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Il delirio mediatico tutto italiano su Zelensky, il Segretario Generale della NATO e la Crimea

9 Maggio 2022 14 min lettura

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Il delirio mediatico tutto italiano su Zelensky, il Segretario Generale della NATO e la Crimea

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“La NATO si oppone all’apertura di Zelensky sull’annessione della Crimea”. “La NATO più dura di Kiev sulla Crimea”. “NATO contro Zelensky: la Crimea è nostra”. Sono stati questi i titoli delle principali testate giornalistiche italiane che nella giornata di ieri hanno animato in Italia il dibattito sui possibili sviluppi della guerra in Ucraina.

Peccato che la narrazione proposta – una sorta di avvertimento del Segretario Generale della NATO nei confronti del presidente dell’Ucraina Zelensky in opposizione a una sua presunta apertura all’annessione della Crimea da parte della Russia per risolvere il conflitto in corso – non trovi riscontro nelle parole dei diretti interessati e abbia portato l’opinione pubblica italiana a discutere di uno scontro inesistente nella sostanza e nella forma. Persino il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha commentato a caldo: “Zelensky disposto a non rivendicare la Crimea. È apertura importantissima, ora tocca a Putin”.

Passando al setaccio infatti l’intervista rilasciata dal Segretario Generale della NATO, Stoltenberg, al giornale tedesco Welt, e l’intervento del presidente ucraino Zelensky al think tank britannico Chatham House, si nota che:

  1. Zelensky non ha mai parlato espressamente di Crimea né vi ha fatto alcun riferimento indiretto
  2. Stoltenberg ha affermato che i paesi NATO non riconosceranno “mai l’annessione illegale della Crimea” [e non ha parlato quindi di annessione in generale], rispondendo a una domanda su come l’alleanza atlantica immagina la conclusione della guerra, ma non ha fatto alcun avvertimento all’Ucraina e ha anzi sottolineato che “gli alleati sostengono la sovranità e l’unità territoriale dell’Ucraina in relazione ai confini riconosciuti. (...) La decisione su come disegnare la pace spetta al governo e al popolo sovrano dell’Ucraina. Questo non lo possiamo decidere noi”. [Va ricordato che l'annessione della Crimea non è riconosciuta dall'ampia maggioranza della comunità internazionale sin dal 2014 e che l'Ucraina rivendica l'intera penisola e la considera "territorio temporaneamente occupato"]. 

Ma come si è arrivati a questa forte discrepanza tra le parole effettivamente pronunciate dai due intervistati e quelle poi riportate dai media italiani? Andiamo con ordine.

Cosa ha detto il presidente ucraino Zelensky

Il 6 maggio il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky è stato intervistato dal think tank britannico Chatham House. 

A un certo punto [al minuto 56:05 del video] l’intervistatore chiede al presidente ucraino quali possano essere le condizioni minime per accettare in nome del popolo ucraino un accordo di pace con la Russia. “Potreste accettare un ritorno a come erano le cose il 23 febbraio?” [e cioè al giorno prima dell’inizio dell’invasione russa], chiede il direttore di Chatham House, Robin Niblett («What is the minimum that you, the Ukrainian people, that you the Ukrainian President on their behalf, could accept in a peace deal with Russia? Could you accept a return to where things were on  February 23rd?»).

E Zelensky risponde di sì, che “la condizione minima per iniziare a parlare e fermare la guerra tra Russia e Ucraina dovrebbe essere recuperare la situazione del 23 febbraio. I russi devono rientrare lungo le linee di contatto e ritirare le loro truppe. Solo in quel caso ritorneremo a discutere di pace normalmente. Nonostante loro abbiano distrutto tutto, i nostri ponti fisici metaforicamente non tutti sono andati distrutti”, sottolineando anche di essere “stato eletto dai cittadini per essere il presidente dell’Ucraina e non di una mini Ucraina, questo è un elemento importante. Noi dobbiamo raggiungere un accordo per fermare l’uccisione di civili e usare i canali diplomatici per riprendere il nostro territorio”.

