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La normalizzazione dell’estremismo: la vittoria dell’FPÖ in Austria e le implicazioni per il futuro dell’Europa

4 Ottobre 2024 6 min lettura

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La normalizzazione dell’estremismo: la vittoria dell’FPÖ in Austria e le implicazioni per il futuro dell’Europa

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“Scalceremo chi non ha buone intenzioni nei nostri confronti”, dichiarava poco più di un anno fa, nel maggio del 2023, Herbert Kickl, leader del partito austriaco di estrema destra austriaco FPÖ (Partito della Libertà). A chi si riferiva? A quelle entità sovranazionali come l’Unione Europea, la NATO e l’OMS e – aveva aggiunto successivamente in un discorso fatto a Capodanno – a “quei politici [centristi] del sistema” (Systempolitiker)” che accusava di “tradimento contro il popolo” (Volksverrat), ricorrendo a due termini utilizzati da Adolf Hitler. Kickl aveva anche affermato di voler diventare Volkskanzler (cancelliere del popolo), un altro termine che per alcuni austriaci riecheggia quello usato per descrivere Adolf Hitler nella Germania nazista.

Probabilmente non sarà ancora sufficiente per scalciare gli avversari politici che intende disarcionare, ma quel che è certo è che sotto la sua guida, domenica scorsa, il 29 settembre, l'FPÖ ha ottenuto il più grande risultato elettorale da quando è stato fondato nel 1956 da Anton Reinthaller, un nazista austriaco che aveva servito come tenente generale nelle SS. 

Nel 2019 l'FPÖ era arrivato terzo, molto distante dai conservatori del Partito Popolare (ÖVP), in seguito a un video scandalo che travolse il vecchio leader. Ora, invece, il partito guidato da Kickl non solo è più popolare che mai, ma ha ottenuto il suo miglior successo nel momento in cui è all'apice del suo estremismo. Un risultato rilevante considerato che l’affluenza alle urne è stata elevata, pari al 77,3%, in un'elezione dominata dai temi dell'immigrazione e del diritto di asilo, dell'economia in crisi e della guerra in Ucraina.

Secondo i dati ufficiali, l'FPÖ ha ottenuto il 28,9% dei voti, con quasi tre punti di vantaggio sull’ÖVP, che ha raggiunto il 26,3%. Secondo le proiezioni, il partito di Kickl ha conquistato 57 seggi (su 183 totali), i conservatori 51 e i socialdemocratici 41. Secondo una prima analisi del voto, gli elettori tra i 35 e i 59 anni (e le donne più degli uomini) sarebbero stati i più propensi a sostenere l'estrema destra, riporta la BBC.

Tuttavia, costruire una maggioranza di governo sarà molto complicato per l'FPÖ. L'unica coalizione possibile è quella con i conservatori dell’ÖVP, giunti a poche lunghezze. Ma, il principale rivale di Kickl, il cancelliere in carica Karl Nehammer dell'ÖVP, ha già dichiarato che è “impossibile formare un governo con qualcuno che adora le teorie cospirative”. L'ÖVP potrebbe in teoria mettere insieme una coalizione con i socialdemocratici, il partito liberale Neos o i Verdi.

Inoltre, ha dichiarato l'analista politico Thomas Hofer alla BBC, non è così scontato che il Presidente austriaco, Alexander Van der Bellen, che supervisiona la formazione del governo, dia a Kickl un “mandato diretto per formare una coalizione”. In passato il presidente Van der Bellen ha espresso riserve sull'FPÖ a causa delle sue critiche all'UE e della mancata condanna dell'invasione russa dell'Ucraina. Il partito si oppone alle sanzioni dell'UE nei confronti di Mosca, adducendo la neutralità dell'Austria, e molti dei suoi parlamentari hanno abbandonato un discorso al Parlamento di Vienna tenuto l'anno scorso dall'ucraino Volodymyr Zelensky.

Le ragioni del successo dell'FPÖ e l'avanzata dell'estrema destra in Europa

La vittoria dell'FPÖ alle elezioni nazionali è stata celebrata dai movimenti di estrema destra di tutta Europa. La co-leader dell'AfD, Alice Weidel, si è congratulata con Kickl, postando una foto insieme a lui, mentre Marine le Pen, del Rassemblement National, ha affermato che “questa ondata che imbraccia la difesa degli interessi nazionali”, dopo le elezioni in altre parti d'Europa, ha confermato i “trionfi del popolo ovunque”. Geert Wilders, fondatore e leader del Partito per la Libertà, vincitore delle ultime elezioni nel Paesi Bassi, ha detto che i tempi stanno cambiando e che “identità, sovranità, libertà e niente più immigrazione illegale e asilo” è ciò che milioni di europei desiderano.

“Non c'è da stupirsi di tutto questo entusiasmo”, commenta sul Guardian Julia Ebner, direttrice del Laboratorio sull'estremismo violento presso il Centro per lo studio della coesione sociale dell'Università di Oxford. “Dimostra quanto successo hanno avuto questi gruppi e partiti nel normalizzare e internazionalizzare le loro ideologie estreme, i miti cospirativi e le loro proposte politiche”. 

La vittoria dell'FPÖ è un’ulteriore dimostrazione, dunque, delle reti transnazionali che stanno costruendo con sapienza gli estremismi di destra, nonostante poi questi partiti concentrino gran parte della loro propaganda e proposta politica sull’ultranazionalismo.

