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Terremoto, soccorsi, ricostruzione, fondi. Un punto sulla situazione nel Centro-Italia

20 Gennaio 2017 18 min lettura

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Terremoto, soccorsi, ricostruzione, fondi. Un punto sulla situazione nel Centro-Italia

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16 min lettura

di Angelo Romano, Antonio Scalari, Andrea Zitelli

Abbiamo fatto il punto sul terremoto che ha colpito il centro Italia martedì: la situazione all’Hotel Rigopiano travolto dalla slavina, i soccorsi, la ricostruzione e le criticità Regione per Regione, i fondi stanziati dallo Stato e i soldi delle donazioni.

La mattina del 18 gennaio, nell’arco di appena un’ora, si sono verificati tre terremoti di magnitudo superiore a 5, con epicentro vicino ai comuni di Montereale, Capitignano e Campotosto in provincia dell’Aquila. Il terremoto più forte è stato di magnitudo 5.5. Nel primo pomeriggio si è verificata un’altra scossa importante, di magnitudo 5.1. L’area interessata si trova a sud rispetto a quelle dove si trovano gli epicentri dei terremoti dei mesi scorsi.

Localizzazione degli epicentri dei terremoti in Italia centrale dal 24 agosto a oggi, via INGV.
Localizzazione degli epicentri dei terremoti in Italia centrale dal 24 agosto a oggi, via INGV.

Come spiegano i sismologi dell’INGV, si è attivata la parte meridionale del sistema di faglie che aveva già prodotto i terremoti dei mesi scorsi. Si tratta di una linea di faglie lungo cui i terremoti, più o meno alla stessa profondità, si sono spostati rispetto alla zona di Amatrice. Prima verso Nord, colpendo diversi comuni in Umbria e Marche a fine ottobre. E ora a sud, in provincia dell’Aquila, non lontano dalle faglie che hanno generato il terremoto del 2009 (ma che oggi si ritiene che non si siano ancora “caricate” a sufficienza di energia per riattivarsi). La successione di quattro terremoti di magnitudo maggiore di 5 nell'arco nell’arco di poche ore è un fenomeno degno di rilievo, ma rientra tra le possibili evoluzioni di una sequenza sismica . Ancora non si conoscono nel dettaglio i meccanismi che determinano una variazione del tempo tra una scossa forte e la successiva.

La slavina sull’hotel Rigopiano, cosa sappiamo

Gli effetti di questi terremoti si sono sommati a quelli prodotti dalle intense nevicate che hanno interessato l’Italia centrale. Le scosse hanno facilitato il distacco della neve sul versante pescarese del Gran Sasso, generando una valanga di neve, detriti e alberi che ha travolto l’Hotel Rigopiano, a 1200 metri di altitudine.

Non si sa con certezza quante persone si trovassero nella struttura, ma dovrebbero essere dalle 25 alle 35. Al momento 2 sono le vittime accertate, a queste se ne aggiungerebbero altre due ma al riguardo non ci sono ancora conferme ufficiali. Per le difficoltà causate dalla neve e dalle condizioni meteorologiche i primi soccorsi sono riusciti a raggiungere l’hotel solo alle 4 del mattino del 19 gennaio.

Nella mattinata di venerdì 20 gennaio, i soccorritori hanno comunicato di aver ritrovato 6 persone in vita. La notizia è stata confermata dal vice ministro dell’Interno, Filippo Bubbico, e dalla Protezione Civile

Nella tarda serata, la Protezione Civile in un nuovo comunicato, ha specificato che le persone salvate nella giornata sono state 5, con altre 5 in vita individuate ma non ancora estratte da quello che resta del complesso dell'albergo (qui l'account Twitter dei Vigili del Fuoco per seguire gli sviluppi dei soccorsi).

La procura di Pescara ha aperto un’inchiesta per verificare se ci siano stati ritardi nei soccorsi dovuti al mancato sgombero della strada dalla neve e se siano state rispettate le procedure di evacuazione, in seguito alle segnalazioni di un rischio molto alto di valanghe.