I was elected by the people of Ukraine as president of Ukraine, not as president of a mini Ukraine of some kind. This is a very important point. And I would like us to realize we need some arrangements in terms of talks to stop the killing. So we can use diplomatic channels to regain also our territories. The minimum I would accept I think the minimum step before we stop the war the minimum is for us to start talking well using this notion of normality if it fits the situation but to unblock the diplomatic format of our relations to stop the war between Russia and Ukraine this step should be regaining the situation as of the 23rd of February. You are right… they have to fall back and go beyond the contact lines and they should withdraw the troops of course, and that situation would be able to just start discussing things normally.. Despite the fact that they destroyed all our bridges, I think not all the bridges are yet destroyed, figuratively speaking.

In altre parole, Zelensky ha affermato che per aprire un dialogo è necessario che i russi tornino alle posizioni del 23 febbraio, cioè ritirando le truppe da tutti i territori conquistati dopo il 23 febbraio (tra cui Mariupol, Berdyasnk, Kherson e Melitopol), senza fare alcun accenno alla Crimea che, va ricordato, non è il motivo scatenante di questa guerra.

E alla domanda se le dichiarazioni di Stati Uniti e Regno Unito - la vittoria sarà solo quando sarà sconfitto Putin - sono utili o meno in questo momento, Zelensky risponde che a lui non interessano i destini dei leader,  la vittoria per lui è non perdere 11 milioni di cittadini, riportare a casa i 5 milioni di ucraini costretti a fuggire, la vittoria sarà l'ammissione dell'Ucraina in Europa, che è ancora la volontà del popolo ucraino, il motivo per cui hanno avuto la rivoluzione di Maidan e il motivo anche di questa guerra.

Eppure i media italiani hanno titolato “parlando di apertura di Kyiv” e di “cessione della Crimea”. Tuttavia, come ha fatto notare il giornalista di Reuters, Gavin Jones, fatta eccezione per i titoli, poi all’interno dei singoli pezzi sono i giornalisti a interpretare le parole di Zelensky e a parlare di cessione della Crimea come forma di apertura per un negoziato. “È tutto un ‘lasciando intendere’”, spiega Jones.

È questo il caso, tra i tanti, del video di ANSA (il giornalista, in apertura, dice che “Zelensky sarebbe pronto a sacrificare la Crimea per fermare la guerra”, salvo poi aggiungere subito dopo: “Il leader ucraino non l’ha detto apertamente ma lo ha fatto intendere aprendo a un accordo”) e degli articoli di RaiNews:

L’Ucraina sarebbe disposta ad accettare un accordo di compromesso con la Russia se le forze militari di Mosca si ritirassero ‘sulle posizioni del 23 febbraio’. Ad affermarlo è stato il presidente ucraino Volodomyr Zelensky, intervenuto in video conferenza alla Chatham House di Londra, lasciando intendere che Kiev rinuncerebbe alla restituzione della Crimea, annessa nel 2014 

Fatto Quotidiano:

“Ieri Zelensky era intervenuto in video alla Chatham House, think tank britannico con sede a Londra, spiegando che l’Ucraina sarebbe disposta ad accettare un accordo di pace di compromesso con la Russia se le forze di Mosca si ritirassero “sulle posizioni del 23 febbraio”. Quando, cioè, la Crimea era già in mano ai russi dopo l’annessione di 8 anni fa.

Corriere: 

Non segnerà la svolta nel conflitto ma è uno spiraglio. Per la prima volta il presidente Volodymyr Zelensky ammette la possibilità di cedere ai russi una parte del proprio territorio in cambio della fine delle ostilità. Durante un collegamento con alcuni analisti del think tank britannico Chatham House, Zelensky ha definito possibile un cessate il fuoco se Mosca si ritirasse «sulle posizioni del 23 febbraio», ossia quelle precedenti all’invasione. Tradotto: un compromesso che potrebbe prevedere il riconoscimento del controllo russo della Crimea.

