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Masdar City, il futuro è senza petrolio

16 Aprile 2016 5 min lettura

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Masdar City, il futuro è senza petrolio

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Una città di 50mila abitanti completamente ecosostenibile. È Masdar City, a 30km da Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. Pensata come la prima città che possa contare esclusivamente sull’energia solare ed eolica, Masdar City è stata progettata per essere un luogo a basso impatto ambientale, piacevole ed economicamente vantaggioso per viverci e lavorarci. Il progetto è finanziato completamente dal governo degli Emirati Arabi Uniti, paese che sin dal 1960 ha fondato la sua economia sulla produzione ed esportazione di petrolio. Abu Dhabi, in particolare, ha visto la sua ricchezza crescere fino a diventare una delle città con il reddito pro capite più alto nel mondo. Ancora oggi, la città possiede la sesta maggiore riserva di petrolio al mondo e, con 2,5 milioni di barili al giorno, è il decimo produttore globale.

via The Guardian
via The Guardian

Entro il 2030, ci si aspetta che la popolazione superi i 3 milioni, una crescita che potrebbe essere insostenibile viste le limitate risorse naturali dell’ambiente in cui è situata la città. «Abu Dhabi – scrive il geografo dell’università di Manchester, Federico Cugurullo, che ha seguito il progetto di Masdar City sin dalla sua nascita – ha scarse riserve di acqua, sufficienti 40 anni fa, quando la città era ancora un piccolo villaggio di pescatore, ma inadeguate per una metropoli come si appresta a diventare. Se queste ipotesi fossero corrette, le riserve di petrolio, sempre più in diminuzione, potrebbero non salvare l’intero paese». Abu Dhabi si trova, dunque, prosegue il ricercatore, a un punto di svolta e il lancio del progetto di Masdar City è uno dei primi passi verso una nuova strada di approvvigionamento energetico.

Secondo uno studio della Banca Mondiale, le città drenano il 70% delle risorse energetiche globali ed emettono l’80% di gas serra. Per questo motivo, si è diffusa sempre più la consapevolezza dell’importanza della pianificazione di città-verdi nelle politiche urbane. Le città a impatto zero sono ritenute sempre di più una soluzione possibile ai problemi ambientali e un modo per rendere sostenibile l’ambiente in cui viviamo.

Da questo punto di vista, Masdar City è stata da subito un modello da seguire. Altre città, costruite da zero seguendo il suo esempio, sono state pianificate in diversi paesi, dall’Azerbaijan alla Cina, dagli Stati Uniti a Singapore, dalla Palestina alla Spagna.

La prima città ecosostenibile

L’idea di una città totalmente ecosostenibile si affaccia nel 2006, quando Abu Dhabi, interessata da un ambizioso programma di trasformazione sociale e urbana, chiamato “Vision 2030”, decide di mutare la propria economia e di seguire politiche di sviluppo sostenibile. Viene creata la Abu Dhabi Future Energy Company (più comunemente conosciuta come “Masdar Initiative”) che annuncia il suo progetto bandiera: Masdar City, la città del futuro, a impatto zero, zero rifiuti, non dipendente da combustibili fossili, come il carbone.

Sin dalla sua ideazione, il progetto attrae l’interesse di partner molto importanti, come General Electric, Schneider Electric e Siemens, coinvolge soggetti istituzionali (la municipalità di Abu Dhabi e l’Urban Planning Council), organizzazioni internazionali che garantiscono il proprio supporto scientifico (WWF and IRENA) e importanti studi di architettura che disegnano il progetto urbanistico della città (Foster and Partners).

Masdar City, come dichiarato da Nawal Al Hosani, direttrice del Masdrar City Project, diventa il centro di un sistema innovativo. Arrivano aziende da tutto il mondo che finanziano la ricerca sulle rinnovabili. Nasce il Masdar Institute of Science and Technology che fa ricerca e sviluppo e coinvolge studiosi, giunti negli Emirati Arabi Uniti con l’obiettivo di coniugare sostenibilità ed efficienza energetica.

