazione si erge a paladina del diritto dei genitori di occuparsi in esclusiva dell’educazione sessuale dei figli, senza influenze esterne. Invece sono anni che questo e altri movimenti anti-scelta operano dentro le scuole italiane, a diversi livelli.
Questa ambiguità deve essere letta anche alla luce dell'annuncio dato dal Ministro Valditara nel Consiglio dei Ministri del 30 aprile di avere pronta una proposta di legge sul consenso informato preventivo, grande cavallo di battaglia dei movimenti Anti scelta in primis di Pro Vita & Famiglia.
Un ulteriore tassello della capacità di infiltrazione di questi movimenti che riescono a dettare al Governo la loro Agenda sulla Scuola. Il consenso informato preventivo di fatto non riguarderà solo i temi dell'educazione sessuale come alcuni giornali riportano ma tutti I temi etici. Questo è desumibile dalla lettura dei progetti di legge presentati da esponenti della maggioranza proprio sull’introduzione di questo strumento.
Di cosa parliamo in questo articolo:
Dentro le istituzioni scolastiche e le singole scuole
Nel 2002, la ministra dell’Istruzione Letizia Moratti istituì il Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola (Fonags). La sua funzione è stabilita dal Decreto Ministeriale n.14 del 18 febbraio 2002, che recita: “Il FONAGS, luogo d’incontro tra il ministero, l'amministrazione e l'associazionismo (composto dalle associazioni dei genitori maggiormente rappresentative), è stato costituito al fine di valorizzare la componente dei genitori nelle scuole e di assicurare una sede stabile di consultazione delle famiglie sulle problematiche scolastiche”.
Tra le associazioni di genitori accreditate a farne parte c’è Generazione Famiglia, che ProVita & Famiglia definisce il proprio “braccio operativo iper specalizzato” dentro la scuola, insieme al Comitato Articolo 26 e al Moige, che ne condividono l’impostazione.
Negli anni l’attività consultiva del FONAGS ha riguardato anche questioni legate all’educazione alla sessuo-affettività e al contrasto alla violenza contro le donne, soprattutto in relazione alle strategie da mettere in campo anche attraverso bandi. Questa prerogativa il Fonags l'ha esercitata assieme alle associazioni riconosciute che vi partecipano, tra cui ovviamente anche Generazione Famiglia, Articolo 26 e Moige che appartengono, come detto, all'area dei movimenti pro vita.
La loro capacità di “mettere piede” nelle istituzioni viaggia in parallelo con quella di entrare nelle singole scuole, in modo non cristallino. Un esempio è il recente scandalo della vittoria del bando “A scuola di parità” del Comune di Roma da parte del Liceo Eugenio Montale in collaborazione con l’associazione Progetto Pioneer.
Il bando ha lo scopo di finanziare iniziative di promozione delle pari opportunità, la prevenzione della violenza contro le donne, il superamento degli stereotipi di genere e il contrasto alle discriminazioni basate sull’identità di genere e l’orientamento sessuale. Prevede la partecipazione degli istituti scolastici della capitale con il supporto sia del personale interno che di esperti e associazioni esterne.
Questo significa che il coinvolgimento della scuola è centrale in tutte le fasi del progetto sin dalla sua scrittura e, in coerenza con la normativa che regola l’autonomia scolastica, sono necessari dei passaggi e delle delibere da parte degli organi collegiali come il Consiglio di Istituto. La ratio di questa indicazione procedurale risiede nella natura partecipativa di tutte le componenti scolastiche rappresentative della scuola: docenti, personale amministrativo, genitori e, laddove presenti, studenti. Un progetto discusso e approvato in Consiglio di Istituto ha la forza e il riconoscimento dell’intera comunità educante della scuola.
Nel caso del Liceo Montale, di cui si è avuta notizia ai primi di aprile, il dirigente scolastico ha agito senza il parere e la delibera del Consiglio, in barba alle regole sul funzionamento della scuola e del bando stesso, con il solo accordo con l’associazione Progetto Pioneer. Come abbia potuto vincere il bando non è chiaro, né il Comune di Roma ha fornito una versione ufficiale dei fatti. Solo dopo avere ottenuto l’ammissione al finanziamento, di 7.500 euro, il dirigente ha coinvolto il Consiglio d’ Istituto. In quel momento è scoppiato il caso, che alla fine ha comportato la revoca della vittoria per vizio di forma.