Anche la BBC fa riferimento alla Crimea nel suo articolo sull’intervista di Zelensky ma in modo diverso rispetto alla copertura in Italia. “Il riferimento alla situazione del 23 febbraio suggerisce che l'Ucraina potrebbe non insistere nel riprendere la Crimea prima di fare la pace con la Russia”, ed è un commento del giornalista, cosa ben diversa dal sostenere che il presidente ucraino sia pronto ad accettare l’annessione della Crimea da parte della Russia. Nello stesso articolo la BBC scrive esplicitamente che Zelensky non ha menzionato la Crimea, ma solo appunto che le trattative di pace "potrebbero" non comprendere la riconquista della Crimea, di cui peraltro non ha parlato neanche Stoltenberg. E così arriviamo a cosa ha detto il Segretario Generale della NATO. 

Cosa ha detto il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg

Il 7 maggio, il canale di notizie tedesco Welt ha intervistato il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg. 

Nell’intervista, Stoltenberg ribadisce le posizioni della NATO rispetto al conflitto in Ucraina. Sottolinea che l’alleanza atlantica ha deciso di aiutare l’Ucraina per tutta la durata del conflitto, “anche se dovesse durare mesi o anni”. Ma, contemporaneamente, precisa che la NATO farà di tutto perché il conflitto non si allarghi.

“Dobbiamo assolutamente fare in modo che la guerra in Ucraina non si diffonda in altri paesi, per questo non mandiamo truppe NATO in Ucraina. Cerchiamo di aiutare massicciamente l’Ucraina ma la NATO non è con consapevolezza uno schieramento di guerra. Allo stesso tempo rafforziamo truppe e armamenti sul fianco orientale dei confini Nato in modo da difendere i nostri alleati. La Germania ha in questo campo un ruolo centrale. Non lasciamo spazio a comportamenti illeciti o a errori di calcolo. A Mosca deve essere chiara una cosa: un attacco a uno dei paesi Nato è un attacco a tutti e trenta i componenti dell’alleanza”, spiega Stoltenberg.

A un certo punto, l’intervistatore chiede qual è la soluzione possibile di questa guerra per la NATO e Stoltenberg risponde:

“L’Ucraina deve vincere questa guerra, perché difende il proprio territorio. I membri della NATO non accetteranno mai l’annessione illegale della Crimea. Siamo stati sempre contrari  anche al controllo russo di parti della regione del Donbas nell’Ucraina orientale. Gli alleati sostengono la sovranità e l’unità territoriale dell’Ucraina in relazione ai confini riconosciuti. Sosterremo l’Ucraina per tutto il tempo in cui Putin proseguirà con la guerra. In ultima analisi però la decisione su come disegnare la pace spetta al governo e al popolo sovrano dell’Ucraina. Questo non lo possiamo decidere noi”.

Queste parole vengono riprese dai media italiani come se Stoltenberg stesse rispondendo alla (mai avvenuta) apertura di Zelensky sulla Crimea.

E così leggiamo titoli come “Ucraina, Zelensky apre sulla Crimea e la Nato richiude subito lo spiraglio di pace” (Il Tempo), “Zelensky: ‘La pace? Tornare alla situazione pre invasione’. La Nato: ‘Non accetteremo mai l’annessione illegale della Crimea ai russi’” (Il Fatto Quotidiano), “La Nato corregge Zelensky: ‘La Crimea è incedibile’” (La Stampa), fino alla prima pagina del Fatto Quotidiano che titola: “NATO contro Zelensky: la Crimea è nostra” su un’immagine che raffigura Zelenky imbavagliato da Stoltenberg e Biden, lasciando intendere come sottotesto che la vera guerra è tra NATO/USA e Putin/Russia e la NATO sta di fatto sabotando di fatto ogni possibilità di negoziato.

L'intervista di Welt a Stoltenberg

La NATO ha deciso di aiutare l’Ucraina per tutto il tempo in cui Putin continuerà a fare la guerra, anche se dovesse durare mesi o anni. Allo stesso tempo il segretario generale Stoltenberg vuole fare di tutto perché il conflitto non si allarghi. La Germania in questo assume un ruolo centrale. Il capo della NATO Stoltenberg entra a passo svelto nella “Green Room” nel quartier generale dell’Alleanza a Bruxelles. Ha ancora molti appuntamenti oggi e viene subito al sodo