La prima città-verde fantasma?

Nel 2008, però, il progetto conosce un brusco ridimensionamento a causa della recessione economica che colpisce il paese saudita. I fondi iniziano a scarseggiare, gli Emirati Arabi Uniti tagliano diversi progetti e il Masdar Initiative prova a resistere e ad adattarsi alle nuove condizioni economiche.

La città non riesce a svincolarsi totalmente dai combustibili fossili, il raggiungimento degli obiettivi iniziali viene di volta in volta procrastinato. L’investimento iniziale di 22 miliardi di dollari scende a 18, la data di consegna finale dei lavori (inizialmente prevista per il 2014) slitta prima al 2020, poi al 2025, infine al 2030.

Che la prima città ecosostenibile al mondo stia diventando la prima città-verde fantasma?, si è chiesta di recente Suzanne Goldenberg sul Guardian. Attualmente, poco più di 2mila persone lavorano nel campus, solo 300 vivono in città, per lo più studenti del Masdar Institute of Science and Technology, che godono di borse di studio e alloggi.

Un modello di sviluppo per tutto il paese

Un fallimento, dunque? No. In quanto centro di innovazione tecnologica per la produzione di energia sostenibile, scrive Federico Cugurullo sul The Journal of Urban Technology, con la crisi economica Masdar City ha rafforzato e rivelato la vera anima della città, enorme centro di incontro, scambio e confronto per studiosi, ricercatori, imprenditori impegnati nel settore delle fonti rinnovabili.

Ogni anno Masdar City ospita due dei più importanti eventi al mondo sulle energie rinnovabili e sullo sviluppo sostenibile: il World Future Energy Summit (WFES) e lo European Future Energy Forum (EFEF). Come ha dichiarato un manager della Siemens, «Masdar City è un ambiente ideale per testare nuove tecnologie e verificare come reagiscono in contesto urbano concreto».

Lo scorso gennaio, in un tweet, il primo ministro degli Emirati Arabi Uniti, si è detto pronto a celebrare l’ultimo barile di petrolio e a costruire un’economia sostenibile per le generazioni future. Gli Emirati si sono impegnati a costruire il più grande parco solare del mondo a Dubai e a installare pannelli solari sui tetti di ogni abitazione del paese entro il 2030. Le prime 25 famiglie si sono spostate in quartiere residenziale di Dubai a completo impatto zero. Ad Abu Dhabi è stato progettato un impianto della potenza di 100 Megawatt che utilizzerà energia solare per produrre elettricità. Ogni anno verranno prodotti 210 gigawatt per soddisfare i bisogni energetici di 20mila abitazioni.

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Secondo Abdulaziz Oblaidi, ingegnere della Shams Power Company, nei prossimi 25 anni gli Emirati Arabi Uniti risparmieranno oltre 2 miliardi di dollari di petrolio e diventeranno leader mondiali nel mercato delle energie rinnovabili. Saranno risparmiate 175mila tonnellate di Co2, che equivale a piantare 1 milione e mezzo di alberi o a eliminare dalla circolazione circa 20mila automobili.

«I nostri leader ci chiedono sempre cosa succederà quando avremo tirato fuori dal sottosuolo l’ultima goccia di petrolio disponibile,» ha recentemente dichiarato Oblaidi alla trasmissione di Rai Tre "Scala Mercalli". «L’impianto di Abu Dhabi, in parte, risponde a questa domanda perché diversificando il nostro approvvigionamento energetico cambieremo la natura della nostra economia. Da un’economia che esporta prevalentemente petrolio a una che esporterà tecnologia e conoscenza su energia alternativa. Oggi siamo orgogliosi di dire che gli Emirati Arabi hanno per la prima volta esportato questa tecnologia».

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