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Pronto, c’è Bersani?

15 Giugno 2010 3 min lettura

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Pronto, c’è Bersani?

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3 min lettura

L’altra volta, prima del No-B day, i vertici del Pd sono rimasti indecisi fino alla mezzanotte del giorno prima: aderire? Non aderire? Aderire un po’ ma non troppo? Alla fine il segretario Bersani non si è fatto vedere ma in piazza San Giovanni è arrivata la presidente Rosi Bindi, che giusto tre giorni prima in tivù (da Gad Lerner) aveva detto che non ci sarebbe andata.


Poi i vertici del partito hanno spiegato che era stato soprattutto un errore di comunicazione, loro non avevano capito chi erano questi viola, temevano che si trattasse di provocatori, grillini, o magari gente dei centri sociali, insomma se ci avessero parlato le cosa sarebbero andate diversamente.


Per no sbagliare, questa volta Gianfranco Mascia ha mandato un sms a Stefano Di Traglia, responsabile comunicazione del Pd nonché protavoce di Pierluigi Bersani: che fate, aderite? Ma il tentativo non ha dato esiti migliori del dicembre scorso, e dal cellulare di Di Traglia non è arrivata nemmeno una risposta. Né sì, né no e nemmeno forse. Solo il silenzio. Almeno per ora.


Intanto però molti altri si stanno rimboccando le maniche in vista dell’appuntamento che dovrebbe portare in piazza un’altra volta l’Italia che non ci sta, quella che dice di no ai bavagli e alle leggi ad personam. Non solo il Popolo viola, questa volta, perché la dissidenza italiana – quella che non si identifica solo con i partiti d’opposizione – è ormai una galassia di movimenti e di inziative di base diverse e spesso autonome che a volte finiscono per convergere su alcuni temi: ad esempio, il gruppo di Valigia Blu creato da Arianna Ciccone (200 mila persone hanno aderito alla sua principale iniziativa per chiedere una rettifica al Tg1 sul caso Mills), ma anche Libertà è Partecipazione (che ha fatto partire uno dei primi appelli on line sul bavaglio), il Popolo della Agende rosse, il sito Articolo 21, “Micromega” e molti altri, tra cui anche una storica organizzazione come l’Anpi, che si sta spendendo molto su questo tema.


Insomma una” nuvola” di movimenti vecchi e nuovi che fanno politica dalla base e non nei palazzi. Una nuvola che spesso ha delle declinazioni di attivismo locale (si pensi ai ragazzi che sono andati a protestare sotto casa del premier ad Arcore) e che sta già organizzandosi con pullman dalle città e traghetti dalle isole per arrivare a Roma nel giorno del corteo.


E allora, come sarà il prossimo No-B. day? La data quasi certa è quella del 9 luglio (Silvia Bartolini del Popolo viola la dà per sicura)) e partirà da piazza Navona per arrivare in Piazza del Popolo. In mezzo è prevista una sosta davanti a Montecitorio, dove proprio il 9 dovrebbe tenersi la discussione sulla legge bavaglio: e davanti al Parlamento, annuncia sempre Bartolini, ci sarà «un’iniziativa creativa» su cui finora viene mantenuto il riserbo (sarà spiegata in due conferenze stampa in contemporanea, una a Roma e una a Bruxelles).


Questa volta il corteo non dovrebbe essere cromaticamente caratterizzato come quello del 5 dicembre («anzi, io spero che sia un arcobaleno, perché ormai i Viola sono solo una delle componenti di un movimento di opposizione diffusa», spiega Gianfranco Mascia). Quanto ai partiti, per Bartolini «chiunque vorrà aderire sarà ben accetto, anche se vogliamo contare sulle nostre forze, siamo e vogliamo restare un movimento apartitico».


Comunque el Pd si è detto (anche se alcuni esponenti, come Ignazio Marino e Ivan Scalfarotto, hanno garantito che parteciperanno) mentre di sicuro ci sarà Di Pietro e con lui la sinistra radicale, Sel e Rifondazione; ci si aspetta anche un’adesione da Beppe Grillo, che sul precedente No-B. Day tenne una posizione molto defilata, se non quasi ostile. Tra gli organizzatori non si esclude di invitare anche quelli di Fare Futuro, insomma il gruppo del Pdl vicino a Fini che non sta digerendo per niente bene la legge bavaglio, ma difficilmente si faranno vedere.


Quanto alla ventilata ipotesi che i berlusconiani organizzino una “contromanifestazione” in favore del premier, Mascia ci ride su: «Anche a uno come Berlusconi, pagare tutti quei soldi per riempire una piazza di figuranti pagati questa volta potrebbe costare un po’ troppo…».

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