WaS: Signor Stoltenberg, una persona che conosco l’ha vista per caso a metà marzo in un cimitero militare a Ypern nella Fiandra dell’ovest. Lei era là in incognito, portava dei jeans e un parka

JS: Sì, è vero. Ero là con un gruppo di amici. Quando  ho cominciato come segretario della Nato a Bruxelles nel 2014 ho capito quanto siamo vicini ai luoghi della guerra in Europa, a diversi campi di battaglia. Qualche volta invito degli amici a visitare i cimiteri die soldati e provo a spiegare  loro alcune cose. Visito ogni volta che è possibile cimiteri di soldati, anche tedeschi, e cerco di visitare i luoghi delle battaglie in tutta l’Europa. Tutti i paesi  sono legati da una responsabilità comune per la pace in Europa.

WaS: Perché?

JS: Penso che come segretario generale della Nato ci si dovrebbe ricordare ogni giorno che il nostro compito principale è quello di evitare la guerra. La pace non è scontata. La visita a un cimitero di soldati mi ricorda ogni volta la brutalità, il dolore infinito e l’assoluta mancanza di senso delle guerre. Mi colpisce ogni volta. Gli alleati della Nato una volta erano nemici. Siamo riusciti a costruire sulle rovine della seconda guerra mondiale istituzioni come la Nato e l’Unione europea per scongiurare il pericolo delle guerre. E siamo stati in grado di evitare la guerra per i nostri alleati.

WaS: Nel mezzo dell’Europa, in Ucraina, si sta combattendo una guerra da più di due mesi. Cosa si aspetta per le prossime settimane?

JS: Dobbiamo prepararci a un’offensiva russa e a una brutalità ancora maggiore, a maggiori patimenti a maggiori distruzioni di infrastrutture critiche e zone residenziali. L’offensiva russa nel Donbas non arriva al suo pieno potenziale perché le truppe ucraine si difendono energicamente. Vediamo una grossa differenza fra le forze russe e quelle ucraine: le truppe ucraine sono valorose e sanno per cosa stanno combattendo. Le truppe russe sono condotte malamente, hanno il morale basso e non sanno per cosa combattono.

WaS: Molte persone, soprattutto le più anziane hanno paura di una terza guerra mondiale a causa dell’aggressione russa. Signor Stoltenberg, pensa anche lei la stessa cosa?

JS: Non si tratta di quello che mi aspetto, quanto piuttosto di mantenere il rischio più basso possibile. Dobbiamo sempre prendere sul serio il rischio che la guerra scoppi. Per questo esiste la NATO. La guerra è spaventosa. Guerra significa distruzione. Il compito dell’Alleanza è attraverso dei deterrenti e la difesa collettiva di mantenere il rischio di una guerra ai minimi storici e di evitare l’allargamento del campo di guerra. Lo stiamo facendo da 70 anni.

WaS: Questo però non aiuta l’Ucraina

JS: Dobbiamo assolutamente fare in modo che la guerra in Ucraina non si diffonda in altri paesi, per questo non mandiamo truppe NATO in Ucraina. Cerchiamo di aiutare massicciamente l’Ucraina ma la NATO non è con consapevolezza uno schieramento di guerra. Allo stesso tempo rafforziamo truppe e armamenti sul fianco orientale dei confini Nato in modo da difendere i nostri alleati. La Germania ha in questo campo un ruolo centrale. Non lasciamo spazio a comportamenti illeciti o a errori di calcolo. A Mosca deve essere chiara una cosa: un attacco a uno dei paesi Nato è un attacco a tutti e trenta i componenti dell’alleanza.

WaS: Mosca minaccia di usare le armi atomiche. Nella televisione russa è stato affermato che la Russia potrebbe distruggere Berlino in due minuti. È una minaccia da prendere sul serio o è solo un bluff per ottenere che l’occidente interrompa gli aiuti all’Ucraina?

JS: È nostro diritto sostenere l’Ucraina. L‘Ucraina è un paese sovrano, e secondo la Carta delle Nazioni Unite ha diritto all’autodifesa. Noi aiutiamo l’Ucraina a far valere questo diritto. Se non lo facessimo accetteremmo che si possa affermare l’uso della forza militare. Io non voglio vivere in un modo simile. Noi prendiamo nota della retorica nucleare del governo russo. È irresponsabile e senza ritegno.Una guerra nucleare non si può vincere, non deve essere condotta, e questo vale anche per la Russia. Dall’inizio della guerra il 24 febbraio la Nato non ha osservato alcun cambiamento di strategia nucleare da parte della Russia.

