L’Ungheria e l’attacco ai media indipendenti: l’UE deve intervenire
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Aggiornamento 5 giugno 2025: La pressione di migliaia di ungheresi, scesi in piazza per protestare, delle opposizioni e dei media di tutta Europa che chiedevano all’UE di intervenire, sembra aver funzionato. Fidesz, il partito di destra guidato dal premier ungherese Viktor Orbán, ha rinviato a ottobre il voto per l’adozione di una proposta di legge che consentiva al governo di monitorare, sanzionare e potenzialmente vietare le organizzazioni che ricevono qualsiasi tipo di finanziamento dall'estero, comprese le donazioni o le sovvenzioni dell'UE.
La proposta di legge adotta una visione molto ampia di ciò che rappresenta una minaccia, descrivendola come “atti che minano l'identità costituzionale dell'Ungheria o la cultura cristiana o che mettono in discussione il primato del matrimonio, della famiglia e dei sessi biologici”. Qualsiasi organizzazione potrebbe essere presa di mira se ritenuta “una minaccia alla sovranità dell'Ungheria per aver utilizzato finanziamenti esteri per influenzare la vita pubblica”.
Il voto parlamentare era previsto per metà giugno. Mercoledì, però, Fidesz ha annunciato il rinvio dopo che il governo aveva ricevuto diversi suggerimenti di modifica della legge. L’annuncio è stato accolto come un “enorme successo comune” dalle organizzazioni per i diritti civili. “Ovviamente, potremo stare tranquilli solo quando questo disegno di legge illegale sarà definitivamente archiviato”, ha dichiarato Amnesty International. “Purtroppo, una cosa è certa: il governo non rinuncerà ai suoi tentativi di mettere a tacere le voci indipendenti, come è stato il suo obiettivo dal 2010”.
Oltre 90 caporedattori e direttori dei media di tutta Europa hanno firmato una dichiarazione in cui chiedono all'Unione Europea di intervenire contro la proposta di legge ungherese che consentirebbe al governo di monitorare, penalizzare e potenzialmente vietare le organizzazioni che ricevono qualsiasi tipo di finanziamento straniero, comprese le donazioni o le sovvenzioni dell'UE.
Se approvata, la proposta di legge, presentata da Fidesz, il partito del premier Orbán, potrebbe portare a “mettere fuori legge i media indipendenti”, avvertono i firmatari della lettera, che hanno definito il provvedimento del tutto in linea con le “tattiche autoritarie” osservate in Russia sotto Vladimir Putin, con chiaro riferimento alla legge sugli “agenti stranieri”. È solo l’ultima mossa di Orbán prima di elezioni che si preannunciano incerte.
La proposta è stata immediatamente criticata dai politici dell'opposizione, secondo i quali aprirebbe la strada alla chiusura di tutti i media indipendenti e delle ONG impegnate nella sfera pubblica. La legge – che consentirebbe al governo di inserire le organizzazioni in una ‘black list’, infliggere loro pesanti multe e vietare di ricevere donazioni – è stata redatta “in modo così generico da poter essere applicata praticamente a qualsiasi organizzazione coinvolta nella vita pubblica o nel dibattito”, si legge nella dichiarazione.
“La sopravvivenza di una stampa libera non è una questione solo ungherese, soprattutto in una regione in cui sempre più leader populisti stanno prendendo esempio dalle politiche di Viktor Orbán”, conclude la dichiarazione.
La dichiarazione, firmata tra gli altri dal caporedattore del Guardian, Katharine Viner, e dai direttori di Libération, in Francia, e Gazeta Wyborcza, in Polonia, ha invitato l'UE e i governi di tutta Europa a fare tutto il possibile per impedire l'approvazione del disegno di legge.
Dal suo ritorno al potere nel 2010, Orbán è stato ripetutamente accusato di lavorare per indebolire le istituzioni democratiche e minare lo Stato di diritto in Ungheria. Tra coloro che hanno subito il peso maggiore di questa repressione figurano i media indipendenti, con un forte calo della libertà di stampa, mentre Orbán è accusato di utilizzare i sussidi statali per premiare i media filo-governativi e indebolire quelli critici, talvolta acquisiti da imprenditori fedeli a Orbán e trasformati in portavoce del governo, con il risultato che il Fidesz e i suoi fedelissimi controllano ora oltre l'80% dei media del paese.
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L’ultimo disegno di legge, però, è stato definito tra i più più audaci di Orbán fino ad oggi. “Il suo obiettivo è quello di mettere a tacere tutte le voci critiche ed eliminare una volta per tutte ciò che resta della democrazia ungherese”, ha recentemente affermato una dichiarazione congiunta firmata da centinaia di organizzazioni della società civile e dei media.
Il Comitato ungherese di Helsinki (HHC), un'organizzazione per i diritti umani, ha descritto il disegno di legge come “una svolta oscura nell'erosione delle norme democratiche in Ungheria”. L'HHC è tra le numerose organizzazioni che stanno cercando di ottenere l'intervento dell'UE prima che Fidesz utilizzi la sua maggioranza parlamentare per approvare la legge a metà giugno.
“Le conseguenze si ripercuotono oltre i confini dell'Ungheria e si stanno già diffondendo”, ha affermato Márta Pardavi, co-presidente di HHC. “Questo modello di repressione illiberale è destinato ad essere esportato. L'Unione Europea deve agire con decisione prima che questo copione antidemocratico diventi la nuova norma”.
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Sulla stessa lunghezza d’onda le riflessioni di Transparency International. “Se approvata, questa legge sarà immediatamente utilizzata come arma contro coloro che cercano di preservare lo Stato di diritto in Ungheria”, ha affermato Nick Aiossa, direttore di Transparency International EU. “Le istituzioni dell'UE non possono e non devono restare a guardare mentre l'Ungheria prende di mira la società civile e distrugge la democrazia dall'interno”.
Il 21 maggio, 26 parlamentari europei di tutto lo spettro politico sono intervenuti firmando una lettera in cui chiedono a Bruxelles di congelare tutti i finanziamenti all'Ungheria. “Continuare a finanziare un regime corrotto che mina apertamente i valori europei è inaccettabile”, si legge nella lettera. “In un momento in cui l'Europa deve affrontare profonde sfide esterne, dobbiamo rimanere uniti in difesa della democrazia e dei diritti fondamentali, resistendo a qualsiasi deriva autoritaria nella nostra Unione”.
Immagine in anteprima: European People's Party, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Felice
Bisogna intervenire con forza contro una palese mina vagante nella democratica Europa. Noi non accettiamo che un dittatore filoputiniano resti nella UE