Il mancato coinvolgimento dei rappresentanti dei genitori che fanno parte del Consiglio di Istituto prima di partecipare al bando del Comune dimostra scarso rispetto per il primato educativo delle famiglie nel campo dell’educazione sessuale e affettiva dei figli. È paradossale che in questa condotta sia coinvolta un’associazione, Progetto Pioneer, pubblicamente sostenuta da ProVita & Famiglia.
I contenuti del Progetto Pioneer
Quali contenuti veicola nelle scuole questa associazione? Nel saggio Nati per essere liberi. Famiglia e scuola: educazione sessuale no-gender theory (Paoline Editoriale Libri, 2015), presentazione programmatica del Progetto Pioneer, lo psichiatra Tonino Cantelmi sostiene che fornire ai giovani informazioni sui contraccettivi non riduce, ma anzi aumenta il rischio di gravidanze adolescenziali, aborti, infezioni a trasmissione sessuale e violenza sessuale, nonostante sia ampiamente dimostrato il contrario.
Cantelmi prosegue argomentando che il femminismo e la rivoluzione sessuale hanno illuso le donne, facendo credere loro che avrebbero trovato la felicità attraverso l’affermazione professionale, per poi trovarsi decenni dopo sole e pentite della scelta di rinunciare alla maternità. Il successo crescente dei movimenti anti-aborto nel mondo sarebbe la prova che non esiste il diritto di abortire. Nelle scuole non si dovrebbe parlare di masturbazione come di un comportamento fisiologico, perché non tutti si masturbano e perché talvolta questa è una “reazione disfunzionale a problematiche personali e familiari”. L’autodeterminazione sarebbe incompatibile con il nostro sistema di valori, quindi sarebbe un errore favorirla. Infine, una nota di benaltrismo: piuttosto che insegnare la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale, bisognerebbe insegnare una corretta alimentazione per la prevenzione dei tumori.
Lo psicologo Emiliano Lambiase, direttore scientifico del Progetto Pioneer, scrive sul sito dell’associazione che la violenza delle donne contro gli uomini “risulterebbe un fenomeno sostanzialmente equivalente, seppure meno noto, rispetto a quello perpetrato verso soggetti di genere femminile”, un’affermazione sconcertante, a sostegno della quale non cita fonti autorevoli, ma la voce “Violenza contro gli uomini” della Wikipedia. Sostiene poi che il tentativo di superare gli stereotipi di genere per liberare le persone dalle prescrizioni sociali è anch’esso una forma di violenza.
Il precedente del programma Teen STAR
Dell’ingresso surrettizio dei movimenti anti-scelta nelle scuole si è parlato di recente a proposito di un’altra associazione, anch’essa promossa da ProVita & Famiglia: Teen STAR, fondata negli anni ‘80 negli Stati Uniti e registrata in Italia nel 2009, attiva in decine e decine di scuole private e pubbliche in tutte le Regioni. Dal 2016 è accreditata dal ministero dell’Istruzione per fornire corsi di formazione al personale scolastico, erogati a spese pubbliche ai docenti di ruolo. Attraverso questi corsi prepara dei tutor che entrano poi negli istituti scolastici a tenere corsi di educazione sessuale agli studenti.
Sul sito di Teen STAR Italia si legge che i programmi proposti nelle scuole sono “aconfessionali e rispettosi della libertà e delle idee di tutti”, ma i materiali scritti, le slide, i video utilizzati dai tutor in classe che potrebbero dimostrare la veridicità di questa affermazione sono inaccessibili: né il pubblico, né le famiglie possono visionarli. Una persona che ha seguito il corso di formazione per tutor di Teen STAR e che ha accettato di parlare con Valigia Blu in condizioni di anonimato riferisce di aver dovuto firmare un impegno scritto a non diffonderne i contenuti.
Qualcosa è trapelato quando alunne di scuole medie pubbliche di Torino e San Donà di Piave hanno portato a casa tabelle da compilare per calcolare i giorni fertili del ciclo, un metodo naturale di pianificazione delle nascite approvato dalla Chiesa ma affetto, nella sua applicazione pratica, da un ampio rischio di fallimento.
