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Siamo le parole che usiamo: la rivoluzione comincia da qui

12 Luglio 2010 2 min lettura

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Siamo le parole che usiamo: la rivoluzione comincia da qui

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di Giovanna Zucconi

"Dicono: la politica ormai è comunicazione. Appunto! È attraverso la comunicazione che vogliamo fare politica. Cambiamo il linguaggio, creiamone uno più limpido e più creativo, maneggiamo con cautela quella cosa fragile e preziosa che sono le parole. Ce le sciupano, ce le scippano ogni giorno. “Roma ladrona”. “Nano di merda”.

Le parole definiscono chi le usa. Noi siamo le parole che usiamo. Siamo anche, purtroppo, le parole che ascoltiamo: gli insulti, le bugie, le inesattezze, le manipolazioni, e quella presunta schiettezza popolana che è, forse, il più adulterato dei linguaggi.

“La gente”: quante mostruosità vengono compiute, in nome della gente?

La televisione è accesa. “Donna uccisa dal marito. Delitto passionale”. In che senso? La passione non c'entra niente, delitto possessivo, semmai, delitto proprietario. Un aggettivo sfocato può provocare una catastrofe del significato. Se il delitto è passionale, è anche caldo e generoso, giustificabile quasi. Attenzione. Le parole sono creature delicate.

Ogni giorno, tutto il giorno, intorno a noi vengono violentate. Per sciatteria, per malafede, o per veri e propri crimini. Non linguistici: politici. Chi maltratta quello spazio condiviso che è il linguaggio, maltratta la comunità, la cosa pubblica. Anche usarle con cura è politica. Quella vera, quella che possiamo e dobbiamo fare tutti.

Ribaltiamogliele contro. Il vero snobismo non è quello attribuito ai colti: è quello di chi riversa sulla cosiddetta “gente” parole vuote, spazzatura televisiva, falsità. Quanto disprezzo per il popolo deve esserci, in chi crea la propria fortuna togliendo al popolo la cultura, la lingua, le parole.

Nulla è più rivoluzionario, oggi, che rispettare le parole. “Grazie, prego”. C'è più energia, più originalità, più efficacia, nello smontare con altri toni, gentili, la coazione aspra che oggi domina. E annoia. E opprime. Riprendiamocele, le parole, maneggiamole con cautela, brandiamole con il rispetto che meritano. Che meritiamo".

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Questo è il Manifesto di Valigia Blu. Non ospiteremo, perciò, negli spazi di discussione un linguaggio che non rispetterà l’unica regola che ci siamo dati: rispetto e buona educazione. Le parole sono importanti, è a partire dalla scelta delle parole che si decide il nostro stare insieme. Post o commenti violenti, scurrili, aggressivi non li condividiamo: non permetteremo a chi decide di non rispettare la nostra richiesta di fare di questa pagina un inutile e dannoso sfogatoio. Grazie.

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Pubblicato da Valigia Blu su Mercoledì 25 luglio 2018

 

 

 

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