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#Grecia2012: l’orgia del debito

13 Giugno 2012 4 min lettura

#Grecia2012: l’orgia del debito

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Leonardo Bianchi - @captblicero

@valigiablu - riproduzione consigliata

Il nostro Paese spopolato, vittima della sua denatalità, porta in sé i germi dell’autodistruzione… 
(Vassilis Vassilikos,“K – L’orgia del denaro”)

In vista delle elezioni del 17 giugno Valigia Blu va ad Atene per raccontare le storie di vita quotidiana dei lavoratori e cittadini di un Paese 'anticamera dell’Apocalisse sociale'.

“Limitazione d’imperio dei prelievi ai bancomat”, “reimposizione dei controlli di frontiera” e “un ritorno alla piena e stretta  vigilanza sul movimento di capitale all’interno dell’Eurozona. Tutto per evitare contagio, panico e ulteriore crisi”. Secondo La Stampa sono queste le contromisure che l’Europa si preparerebbe ad adottare in caso di uscita della Grecia dall’Eurozona. L’indiscrezione arriva a pochi giorni dalle elezioni del 17 giugno e contribuisce ad alimentare un clima di massima incertezza e catastrofe incombente.

Un recente sondaggio commissionato dal quotidiano Kathimerini indica che saranno Syriza - coalizione dei partiti di sinistra radicale guidata dal giovane Alexis Tsipras e incubo dei burocrati di Bruxelles, nonostante il partito sia pro-UE – e i conservatori di Nea Dimokratia a contendersi la maggioranza del Parlamento. Il Pasok, lo storico partito socialista capeggiato dall’ex Ministro delle Finanze Evangelos Venizelos e additato come principale responsabile del disastro, sembra sul punto di dissolversi (dal 43% delle elezioni del 2009 è passato al 13,2% nel 2012, percentuale che sembra destinata a scendere ancora). Dimar (Sinistra democratica) è in crescita al 7,5%. I nazionalisti di ND (Grecia indipendente) e i comunisti del KKE sono entrambi al 5,5%. I neonazisti di Alba Dorata, dopo l’inatteso e inquietante exploit del 6 maggio, appaiono in netto calo (dal 7% al 4,5%), complici anche pogrom contro gli immigrati sempre più feroci e un’esposizione pubblica della violenza che ha profondamente scosso l’elettorato greco – soprattutto l’aggressione a due donne, una deputata comunista e una dirigente di Syriza, compiuta dal portavoce Ilias Kasidiaris in diretta televisiva.

Tuttavia, saranno probabilmente la disillusione, il disgusto per la politica e l’astensionismo (intorno al 40%) a trionfare in queste elezioni. Il professore di storia contemporanea Nicholas Bloudanis, autore di “Faillites grecques: une fatalité historique?”, ha così commentato l’atmosfera pre-elettorale sul suo blog: “Raramente un paese è sprofondato ad un livello così basso, raramente una classe politica è stata così discreditata. Il peggio è questa che non sembra nemmeno rendersene conto. […] La Società parassitaria
greca è arrivata al termine del suo percorso. […] Speriamo che domenica i greci, in un sussulto di saggezza, scelgano il “male minore” per il Paese. Che è comunque una triste prospettiva per la democrazia”.

Perché questo reportage?

Negli ultimi cinque anni d’ininterrotta recessione il Paese ellenico è stato in prima linea sul fronte della crisi europea, rappresentando una sorta di anticipazione di quello che sarebbe venuto dopo per tutti gli altri Stati membri in difficoltà.

È qui che il 6 dicembre 2008 Alexandros Grigoropoulos (un ragazzo di appena 15 anni), veniva ucciso da un poliziotto nel quartiere anarchico ateniese di Exarchia, scatenando le prime massicce rivolte di piazza in una capitale europea. È dentro il Parlamento assediato, sopra piazza Syntagma, che il 5 maggio 2010 è stato approvato il Memorandum siglato tra il governo di George Papandreu e la “troika” (BCE/UE/FMI): prestiti miliardari in cambio di tagli, rigore fiscale e austerità. Ed è sempre in Grecia che la popolazione sta sperimentando forme alternative di solidarietà e organizzazione della vita pubblica, nonché portando avanti lotte sindacali sempre più estreme.

Gli operai dell’acciaieria Halyvourgia Ellados, ad esempio, sono in sciopero da quasi un anno. I dipendenti del canale televisivo Alter TV e del quotidiano di sinistra Eleftherotypia hanno occupato da diversi mesi le rispettive sedi e proseguono la loro battaglia
grazie al sostegno (morale e materiale) dei cittadini. La crescente disoccupazione, inoltre, sta radicalizzando sempre di più sia la classe media più colpita dalla crisi che, soprattutto, i giovani. “Noi, come generazione, siamo destinati a morire lentamente senza alcuna speranza di salvarci”, mi scrisse un amico greco dopo i furiosi scontri del 12 febbraio 2012, giorno in cui l’esecutivo semi-tecnico di Lucas Papademos era riuscito a far approvare il secondo Memorandum e sbloccare un’ulteriore tranche di aiuti per 130 miliardi di Euro.

La metapolitefsi, ossia il periodo storico di transizione politica che parte dalla fine della dittatura dei colonnelli (1974) e arriva ai giorni nostri, è sul punto di essere definitivamente superata. Le elezioni del 17 giugno potrebbero dunque aprire una nuova fase non solo per la Grecia, ma per l’Europa intera. Per una settimana (dal 14 al 21 giugno) racconteremo su Valigia Blu, da Atene, questa
difficile congiuntura (con particolare attenzione a Syriza, Alba Dorata e Nea Dimokratia), il possibile (e auspicato) rinnovamento della classe dirigente greca e le storie di vita quotidiana dei lavoratori e cittadini di un Paese che, stando alla narrazione dei media, è diventato l’anticamera dell’Apocalisse sociale.

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