La conferma dell’impostazione confessionale viene dai documenti pubblicati sul sito statunitense dell’organizzazione: il programma Teen STAR si fonda sulla teologia del corpo di Giovanni Paolo II che considera contraccezione, aborto, masturbazione e rapporti omosessuali delle violazioni della dignità umana.
I tutor dell’associazione dicono agli studenti che i contraccettivi ormonali “provocano tantissimi effetti collaterali: ipertensione, tromboembolia, calcoli della colecisti, cefalee, calo della libido, tumore al seno, depressione”, riferisce la fonte anonima che ha seguito il corso di formazione.
A proposito del preservativo, sostengono che “il materiale di cui è fatto ha dei pori che lasciano passare i virus”, riferisce la fonte. Tra le slide del corso c’è una vignetta che ridicolizza il concetto di protezione dalle infezioni a trasmissione sessuale. Si intitola “nuovo costume per Halloween: sesso sicuro del futuro” e mostra un uomo che indossa una tuta protettiva per il rischio batteriologico, con una maschera sul viso e uno zaino pieno di siringhe e blister di pillole.
Una strategia importata dagli USA
La strategia di infiltrazione delle scuole messa in atto in Italia è parallela a quella attuata da tempo negli Stati Uniti, dove i movimenti anti-scelta sono ben consapevoli della necessità di influenzare i giovanissimi per assicurarsi una nuova generazione di sostenitori. Lo ha scritto esplicitamente nel 2023 in un editoriale di Newsweek Brooke Stanton, amministratrice delegata di Contend Projects, organizzazione statunitense che produce contenuti per programmi scolastici mirati a insegnare che l’embrione è un essere umano.
“Se i leader pro-vita vogliono vincere la battaglia contro l'aborto”, scrive, “devono riconoscere e sfruttare il potenziale inutilizzato degli standard educativi scientifici dalla scuola primaria alla secondaria, assicurandosi che l'embriologia umana sia presente nelle aule di scienze americane. Se non lo faranno, l'industria dell’aborto continuerà a collezionare vittorie alle urne per molte generazioni a venire”. Già oggi in North Dakota, Tennessee e Idaho è obbligatoria per legge la visione nelle scuole pubbliche di Baby Olivia, un video animato che illustra le diverse fasi della gravidanza raccontate da un embrione personificato. Progetti di legge simili sono in corso di valutazione in Florida, Kentucky, Arkansas, Iowa, Missouri, Nebraska, Oklahoma, South Carolina e West Virginia. Baby Olivia, realizzato dall’organizzazione anti-scelta Live Action, è stato doppiato in italiano e proiettato su diverse piazze nel nostro paese da ProVita & Famiglia.
Perché l’avanzata nelle scuole non incontra opposizione
L’emendamento del Governo Meloni al piano del PNRR che prevedeva la possibilità per i movimenti anti-scelta di operare all’interno dei consultori ha giustamente scatenato una valanga di polemiche e di reazioni avverse. Perché invece l’avanzata degli stessi movimenti nelle scuole non incontra un’adeguata opposizione? In primo luogo perché la questione viene spesso sottovalutata, ma in buona parte anche per la mancata conoscenza del funzionamento dell’istituzione scolastica, del valore della partecipazione alla vita democratica della scuola a partire dalle elezioni dei rappresentanti di classe e d'istituto. Il progressivo ridimensionamento dei Decreti Delegati, licenziati nel 1974, operato da vari governi e ministri, ha indebolito la percezione dell’importanza del dialogo e dello sguardo pubblico sulla scuola.
Quest’opera di ridimensionamento, accanto alla progressiva perdita della partecipazione alla vita del paese, di cui la scarsissima affluenza al voto è chiara manifestazione, ha lasciato ampio spazio al protagonismo di movimenti che hanno ingenti risorse economiche e strutturali per presidiare le scuole, spesso senza rivelare le proprie intenzioni reali.
Occorre una contro strategia fatta di conoscenza del sistema scolastico, ma anche di questi movimenti, delle loro parole d’ordine e della loro visione del mondo e della scuola. Solo un vero empowerment della maggioranza delle persone oggi distratte o disinteressate può rendere evidente il reale disegno politico che sostiene la loro strategia.
Immagine in anteprima via startmag.it