Le criticità nelle Regioni del Centro Italia colpite dal terremoto

Le diverse scosse di terremoto e le abbondanti nevicate hanno reso complicate le situazioni nei Comuni e frazioni del Centro Italia, in Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche, colpiti dal sisma. In diverse zone del territorio, dove i terremoti di agosto e ottobre scorsi hanno provocato più danni, autorità locali e cittadini hanno denunciato una burocrazia che blocca i piani di ricostruzione in atto, una scarsa assistenza da parte dello Stato e l’insufficienza di mezzi per ridurre i disagi causati dalla neve e dal gelo.

La Protezione civile, mercoledì 18 gennaio, ha diramato un comunicato stampa in cui si legge che “per far fronte alle situazioni più difficili, (...) è stato implementato lo sforzo di uomini e mezzi di tutte le strutture operative”. Le zone più colpite dalle nevicate, ha spiegato ancora la Protezione civile, sono state Marche e Abruzzo “con isolamenti anche di alcuni comuni e delle frazioni più montane, specialmente nell’aquilano e nel teramano”. Criticità si sono registrate “oltre alla circolazione sulle strade e per la viabilità ferroviaria” anche sulla rete elettrica. Le situazioni più difficili in Abruzzo e Marche con migliaia di utenze disattivate.

Secondo gli ultimi dati (aggiornati a martedì 16 gennaio), le persone assistite a seguito dei terremoti degli scorsi mesi sono 10.098: 6.569 nelle Marche, 1.976 in Umbria, 547 nel Lazio e 1.006 in Abruzzo:

Nella Regione Marche, quasi 2.000 sono in strutture ricettive sul territorio e circa 3.800 negli alberghi della costa adriatica.
In Umbria, invece, sono ospitati nelle strutture ricettive sul territorio in oltre 500, mentre poco più di 900 sono alloggiati negli alberghi individuati in altre aree nella stessa regione e sul lago Trasimeno.
Per quanto riguarda i cittadini del Lazio assistiti direttamente, poco più di 300 hanno trovato alloggio negli alberghi della costa adriatica e oltre 200 presso gli alloggi del piano CASE e MAP messi a disposizione in Abruzzo.
Nella Regione Abruzzo, infine, gli assistiti sono circa mille: oltre 200 presso gli alloggi del piano C.A.S.E. e MAP sul territorio, e quasi 800 in strutture ricettive distribuite sul territorio.

Il 19 gennaio, il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha detto che «tutte le istituzioni dello Stato si sono mobilitate (...) da ieri abbiamo chiesto anche all’esercito un impegno particolare, ma tutti sono impegnati al massimo». Tra gli obiettivi, Gentiloni ha affermato che il primo è raggiungere i Comuni e le frazioni isolate, almeno con un contatto.

Il presidente della Commissione europea ha espresso vicinanza all’Italia, specificando che l’Europa è pronta ad aiutare. La Commissione europea ha anche comunicato di voler mettere a disposizione tutti gli strumenti utili.

https://twitter.com/EU_Commission/status/822040983185530881

Marche

via Comune di Camerino.
via Comune di Camerino.

“La priorità è liberare le frazioni dall'isolamento”, comunicava ieri nel tardo pomeriggio la Regione Marche nel suo ultimo aggiornamento sulla situazione nel proprio territorio. Questo mentre i tecnici dell’Enel erano impegnati a restituire l’energia elettrica alle circa 10mila utenze rimaste senza, scese poi durante la giornata di venerdì 20 gennaio a circa 3mila.

Il Presidente della Regione, Luca Ceriscioli, ha inoltre dichiarato che centinaia di mezzi pesanti e centinaia di persone si sono aggiunti a quelli previsti dai piani comunali e dalle province: “Noi li indirizziamo in modo che ogni Comune che ha fatto richiesta – siamo costantemente in contatto con tutti i sindaci – possa avere in giornata mezzi suppletivi rispetto a quelli che già sono al lavoro per liberare dall'isolamento tutte le frazioni molte delle quali sono ancora senza luce”. Diversi primi cittadini hanno denunciato ritardi nei soccorsi per colpa di mezzi insufficienti e burocrazia, come Gianluca Pasqui, sindaco di Camerino.

