Post Fuori da qui

I bambini rubati all’Ucraina: la guerra nascosta della Russia

13 Maggio 2025 4 min lettura

author:

I bambini rubati all’Ucraina: la guerra nascosta della Russia

Iscriviti alla nostra Newsletter

4 min lettura

Dal febbraio 2022, l’invasione su larga scala dell’Ucraina ha avuto conseguenze devastanti per milioni di civili, ma nessun gruppo ha pagato un prezzo così alto come i bambini. Tra i crimini documentati c’è la deportazione sistematica e forzata di minori ucraini nei territori occupati, in Russia e in Bielorussia. Crimini per cui la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato d’arresto per Vladimir Putin e per  Maria Lvova-Belova, Commissaria russa per i diritti dei minori.

Secondo il governo ucraino, oltre 19500 bambini sono stati identificati come vittime di trasferimenti illegali. Come riporta il Kyiv Independent, solo 1300 sono riusciti finora a tornare a casa. Le stime parlano invece di numeri molto più alti: le stesse autorità russe, nell’agosto 2023, dichiaravano di aver “accolto” oltre 700 mila minori ucraini. Dietro questa incertezza sull’entità delle deportazioni e dei trasferimenti forzati ci sono storie di identità cancellate, famiglie spezzate e un’intera generazione messa a rischio.

Un piano sistematico di russificazione

I bambini ucraini portati in Russia spesso finiscono in famiglie adottive, istituti o campi estivi sotto il controllo delle autorità russe. In molti casi, vengono sottoposti a programmi di indottrinamento patriottico e militare, finalizzati a cancellare le loro radici ucraine. Alcuni hanno raccontato di essere stati puniti per aver parlato in ucraino e di essere stati convinti che il loro paese d'origine li avesse abbandonati. Un’inchiesta del Telegraph del luglio 2023 ha documentato l’esistenza di almeno 4 campi di rieducazione in territorio bielorusso.

Come riferito al Kyiv Independent da Daria Zarivna, responsabile dell’iniziativa presidenziale Bring Kids Back UA, si tratta di una “strategia calcolata” per rompere definitivamente il legame tra questi bambini e l’Ucraina. Il Centro Regionale per i Diritti Umani ha documentato come i bambini deportati ricevano nuovi nomi, documenti falsi e cittadinanza russa, rendendo quasi impossibile rintracciarli senza test del DNA. Emblematico è il caso della piccola Marharyta Prokopenko, rapita da un orfanotrofio a Kherson, adottata da un parlamentare russo e registrata come “Marina Mironova”, nata in Russia.

Il destino di questi bambini non si limita all'assimilazione culturale: vengono arruolati in programmi paramilitari come lo Yunarmiya (“Giovane Armata”), dove imparano a maneggiare armi e a giurare fedeltà al Cremlino. La creazione di centri di addestramento militare per minori – come il Warrior Center aperto recentemente a Mariupol – evidenzia l’intento di trasformare gli orfani di guerra in soldati del futuro.

Mykola Kuleba, ex Commissario per i Diritti dell’Infanzia ucraino e ora a capo della ONG Save Ukraine, lancia l’allarme: “Se non li riportiamo indietro, tra pochi anni combatteranno contro di noi”. Secondo le sue stime, nel giro di cinque anni, la Russia potrebbe contare su un esercito di tre milioni di giovani indottrinati.

Il ritorno impossibile: diplomazia, ostacoli e promesse

Nonostante la condanna internazionale e i due mandati d’arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale, la strada per il rimpatrio è piena di ostacoli. Le autorità ucraine non hanno accesso diretto ai bambini deportati, spesso dispersi in regioni remote della Russia. Le informazioni sono scarse, e i tentativi di localizzarli si scontrano con la reticenza e l’ostilità delle autorità russe. L’OSCE, che nel maggio 2023 aveva stilato un rapporto sulle deportazioni e i trasferimenti forzati di minori ucraini, riferiva nello stesso di non aver ricevuto alcuna risposta dopo aver contattato le autorità russe per richiedere cooperazione.

Gli sforzi di mediazione diplomatica coinvolgono non solo governi europei, ma anche gli Stati Uniti. Durante i colloqui svoltisi a marzo in Arabia Saudita, la questione dei bambini è stata riconosciuta come “elemento cruciale” anche da parte degli USA, nonostante i segnali ambigui della nuova amministrazione Trump, il cui impegno al fianco di Kyiv è stato spesso messo in dubbio.

Fonti anonime vicino al governo ucraino hanno riferito che Trump vorrebbe ottenere una vittoria simbolica nei primi 100 giorni del suo mandato, che potrebbe includere il ritorno di alcuni minori. Ma al momento, nessun risultato concreto è stato raggiunto. Lo scorso marzo, in un'intervista concessa a Eurovision News, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che riportare a casa i bambini "rapiti" dalla Russia è la "priorità numero uno".

Intanto, iniziative come Save Ukraine riescono a ottenere risultati attraverso operazioni complesse e pericolose, spesso con il supporto di reti di volontari e ONG internazionali. L’organizzazione è stata fondata nel 2014: già allora, infatti, nei territori occupati dai russi si sono verificati veri e propri rapimenti di minori ucraini.

Un’intera generazione sotto attacco

I bambini deportati rappresentano solo la punta dell’iceberg. Secondo l’UNICEF, la guerra ha causato un trauma collettivo tra i più giovani. Più di 2520 minori sono stati uccisi o feriti, ma il bilancio reale è probabilmente molto più alto. Quasi 4 milioni di persone sono sfollate internamente e altre 6,8 milioni vivono all’estero: molte di queste fanno parte di famiglie con bambini. Il tasso di natalità in Ucraina è diminuito del 35 per cento dal 2021: circa un terzo dei bambini ha lasciato il paese negli ultimi 3 anni.

Le conseguenze della guerra vanno ben oltre i danni fisici. Migliaia di scuole e ospedali sono stati distrutti, privando i bambini dell’accesso all’istruzione, alla sanità e al supporto psicologico. “Quando sento una sirena aerea, mi prende l’ansia e divento triste”, racconta Nika, un’adolescente che ha vissuto gran parte della guerra nascosta in rifugi sotterranei. Le sue parole riflettono la crisi di salute mentale che sta colpendo duramente i ragazzi ucraini, specialmente le adolescenti, spesso isolate, spaventate e senza punti di riferimento.

Iscriviti alla nostra Newsletter


Come revocare il consenso: Puoi revocare il consenso all’invio della newsletter in ogni momento, utilizzando l’apposito link di cancellazione nella email o scrivendo a info@valigiablu.it. Per maggiori informazioni leggi l’informativa privacy su www.valigiablu.it.

Molti bambini non sono più tornati a scuola. Alcuni frequentano lezioni di recupero nei sotterranei degli edifici scolastici rimasti in piedi. Ihor, 12 anni, partecipa a corsi di ucraino e matematica in un rifugio a Kharkiv: “Qui studio, mi sento al sicuro. Potrei anche viverci”.

Nelle nazioni che ospitano rifugiati, l’UNICEF lavora per integrare i bambini ucraini nei sistemi educativi e sanitari locali. Ma senza un ritorno stabile e sicuro, questi sforzi restano una risposta emergenziale, non una soluzione duratura.

(Immagine anteprima via Wikimedia Commons)

 

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


CAPTCHA Image
Reload Image

Segnala un errore