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Siamo sicuri che quella di Santoro sia la nuova tv?

18 Novembre 2011 2 min lettura

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Siamo sicuri che quella di Santoro sia la nuova tv?

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2 min lettura

Ho guardato qualche spezzone di Michele Santoro ieri sera. Non ce l'ho fatta a vederlo tutto: lo riconosco, sono un debole, uno tremendamente stanco quando si arriva a sera (specie se sono in trasferta). 

Continuo a chiedermi se quella di Santoro con Servizio Pubblico sia vera tv, neo-tv, post tv o quant'altro. A me sembra della buona tv che va su Sky, con un allaccio alla Rete e la copertura delle tv locali. Nulla di più e nulla di meno. Molto lontana dalle velleità della multi-piattaforma e della partecipazione attiva del pubblico. Anche la scelta di Facebook, il social network più generalista, rappresenta la volontà di battere sentieri già conosciuti, evitando di addentrarsi nei media sociali più critici (e attivi) come Twitter, ad esempio. 
Ecco perché mi convince poco quanto ha dichiarato all'indomani della prima puntata Carlo Freccero, guru di tutte le tv e soprattutto ispiratore del network Altratv.tv (è stato lui a consigliarci, soprattutto nei primi tempi di vita dell'osservatorio che oggi annovera 533 micro web tv italiane mappate). 
Così Carlo Freccero sul Fatto Quotidiano: “Mettiamoci un bel punto, spazziamo il vecchio. Andiamo oltre il nemico, il contraddittorio, il pesetto di maggioranza. Non c’è bisogno di avere la Santanchè o Ghedini. Questa comunità ha rivoluzionato la televisione. Stringiamoci intorno al nuovo, e smettiamola di creare teatrini e presepi con chi dice qualcosa e chi replica col contrario. Abbiamo visto una trasmissione nuova con un modo nuovo”. 
Bah. Ho qualche perplessità. Anche alla luce di una lettura mattiniera che ho trovato in Rete e che mi era sfuggita. Mi riferisco all'analisi di qualche giorno fa effettuata da Giovanni Boccia Artieri, Università di Urbino, che su Apogeo ha scritto: “È vero, che ci sia il web, che si facciano i sondaggi su Facebook, che il pubblico diventi follower su Twitter rappresenta, al solito, un tema di estremo interesse per i media generalisti. Ma quella che abbiamo visto resta televisione, una tv che sostituisce al televoto il like. La partecipazione degli azionisti diffusi non l’abbiamo vista. Fatevi fare domande dal web, mandate nel sottopancia i tweet o fateli scorrere in uno schermo dietro chi parla prendendole come provocazioni, create canali multipli di interazione, portate la redazione social network in studio...”. 
Anche di questo ne riparleremo al nostro incontro nazionale di giovedì 1 dicembre a Bologna: proveremo a smontare la Rete e in fondo noi stessi che la popoliamo.
Giampaolo Colletti - Netizen
@valigiablu - riproduzione consigliata

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6 Comments
  1. Ale

    bla bla bla bla bla bla bla bla bla bla... Il senza fantasia che ha scritto questo articolo dovrebbe farci il piacere e tirarsi su lui, da solo, una TV, senza avere un soldo per farlo, e dovendo sperare nell' aiuto di 100.000 persone. Quando lo avrà fatto gli verrà permesso di replicare. Fino ad allora, gli converrebbe evitare queste piazzate populiste da 0,1 euro. Tanto spero sia il massimo che potrà guadagnare da questo articolo. Buona giornata.

  2. valigiablu

    ale ma che c'entra? è una riflessione sulla tv e nuovi format... ma xché bisogna sempre essere così ostili? si può discutere serenamente magari sul contenuto dell'articolo? e rispettando l'interlocutore? grazie

  3. Giampaolo Colletti

    Caro Alessandro, rispondo nel merito di ciò che scrivi tralasciando gli insulti (non è mio stile replicare a quelli). Io ci sto provando, con una fatica immane e da una decina di anni, a "tirare su", ovvero a promuovere una tv. E ti dirò di più. Non una, ma 533. Tante sono infatti le micro web tv italiane che l'osservatorio Altratv.tv monitora dal 2004. In realtà non è difficile "tirare su" una tv, quanto dargli senso, legarla alla comunità cittadina o al contesto col quale si dialoga,e al contempo sostenerla economicamente. Ciò che sta avvenendo da alcuni anni in Italia è un tentativo "dal basso" di mettere in rete centinaia di esperienze di video-partecipazione che affollano l'ecosistema digitale. E' un'operazione complessa, ma ti assicuro che chi la sta vivendo come me e tanti altri ci mette l'anima e ci crede fermamente. Per quanto riguarda invece il guadagno, ti tranquillizzo: io da questo articolo postato su Netizen e poi sull'amata "Valigia" non ci guadagno nulla. Meno dello 0,1! Però spero di aver promosso una riflessione sul significato di "fare oggi tv in una logica multicanale": credo non basti fare sottoscrizioni popolari, nè creare un sondaggio su FB per dire di aver realizzato una vera partecipazione "dal basso". Non so quale sia la ricetta giusta, ma la strada per la sperimentazione è tanto complessa quanto affascinante.

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