In alcune zone del territorio marchigiano, inoltre, sono crollate le stalle, provocando la morte di svariati animali, con altrettanti che restano senza un riparo dal gelo, hanno denunciato diversi allevatori (come nelle altre Regioni colpite dal terremoto). Da due giorni, racconta la famiglia Lai di Gualdo al quotidiano online Cronache Maceratesi, «i soccorsi non riescono ad arrivare perché ci sono 3 km di strada impercorribili»: «La Regione ci aveva promesso le tensostrutture per le stalle dal 24 agosto, si trattava di 4 moduli per gli animali. E invece niente». Proprio su questo aspetto, appena 10 giorni fa, Lara Ricciati, deputata marchigiana di Sinistra Italiana aveva presentato in Parlamento un’interpellanza al governo sui ritardi nella consegna di nuove stalle per gli animali agli allevatori in difficoltà.

Di problemi e di decine di persone isolate senza corrente elettrica, racconta anche Davide Falcioni, giornalista a Fanpage, da noi contattato, che vive a Offida, in provincia di Ascoli Piceno: «la nevicata era prevista ma anche da me c'è stata una carenza di mezzi abbastanza grave». Falcioni ci parla, inoltre, di un altro problema emerso dopo il terremoto, quello della speculazione edilizia sugli affitti lievitati dopo il sisma «molto sentito soprattutto a Camerino, città universitaria». Al riguardo, lo scorso mese, il sindaco di Camerino ha scritto alla Procura di Macerata per segnalare quanto sta accadendo anche nella sua città e "oltre alla condanna morale, chiedere di verificare se vi sono gli estremi di reato e punibilità verso quei proprietari che da ottobre hanno significativamente alzato le richieste sopra le consuete cifre di mercato".

Riguardo le casette per i terremotati, lo scorso mese la Regione Marche ha scritto ai sindaci dei Comuni coinvolti nel sisma per affermare come "la localizzazione dei container o casette in aree di proprietà privata, anche a carattere transitorio, non è conforme alle disposizioni del decreto legge 205/2016 e alle ordinanze del capo del Dipartimento della protezione civile relative agli interventi post-sisma" e quindi illegale. Una linea che aveva scatenato le proteste di alcune comunità, ma che ora secondo le ultime novità sembra sarà rivista.
Nel mentre, il 14 gennaio scorso, David Piccinini, dirigente della Protezione civile regionale, affermava che su oltre 100 Comuni che hanno subito danni per il terremoto nelle Marche, una cinquantina ha chiesto le SAE (soluzioni abitative di emergenza), “per un totale di 1.881 casette”. Un dato che, scrive Ansa, è stato reso noto da Piccinini come uno dei motivi del fatto che nelle Marche ancora non sono arrivate le casette, mentre a Norcia e Amatrice si sta procedendo all'assegnazione delle prime. Il dirigente della Protezione civile si è dichiarato ottimista: «Sono in dirittura d'arrivo gli appalti per i lavoro di urbanizzazione di due aree ad Arquata del Tronto, faranno da apripista a tutti gli altri».

Abruzzo

I mezzi dell'Esercito all'opera in Abruzzo, via Ministero della Difesa.
I mezzi dell'Esercito all'opera in Abruzzo, via Ministero della Difesa.

In Abruzzo le nevicate di questi giorni sono state eccezionali. In diversi comuni la neve ha raggiunto i due o tre metri di altezza, isolando frazioni e abitazioni. Come riporta Ansa, sono state soccorse nove persone in provincia di Teramo, che rischiavano la vita a causa dell’ipotermia. «L'assenza di corrente, in alcuni casi da 4 giorni, ha isolato migliaia di persone; in alcune aree manca l'acqua e c'è un problema di carburante perché i distributori non funzionano», ha comunicato la Provincia di Teramo. Sono morte per il sisma e il maltempo di questi giorni 5 persone nel territorio abruzzese.