Molte delle idee dell'FPÖ – prosegue Ebner nella sua analisi – sono state ispirate da Generazione Identitaria, un movimento nato in Francia inizialmente come organizzazione giovanile del gruppo di estrema destra Bloc identitaire, con ramificazioni in altri paesi europei (nel 2017 aveva tentato di impedire alle navi delle ONG di aiutare i migranti in mare, segnalandone la presenza alla Guardia costiera libica) e particolarmente forte in Austria. In un livestream post-elettorale, il leader austriaco del movimento, Martin Sellner, ha definito la vittoria dell'FPÖ “un risultato da sogno”. È stato uno dei maggiori sostenitori del termine “remigrazione” (la politica di deportazione di massa delle persone con background migratorio), iniziato a diffondersi dopo un incontro di estrema destra del 2014 in Francia.

Dieci anni dopo, l'FPÖ non è l'unico partito politico di estrema destra ad aver abbracciato questo concetto. La “remigrazione” è stata una delle questioni su cui ha insistito l’AfD nella campagna per le elezioni regionali in Sassonia e Turingia all’inizio di settembre, ed è stata recentemente evocata anche da Donald Trump in un post sui “migranti illegali” su X.

Oltre all’immigrazione, altri punti sui cui insiste l'FPÖ sono le tesi cospirazioniste sull’origine della pandemia, il negazionismo climatico, l'antifemminismo e posizioni anti-LGBTQ+. Il deputato dell'FPÖ, Michael Gruber, ha recentemente condiviso su Instagram un video della campagna elettorale che lo ritraeva mentre gettava una bandiera arcobaleno in un bidone della spazzatura con lo slogan:  “Pulizia per l'Austria”.

Ad agevolare la pervasività dei messaggi dell'FPÖ hanno contribuito i media e la diffusione di notizie alternative, iper-parziali e cospirazioniste. Nel periodo precedente alle elezioni, una serie di affermazioni false si sono diffuse a catena sui siti di media alternativi e su canali di social media come Telegram. Ad esempio, sono state diffuse notizie che sostenevano che lo “Stato profondo” volesse rubare la vittoria all'FPÖ o che i partiti centristi avessero intenzione di reintrodurre le vaccinazioni obbligatorie dopo le elezioni. AUF1, un nuovo canale di destra particolarmente influente, ha diffuso idee di “sterminio di massa da vaccino” e di “un'agenda transumanista mortale”. Il canale è stato il primo a mostrare un intervento di Kickl domenica sera dopo la diffusione dei risultati.

Tuttavia, come detto, questo successo probabilmente non consentirà all'FPÖ di andare al governo. E il successo del partito di estrema destra austriaco non sembra neanche preoccupare tanto le istituzioni europee, osserva un articolo di Politico.

“Qualunque sia il risultato in termini di coalizione, è improbabile che la politica austriaca cambi molto. Sostanzialmente potrebbe esserci una continuità piuttosto che un cambiamento radicale”, ha dichiarato un diplomatico dell'UE. Posizioni simili espresse da un altro diplomatico dell'UE che ha ricordato, sempre a Politico, come in passato risultati del genere non abbiano avuto alcun impatto sulla definizione delle politiche europee.

In effetti, in tutte le capitali europee, il complicato processo di costruzione delle coalizioni di governo ha spesso impedito ai politici più radicali di entrare nel governo, o almeno ha diluito la loro influenza. Nei Paesi Bassi, ad esempio, Wilders non fa parte del governo, pur avendo vinto le elezioni, e ha anche fatto marcia indietro su alcune delle sue posizioni euroscettiche e anti-migrazione per raggiungere un accordo con i suoi partner di coalizione. Uno scenario simile potrebbe verificarsi a Vienna, dove l'FPÖ entrerà probabilmente nel governo solo se prenderà le distanze da Kickl.  

L’avanzata delle destre estreme e radicali è davvero senza impatti sostanziali, dunque? Non ne è così convinto Vicente Valentim dell'Università di Oxford, autore di “The Normalization of the Radical Right”, secondo cui anche se l'estrema destra non conquista immediatamente il potere, le vittorie dei partiti estremisti hanno comunque un impatto sul panorama politico.

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“In tutte le società europee, le vittorie dell'estrema destra normalizzano comportamenti precedentemente stigmatizzati” e, a livello politico, i partiti di estrema destra “finiscono per stabilire l'agenda e per far sì che gli altri partiti parlino molto dei loro temi”, spiega Valentim. I partiti tradizionali finiscono per attuare “il tipo di politica che spesso i partiti di estrema destra vorrebbero proporre loro stessi”, ha aggiunto, il che non fa che normalizzare ulteriormente l'estrema destra. Lo stiamo vedendo di recente con la celebrazione del “modello Italia” sulla gestione dell’immigrazione e del diritto di asilo.

“L'estremismo è penetrato nella politica tradizionale”, conclude Julia Ebner. “Con l'ascesa globale di un'estrema destra sempre più forte, (...) abbiamo bisogno di una nuova generazione di leader che superino i confini nazionali, costruiscano una rete transnazionale e siano in grado di offrire soluzioni efficaci alle varie fonti di rabbia di gruppi di popolazione precedentemente sottorappresentati. Devono essere in grado di invertire la radicalizzazione che minaccia di distruggere le nostre democrazie”.

Immagine in anteprima: frame video WION via YouTube

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