WaS: Allora non c’è una grande volontà di mettere in azione armi nucleari da parte della Russia?

JS: No, non vediamo segni di questo

WaS: Però c’è la paura che in battaglia la Russia possa condurre un primo attacco con armi atomiche e distruggere qualche paesino o qualche polo industriale più grosso

JS: Il nostro compito è di minimizzare questo rischio. La NATO è l’alleanza più forte del mondo, e il nostro messaggio è chiarissimo: se si usassero armi nucleari ci sarebbero solo perdenti

WaS: Come si può dal punto di vista della NATO concludere questa guerra, quale è la soluzione possibile?

JS: L’Ucraina deve vincere questa guerra, perché difende il proprio territorio. I membri della NATO non accetteranno mai l’annessione illegale della Crimea. Siamo stati sempre contrari  anche al controllo russo di parti della regione del Donbas nell’Ucraina orientale. Gli alleati sostengono la sovranità e l’unità territoriale dell’Ucraina in relazione ai confini riconosciuti. Sosterremo l’Ucraina per tutto il tempo in cui Putin proseguirà con la guerra. In ultima analisi però la decisione su come disegnare la pace spetta al governo e al popolo sovrano dell’Ucraina. Questo non lo possiamo decidere noi.

WaS: Però siamo ancora lontani da questo. L’Occidente deve continuare a inviare permanentemente armi all’Ucraina?

JS: Ci dobbiamo  purtroppo predisporre a una lunga guerra in Ucraina, che può durare mesi o anche anni. Alla lunga l’Ucraina non si può difendere solo con armi che risalgono ancora ai tempi dell’Unione Sovietica, ma deve fare ricorso ad armi occidentali moderne. Solo così Kyiv potrà respingere in maniera duratura e con successo l’invasione russa. L’Ucraina ha ancora bisogno di armi pesanti e l’occidente deve intensificare il rifornimento e predisporsi a aiuti nel tempo. Dobbiamo garantire che l’Ucraina sia in grado di difendersi. Per questo non bastano il coraggio e l’eroismo dei soldati. Per questo servono aiuti militari garantiti dall’Occidente.

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Come si può evincere dall’intervista completa, le ricostruzioni di molte testate giornalistiche italiane non rispecchiano il contenuto e il senso delle affermazioni di Stoltenberg e di Zelensky. Quando parla della Crimea, il Segretario Generale della NATO sta ribadendo solo che l’annessione della penisola alla Federazione Russa non è stata riconosciuta da gran parte della comunità internazionale (il referendum che nel 2014 ha sancito l'annessione non è stato riconosciuto dall'ONU, dall'OCSE, dall'Unione Europea, dagli Stati Uniti e dall'Ucraina stessa), senza alcun riferimento a Zelensky, a presunte aperture verso la Russia, e alla volontà di prevaricare la sovranità popolare dell’Ucraina. Anzi, come detto, nel passaggio specifico su come arrivare alla pace, le parole di Stoltenberg sgomberano ogni dubbio: “In ultima analisi però la decisione su come disegnare la pace spetta al governo e al popolo sovrano dell’Ucraina. Questo non lo possiamo decidere noi”. Tutte posizioni già sostenute precedentemente, tra l'altro, come in questa conferenza stampa del 5 aprile, e non in risposta, quindi, a Zelensky.

La maggior parte dei media italiani - c'è chi ha fatto il debunking di se stesso dopo aver pubblicato la versione distorta - ha completamente stravolto i fatti, scatenando una discussione sui social ben lontana dalle reali dichiarazioni rilasciate, e cavalcando una narrazione tossica che non fa altro che inquinare ulteriormente un dibattito già profondamente polarizzato che non giova a nessuno. Un delirio tutto esclusivamente italiano, dato che facendo una ricerca sui media internazionali tutto questo semplicemente non è successo. 

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