Ai problemi per la neve si sono aggiunti quelli causati dai nuovi terremoti, che hanno avuto l’epicentro proprio in Abruzzo, in provincia di l’Aquila. Ci sono state altre slavine oltre a quella che ha travolto l’Hotel Rigopiano sul Gran Sasso. Come riporta il quotidiano Il Centro, il tetto del municipio di Campotosto, nella zona dell’epicentro, è crollato. Sono stati segnalati crolli di tetti di diverse strutture e stalle.

Sempre Il Centro scrive che in seguito alle scosse di terremoto anche all’Aquila, colpita dal terremoto del 2009, sono stati riaperti i moduli provvisori. Il Comune ha messo a disposizione i centri di accoglienza per chi, l’altra notte, non ha voluto rimanere nella propria abitazione.

A Pescara il presidente della giunta regionale Luciano D’Alfonso ha incontrato i sindaci e prefetti delle zone colpite, insieme alla Protezione civile e all’Enel. Durante la riunione sono stati segnalate non solo le decine di migliaia di utenze elettriche ancora da ripristinare (è stato rilevato che nelle scorse ore mancava in quasi tutta la città di Pescara) e i problemi causati dalla viabilità interrotta, ma anche il rischio di una possibile esondazione del fiume Pescara (che per ora sembra sotto controllo) e di altri corsi d’acqua, a causa soprattutto dell’accumulo di neve e del suo scioglimento nei prossimi giorni.

Nei giorni scorsi, secondo la Regione, più di 300mila persone, cioè più di un quarto di tutta la popolazione dell’Abruzzo, sono rimaste senza energia elettrica. Enel Energia, in una nota, ha chiesto scusa alla popolazione per il disagio causato dalla mancanza di corrente, aggiungendo però che «con le condizioni meteo eccezionali e con neve e freddo degli ultimi giorni» è stato fatto tutto il possibile.

A causa del maltempo la Regione ha deciso di richiedere al Governo lo stato di emergenza.

Lazio

Amatrice, via Repubblica.
Amatrice, via Repubblica.

«Non possiamo combattere la guerra con gli archi e le frecce», dice a Repubblica, Stefano Petrucci, sindaco di Accumoli, uno dei centri in provincia di Rieti colpiti dal sisma dello scorso agosto. «I mezzi comunali sono pochi e alcuni sono rotti».
Le sue parole sintetizzano la sensazione di impotenza vissuta dagli abitanti e dagli amministratori dei Comuni del Lazio interessati dall’ondata di terremoti degli ultimi cinque mesi e dalle nevicate e dal gelo di questo inizio 2017.

Gli interventi nel Lazio sono stati caratterizzati da una risposta immediata subito dopo il terremoto di agosto e da una frenata nei mesi successivi, scrivono Mauro Evangelista e Ilaria Bosi sul Messaggero. Le cause dei ritardi sono di diversa natura, burocratico/procedurale, di sottovalutazione dei tempi e delle emergenze cui far fronte, a partire dalla neve di questi giorni.

La neve è stata sottovalutata, racconta il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. «È inaccettabile che la Salaria, non una piccola strada comunale, sia chiusa da tre giorni, che io non possa raggiungere il mio comune. Questa neve è stata presa da tutti sotto gamba, ci sono molti mezzi rotti o in officina, ma queste cose andrebbero viste a ottobre, non il giorno della neve». Pirozzi chiama in causa la mancata organizzazione in grado di prevenire che la neve diventasse un’emergenza e l’inadeguatezza degli interventi e dei mezzi a disposizione, come le turbine per spazzare la neve: «la Provincia si è scusata: ne avrebbero una ma è fuori uso. È paradossale. Lo sai che d'inverno nevica, mettila a posto no?».

Le nevicate hanno reso ancora più evidenti le conseguenze dei ritardi degli interventi, in particolare rispetto alla realizzazione delle stalle provvisorie e delle casette dove far alloggiare chi ha perso le proprie abitazioni in attesa della ricostruzione dei centri cittadini.
Il 28 novembre scorso il Commissario straordinario del governo per la ricostruzione dei territori colpiti dal terremoto, Vasco Errani, aveva emesso un’ordinanza che prevedeva la possibilità per gli allevatori, che erano in grado di certificare danni alle proprie strutture, di ricevere il rimborso integrale di tutte le spese necessarie per l’acquisto di macchinari e l’allestimento di stalle provvisorie.

