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Intercettazioni, il Pdl blinda il testo

24 Luglio 2010 3 min lettura

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Intercettazioni, il Pdl blinda il testo

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Per il Pd,, quel che è fatto è fatto. Nessun emendamento, nessuna battaglia in aula, né da parte dei finiani, né tantomeno dei berlusconiani. Il ddl intercettazioni, per il centrodestra, è blindato. Ha il profilo venuto fuori dopo le modifiche in commissione giustizia: ha allentato le maglie sulla pubblicazione delle intercettazioni, sulla responsabilità degli editori e sugli ascolti ambientali ma mantiene ancora, per le opposizioni, parecchi elementi critici. A cominciare dalla bocciatura della cosidetta "norma Falcone", rigettata dalla maggioranza, e che introduce una "tutela" per i gruppi criminali.

Nei giorni dell'inchiesta sulla P3, con lo "squallore" denunciato dal capo delo Stato Giorgio Napolitano (apprezzato da Fieg e Fnsi per il suo "importante monito" e per "l'esempio di democrazia"), in commissione è stato bocciato un emendamento del Pd che chiedeva di non eliminare l'articolo 13 della legge Falcone, datata 1991. Cosa produce questa bocciatura lo spiega Beppe Lumia, Pd in commissione Antimafia: "Saranno più difficili le investigazioni sulle cricche e la P3". In altre parole, dal testo del ddl che arriverà in aula alla Camera martedì, per mettere sotto intercettazione gli associati a un gruppo criminale che persgue, tra i suoi obiettivi, la corruzione, la concussione, il peculato, la truffa, la bancarotta e l'usura, serviranno "gravi indizi di reato". Non basteranno i "sufficienti indizi".

"Lacci e lacciuoli alle indagini", li definisce Donatella Ferranti, capogruppo Pd in commissione giustizia. Inoltre le nuove norme - prosegue la Ferranti - introducono limiti strettissimi all'uso dei risultati delle intercettazioni in provvedimenti diversi da quelli per cui sono state autorizzate". Non bastano, quindi, le modifiche apportate per rendere "potabile" il testo del ddl. Lo dice anche l'Udc: "Il testo è stato visibilmente migliorato - dice il deputato Roberto Rao - ma tutto questo non basta: è necessario un rinvio a settembre. Daremo battaglia per arrivare alla migliore legge possibile". Secondo il calendario (su cui la Conferenza dei capigruppo tornerà a discutere martedì prossimo), la discussione generale inizierà giovedì 29. I finiani sono consapevoli che esistono ancora delle criticità ma, spiega il deputato Fabio Granata, "non intendiamo aprire un vulnus sull'ampio accordo raggiunto".

Sarà compito della presidente della commissione giustizia, Giulia Bongiorno, trovare quelle modifiche tecniche che non intacchino l'accordo politico. Più probabile che resti tutto invariato.

Niente modifica per la norma Falcone ma anche per un altro articolo che sta mettendo in subbuglio il mondo del web: quello che impone l'obbligo di rettifica per i blog. Ieri è arrivato un appello al presidente della Camera Gianfranco Fini e alla Bongiorno (tantissimi i firmatari tra i blogger più famosi, da Vittorio Zambardino a Alessandro Gilioli, da FareFuturo a Valigia Blu ad Articolo 21) che denuncia "uno dei più gravi attentati alla libertà di informazione in Rete".

"Esigere - si legge nell'appello - che un blogger proceda alla rettifica entro 48 ore dalla richiesta, esattamente come se fosse un giornalista sotto pena di una sanzione pecuniaria di 12.500 euro, significa dissuaderlo dall'occuparsi di temi suscettibili di urtare la sensibilità dei poteri economici e politici". Contro questo articolo si è schierata l'opposizione, dall'Idv ("Battaglia contro il bavaglio alla rete") al Pd ("Si corregga subito questa norma", chiede Michele Meta).

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