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Altro che giornata del silenzio, l’arma migliore è la forza della parola

5 Luglio 2010 2 min lettura

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Altro che giornata del silenzio, l’arma migliore è la forza della parola

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Sicuri che combattere la minaccia del silenzio iniziando a far silenzio da soli sia la scelta migliore? Sicuri che non ci siano altri modi, più efficaci e più incisivi, per protestare contro quella che è stata definita una legge-bavaglio? Altri modi che non siano, appunto, provare a metterlo per un giorno, quel bavaglio? È un dubbio che serpeggia, in questi giorni. Tra i giornalisti, certamente, ma anche attraverso la cosiddetta “società civile”. Insomma, in attesa di modifiche che riescano a creare il giusto equilibrio tra legalità, diritto all’informazione e rispetto della privacy forse ci sono altri modi per manifestare il dissenso contro una legge con troppe zone grigie.

Uno sciopero bianco, magari. Permettendo agli editori di far uscire i giornali, il 9 luglio. E di farli uscire gratis. Perché più che il silenzio, più che il bavaglio autoimposto, serve voce, serve informazione, anzi – come dicono dalle parti di Valigia Blu, il gruppo di “cittadini senza appartenenza” nato su Facebook (207mila iscritti) con la guida di Arianna Ciccone – serve un po’ di “superinformazione”. «Vi chiediamo – scrivono in una lettera aperta alla Fnsi e agli editori – per venerdì 9 luglio anziché scioperare, di pensare a una forma di protesta più forte e originale: regalate ai vostri lettori i vostri giornali! O fateli pagare la metà! Ve lo immaginate? In edicola quel giorno chi normalmente legge un giornale potrebbe decidere di leggerne 4, 5, invece di avere una giornata senza informazione avremmo una giornata di superinformazione! Una maggiore diffusione dei giornali -siamo convinti - sarà gradita anche dagli inserzionisti. E agli editori che avranno paura di coprire i costi di questa operazione chiediamo più coraggio, in fondo si tratta di investire per un solo giorno puntando al ritorno non in termini economici ma di libertà e di democrazia. Sarebbero tutti felici: editori, inserzionisti, lettori, giornalisti. Gli unici a non essere felici sarebbero quelli che in modo irresponsabile stanno portando avanti questa sciagurata legge, coloro che in un colpo solo vogliono legare le mani ai magistrati e mettere il bavaglio ai giornalisti, ledendo i diritti fondamentali dei cittadini alla sicurezza e all'informazione. Pensateci, stupiteci!».

Una bella idea. Un atto di coraggio. Sarebbe bello. E sarebbe bello vedere anche, per quel giorno, i giornalisti in piazza, anzi nelle piazze. Ma non per manifestare. Per parlare con i cittadini. Per informare, per diffondere notizie, consapevolezza, partecipazione. Per fare giornalismo, insomma. E per usare davvero, e fino in fondo, quella straordinaria arma, quella “forza della parola” (per dirla con Saviano) che vale più di mille silenzi.

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