Quello delle stalle provvisorie è uno dei nodi più delicati della ricostruzione per il ruolo importante dell’allevamento per l’economia locale. La maggioranza delle persone che hanno rifiutato di abbandonare il proprio territorio, scrivono Evangelista e Bosi sul Messaggero, è costituito proprio da quegli allevatori che volevano restare vicino ai propri capi di bestiame. Il 16 gennaio era prevista la scadenza per l’allestimento delle 98 stalle provvisorie, operazione non ancora completata dalla ditta incaricata dalla Regione Lazio, a causa anche del maltempo. All’11 gennaio 2017 risultavano montate 55 strutture.
Condizione di disagio riconosciuta anche dal Capo Dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, che sempre l’11 gennaio scorso, per far fronte ai ritardi e agli effetti del maltempo su un «un territorio già fortemente colpito» auspicava un’accelerazione dei tempi di intervento.

Per quanto riguarda le casette il discorso è più complesso. A settembre, il governo Renzi contava di dare a tutte le persone una sistemazione stabile nei moduli abitativi provvisori (Map) entro 4 o 5 mesi dal sisma. I tempi si sono allungati. Ad Amatrice, si legge sul sito del Comune, sono pronti i primi 25 moduli (su 465) e si procederà al sorteggio dei cittadini per l’assegnazione e l’attivazione delle utenze. Ad Accumoli, scrive Il Messaggero, si prevede di avere 216 casette pronte per a maggio, anche se la maggior parte dei cittadini ha preferito spostarsi negli hotel sul litorale marchigiano, dove i bambini possono frequentare le scuole.
Il 15 gennaio era stato organizzato un sit-in a Grisciano, frazione di Accumoli, per i ritardi nello spostamento delle macerie e nell’individuazione dell’aree dove collocare le casette provvisorie.

«Noi stiamo dando il massimo, quindi non credo sia giusto dire che serva un cambio di passo», ha dichiarato Fabrizio Curcio, commentando la protesta di Grisciano ed evidenziando come ogni contesto richieda tempi diversi per operazioni simili. «Questa è un’emergenza complicata anche per le dimensioni dell’area colpita dal terremoto. Faccio un esempio che rende l’idea: una cosa che sembra semplice come trovare le aree per le casette, fattibile altrove in tempi brevi, qui è invece difficile perché ci sono gravi carenze di zone idonee. Ecco, se si comprende la complessità del tutto, si capisce anche che non abbiamo perso neanche un giorno».

La rimozione delle macerie, ha proseguito il Capo dipartimento della Protezione civile, è una questione delicata che di solito richiede molti mesi di tempo per essere risolta: «Quella delle macerie è un’altra questione da trattare con delicatezza perché qui entra in gioco anche la salute pubblica: la Regione Lazio, per esempio, ha dato incarichi, tramite gara, per definire la presenza di amianto nelle macerie. Sono percorsi che nel complesso vanno seguiti con attenzione perché ci sono in ballo la sicurezza dei cittadini e i soldi pubblici».

Umbria

Le tende a Monteleone di Spoleto, via Umbria24.
Le tende a Monteleone di Spoleto, via Umbria24.

Le scosse di terremoto e le nevicate di questi ultimi giorni non hanno fatto registrare grandi disagi in Umbria. «In tutto il territorio della regione, e soprattutto nelle aree interessate dalle copiose precipitazioni nevose di questi giorni e dalle forti scosse sismiche, non sono segnalati né centri urbani, né frazioni isolate e non risultano criticità relative a persone rimaste isolate, essendo stati raggiunti tutti i nuclei familiari o i singoli cittadini che avevano segnalato situazioni di isolamento e chiesto soccorso», ha comunicato il Centro regionale di Protezione civile. Inoltre, grazie alla messa in sicurezza del portale della Basilica di San Benedetto di Norcia sono stati evitati ulteriori danni.

