Gaza, palestinesi e israeliani festeggiano l’accordo sul cessate il fuoco raggiunto tra Israele e Hamas
5 min letturaLacrime di gioia, abbracci, incredulità. Così palestinesi e israeliani hanno accolto l’annuncio del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dell’accordo raggiunto tra Israele e Hamas per avviare la prima fase del piano di pace, sospendere i combattimenti e garantire il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri. In base all'accordo, Hamas dovrebbe rilasciare nei prossimi giorni 20 ostaggi sopravvissuti in cambio dei detenuti palestinesi, mentre le forze israeliane inizieranno a ritirarsi dalla maggior parte di Gaza.
“Ciò significa che TUTTI gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e Israele ritirerà le proprie truppe su una linea concordata come primo passo verso una pace forte, duratura e permanente”, ha scritto Trump sui social.
Hamas ha dichiarato di aver accettato la proposta del presidente degli Stati Uniti e ha confermato che l'accordo prevede il ritiro israeliano dall'enclave e uno scambio di ostaggi e prigionieri.
I 20 ostaggi che si ritiene siano ancora vivi potrebbero essere rilasciati già questo fine settimana, con fonti che affermano che 1.700 prigionieri palestinesi potrebbero essere liberati dalle carceri israeliane entro 72 ore dalla firma degli accordi, prevista per giovedì. Hamas ha invitato Trump e gli Stati che hanno partecipato alla definizione dell’accordo a garantire che Israele attui pienamente il cessate il fuoco. In un'intervista Trump ha affermato di ritenere che gli ostaggi “torneranno” lunedì.
Trump ha salutato quello che ha definito un “grande giorno” per il mondo arabo e musulmano, Israele e tutte le nazioni circostanti, nonché per gli Stati Uniti: “Ringraziamo i mediatori del Qatar, dell'Egitto e della Turchia, che hanno lavorato con noi per rendere possibile questo evento storico e senza precedenti. BEATI I PACIFICATORI!”, ha scritto.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accolto con favore l'accordo, affermando: “Con l'aiuto di Dio, li riporteremo tutti a casa. Si tratta di un successo diplomatico e di una vittoria nazionale e morale per lo Stato di Israele... Fin dall'inizio ho detto chiaramente che non ci fermeremo finché tutti i nostri ostaggi non saranno tornati e tutti i nostri obiettivi non saranno stati raggiunti”, ha affermato. Il gabinetto di sicurezza israeliano si riunirà giovedì per approvare il rilascio dei prigionieri palestinesi e, nonostante l'opposizione dei membri di estrema destra della coalizione di governo, è improbabile che lo respinga.
La notizia ha scatenato i festeggiamenti tra i palestinesi a Gaza e tra gli israeliani, anche se in molti ricordano ancora che i precedenti cessate il fuoco sono durati poche settimane. A Tel Aviv, le famiglie hanno abbracciato gli ostaggi precedentemente rilasciati mentre la piazza continuava a riempirsi di israeliani.
I palestinesi a Gaza hanno reagito alla notizia con un misto di gioia e incredulità. “Grazie a Dio per il cessate il fuoco, la fine dello spargimento di sangue e delle uccisioni”, ha detto Abdul Majeed abd Rabbo, nella città meridionale di Khan Younis, a Gaza. “Non sono l'unico ad essere felice, tutta la Striscia di Gaza è felice, tutto il popolo arabo, tutto il mondo è felice per il cessate il fuoco e la fine dello spargimento di sangue”.
Jihad al-Hilu ha appreso la notizia del cessate il fuoco alla radio mentre era seduto nella sua tenda ad al-Mawasi. “In quel momento ho provato un misto di gioia e sollievo, come se dopo una lunga attesa fosse tornata una speranza nel mio cuore. Aspettavamo con ansia questo momento, che cessasse lo spargimento di sangue e che finissero i massacri che hanno distrutto così tante case”, ha detto Hilu, 33 anni, al Guardian. “Allo stesso tempo, abbiamo paura che questa tregua possa essere temporanea e che la guerra possa riprendere come prima”.
“Ciò che mi preoccupa più di ogni altra cosa è la mancanza di sicurezza. La fame si può sopportare, ma l'assenza di sicurezza è il vero disastro. Temo che Gaza possa trasformarsi in un luogo di caos governato da bande e milizie invece che dalla legge e dall'ordine”, conclude Hilu.