Per il terremoto, scrive Umbria24, sono stati incrementati i posti letto in alberghi e strutture alternative, dando così la possibilità a 64 abitanti della Valnerina di poter trovare un alloggio. Secondo gli ultimi dati disponibili, aggiornati al 9 gennaio 2017, sono più di 10mila gli edifici di cui è stata verificata l’agibilità dopo i terremoti di agosto e ottobre 2016. Di questi, il 32% è stato ritenuto non utilizzabile.

La gestione degli interventi post-terremoto in Umbria ha viaggiato a doppia velocità, scrivono Evangelista e Bosi sul Messaggero. Un’accelerazione si è registrata dopo le scosse del 26 e 30 ottobre a Norcia, che hanno mobilitato cittadini e istituzioni di tutta Italia. Fino a quel momento, le azioni messe in campo erano andate a rilento.

In particolare, il terremoto aveva messo in evidenza la debolezza del sistema infrastrutturale della regione: dopo le prime scosse, scrivono i due giornalisti, i collegamenti tra i diversi centri erano saltati e le città colpite dal sisma si erano trovate in uno stato di isolamento che aveva reso difficoltosi anche gli interventi di soccorso.

Il quadro normativo degli interventi prevede il rimborso di tutte le spese relative alla riparazione, ripristino o ricostruzione degli immobili danneggiati, ai beni mobili utili per le attività produttive, allo sgombero dei locali, allo spostamento temporaneo delle attività economiche al fine di garantirne la continuità. Inoltre, per fronteggiare l’emergenza abitativa dopo i terremoti che hanno colpito Norcia a ottobre 2016, è stato previsto che il Dipartimento della protezione civile possa, con procedure rapide e trasparenti, acquisire i container e, sulla base delle indicazioni dei Comuni, individuare le aree sulle quali installarli.

Dopo il terremoto del 30 ottobre 2016, molti degli abitanti della Valnerina sono stati costretti a lasciare i propri centri per spostarsi in alberghi situati in aree dell’Umbria considerate a basso rischio sismico, come nella zona del lago Trasimeno. Mentre gli allevatori e gli agricoltori che non hanno voluto lasciare l’area si trovano a vivere in grandi container collettivi, sono solo venti i moduli abitativi provvisori pronti a essere assegnati tramite sorteggio. Per le altre 60 casette ordinate, è stata individuata un’area nella zona industriale di Norcia su cui è in corso la progettazione delle urbanizzazioni a cui seguirà l’aggiudicazione delle stesse con l’avvio dei lavori programmato per i primi giorni del 2017.

Proprio riguardo ai Map, ha destato diverse polemiche il mancato utilizzo dei moduli costruiti dopo il terremoto del 1997. “Da un lato quasi 800 di casette in legno in ottime condizioni, disabitate e per la cui manutenzione ogni anno vengono spesi soldi pubblici. Dall'altro un appalto per la costruzione di casette prefabbricate nuove da oltre un miliardo di euro affidato ad un consorzio citato negli atti delle indagini di «Mafia Capitale» e in quelle su un business inquinato dal clan dei Casalesi”, scriveva Amalia De Simone sul Corriere della Sera lo scorso settembre.

Secondo la Protezione civile questi moduli sono difficili da riutilizzare: «Ce ne sono circa 400 ancora in giro ma è difficile smontarle e rimontarle. È una cosa che si potrebbe fare ma solo una parte verrebbe effettivamente recuperata», aveva affermato il capo della Protezione civile della Regione Umbria Alfiero Moretti.
Affermazioni che hanno trovato conferma anche in un comunicato della Regione Umbria in cui si ribadiva che “queste strutture, collocate in prevalenza nei territori di Foligno e Nocera Umbra, sono infisse al suolo e non smontabili, a differenza dei nuovi prototipi di moduli provvisori che saranno montati nelle zone della Valnerina. Quand'anche si volesse procedere ad un loro smontaggio e rimontaggio, i costi sarebbero addirittura superiori a quelli per l'acquisto di nuovi moduli e sarebbe inoltre alquanto complessa la procedura per certificarne l'abitabilità”.

I fondi stanziati e i soldi della raccolta di solidarietà

Il decreto legge sul terremoto è stato approvato definitivamente alla Camera dei Deputati (con nessun voto contrario) il 13 dicembre scorso. Il testo (qui il dossier del Centro Studi del Senato), si legge sul il Sole 24 Ore, destina fondi a sostegno delle zone colpite dalle scosse:

Con le risorse stanziate si punta a dare contributi fino al 100% delle spese sostenute da chi ha avuto l'abitazione e l'attività produttiva danneggiata. Saranno anche integralmente coperti i costi per la riparazione e la ricostruzione degli edifici pubblici e dei luoghi di culto. Previste inoltre misure di sostegno per tutte le attività economiche delle aree colpite, per chi ha perso momentaneamente il lavoro a causa del sisma ed il differimento e la rateizzazione degli adempimenti fiscali.

Per la ricostruzione pubblica, la legge di bilancio 2017 (articolo 1, comma 362) da oggi al 2020 ha stanziato 1 miliardo di euro (200 milioni per quest’anno, 300 milioni per il 2018, 350 milioni di euro il 2019 e 150 milioni il 2020). Al comma 363, alle Regioni colpite dal terremoto è consentito destinare, nell'ambito dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali 2014-2020, ulteriori 300 milioni di euro. Inotre, il decreto milleproroghe, entrato in vigore il 30 dicembre scorso (e in attesa di essere convertito in legge in Parlamento), prevede (all’articolo 14, comma 8) 32 milioni di euro come copertura per le maggiori spese e minori entrate dei Comuni colpiti dai terremoti, in riferimento alle esigenze connesse alla ricostruzione.

Venerdì 20 gennaio, il governo Gentiloni "ha deliberato l’estensione degli effetti della dichiarazione dello stato di emergenza adottata con la delibera del 25 agosto 2016 e autorizzato un ulteriore, primo stanziamento, di 30 milioni di euro destinato a far fronte esclusivamente ai primi urgenti interventi di soccorso legati alla fase di emergenza".

Oltre i soldi erogati dallo Stato, ci sono anche quelli che i cittadini hanno donato, tramite tramite un sms al numero 45500, alla raccolta fondi lanciata dalla Protezione Civile, dopo il terremoto del 24 agosto scorso. Secondo gli ultimi dati disponibili sarebbero state raccolti (dal 24 agosto al 9 ottobre e dal 30 ottobre al 30 novembre) in totale 28 milioni di euro, ma, come riporta Ilario Rombaldo su La Stampa, “non sono ancora arrivati a destinazione”. Una questione emersa durante il question time alla Camera in cui “il Movimento 5 Stelle ha chiesto conto al governo di questi soldi raccolti attraverso sms e bonifici bancari”.

La Protezione civile, riporta Monico Rubino su Repubblica, ha poi spiegato che le somme raccolte “servono a finanziare gli interventi di ricostruzione nei territori. Quindi è esclusa ogni utilizzazione per scopi emergenziali. Alla fine della raccolta viene nominato un Comitato di garanti, che ha il compito di valutare e finanziare i progetti presentati dalle Regioni in accordo con i Comuni interessati”. Così, alla domanda “quando si potranno usare?”, la Protezione Civile ha chiarito che

Secondo un accordo siglato con le società di telefonia, che raccolgono gli sms solidali e versano i proventi senza alcun ricarico sul conto corrente della Protezione civile, la raccolta si chiuderà a meno di proroghe il 29 gennaio. Fino a che non si sa con esattezza quanti soldi siano stati raccolti (finora la cifra si aggira attorno ai 28 milioni di euro) non si può decidere quali progetti finanziare.

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Foto anteprima via Vigili del Fuoco, veduta dall'alto della situazione all'Hotel Rigopiano a Farindola.

Aggiornamento 20 gennaio 2017, ore 14:20 > L'articolo è stato aggiornato con la notizia del ritrovamento di 6 persone vive dopo la valanga che ha travolto l'Hotel Rigopiano.

Aggiornamento 20 gennaio 2017, ore 22:45 > L'articolo è stato aggiornato con gli ultimi sviluppi sullo stato dei soccorsi all'Hotel Rigopiano e con quelli nei territori dell'Italia centrale colpiti da maltempo e sisma.

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