L'esperto di Medio Oriente e sicurezza HA Hellyer, senior fellow presso il Royal United Services Institute, ha dichiarato ad Al Jazeera che il cessate il fuoco è stato raggiunto grazie a un insieme di fattori. Innanzitutto, “gli Stati Uniti hanno scelto di esercitare la loro pressione, la loro intensa pressione diplomatica sullo Stato di Israele. Senza questo tipo di pressione, non credo che avremmo assistito a nulla di tutto ciò”. In secondo luogo, “è stata esercitata pressione su Hamas praticamente da tutti gli alleati o paesi amici affinché si andasse avanti”. Infine, è stata “fondamentale la pressione esercitata dalla stessa popolazione palestinese all'interno della Striscia di Gaza. Hanno detto molto chiaramente ad Hamas che vogliono che questa situazione finisca in un modo o nell'altro, anche se ciò significa che Hamas deve fare delle concessioni”, ha concluso Haller.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha invitato tutte le parti a “rispettarne pienamente” i termini. I funzionari di tutte le parti hanno descritto l'accordo come fragile. È la prima vera prova per verificare se sia possibile una pace duratura.
Molti dei dettagli dell'accordo raggiunto dopo tre giorni di colloqui indiretti nella località egiziana di Sharm el-Sheikh sul Mar Rosso rimangono poco chiari e le sfide per l'attuazione dei suoi termini sono tante. Se i negoziatori hanno colmato le divergenze tra Hamas e Israele sui dettagli della prima fase del piano in 21 punti annunciato da Trump alla Casa Bianca la scorsa settimana, non è chiaro se le parti abbiano compiuto progressi su questioni più spinose, come il disarmo di Hamas, richiesto da Netanyahu, e l'eventuale governance di Gaza.
Alcuni mediatori arabi impegnati nei negoziati hanno dichiarato al New York Times in condizione di anonimato che Hamas potrebbe accettare di consegnare alcune delle sue armi, a condizione che il presidente Trump garantisca che Israele non riprenderà i combattimenti. Izzat al-Rishq, direttore dell'ufficio stampa di Hamas con sede in Qatar, ha rifiutato di commentare in risposta a domande dettagliate su questo aspetto delle trattative.
L’accordo, se attuato, avvicinerebbe le due parti più di qualsiasi altro sforzo precedente per fermare una guerra che si era trasformata in un conflitto regionale, coinvolgendo paesi come l'Iran, lo Yemen e il Libano e ridisegnando il Medio Oriente. Un precedente cessate il fuoco è durato solo dieci giorni, l'altro sei settimane.
Più di 67.000 persone, per lo più civili, sono state uccise dagli attacchi incessanti di Israele e più di 170.000 sono rimaste ferite. Tra le vittime ci sono circa 20.000 bambini. Gran parte di Gaza è stata ridotta in rovina, la sua popolazione è ora senza tetto e indigente tra le macerie delle proprie case, tra campi aridi e strade distrutte. Chi è sopravvissuto descrive interi quartieri, persino città, ridotti in polvere. Si ritiene che altre migliaia di vittime siano sepolte e non ancora identificate.
Circa 1.200 persone, anch'esse per lo più civili, sono state uccise dai militanti di Hamas nel raid contro Israele del 7 ottobre. Altre 251 sono state prese in ostaggio. Centinaia di militari israeliani, uomini e donne, sono morti nella guerra a Gaza. Hamas ha già dichiarato che avrà difficoltà a localizzare i resti di tutti gli ostaggi morti.
La guerra a Gaza si è estesa in tutta la regione, scatenando ulteriori conflitti in Libano, Yemen e Iran. Il sollievo di molti governanti regionali, che hanno dovuto affrontare ondate di rabbia popolare, sarà grande, anche se temperato da una certa ansia per ciò che potrebbe accadere a Gaza. Ora dovranno rispondere alla domanda su chi fornirà le truppe per la promessa forza di stabilizzazione a Gaza o pagherà per la sua ricostruzione, che richiederà decenni.
Immagine in anteprima: frame video Guardian








