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Perché dobbiamo insegnare ai bambini come stare online

17 Gennaio 2017 6 min lettura

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Perché dobbiamo insegnare ai bambini come stare online

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I nostri occhi inseguono uno schermo in ogni momento della giornata. I dispositivi ci accompagnano ovunque, al lavoro, a casa, nelle nostre tasche, persino al polso. E l'età di accesso a questi dispositivi, e di conseguenza a Internet, continua ad abbassarsi. Ecco perché le competenze digitali dovrebbero essere una parte essenziale della formazione scolastica sin dai primi anni d'età.

È quello che sostiene la DQ Alliance, una associazione globale che coinvolge famiglie, scuole, università, imprese, organizzazioni non-profit e agenzie governative allo scopo di migliorare l’ambiente digitale per le generazioni future. Il loro progetto, "DQ Project", ha come obiettivo primario la diffusione e l’insegnamento dell’Intelligenza Digitale (DQ), ossia la somma di abilità sociali, emotive, cognitive, essenziali per la vita digitale.

Gli educatori (e i politici) devono superare la visione arcaica delle tecnologie dell’informazione come "strumento". È urgente coltivare la capacità dei bambini di vivere online e offline, in un mondo in cui i media digitali sono onnipresenti. In altre parole, offrire ai giovani studenti le conoscenze e le abilità per essere padroni delle proprie emozioni e del proprio comportamento nell'era digitale.

Queste capacità devono essere accompagnate da un'educazione ai valori umani di integrità, rispetto, empatia e prudenza. Sono questi valori che permettono l'uso sapiente e responsabile della tecnologia. Nella visione del DQ Project, l'educazione digitale è una sorta di educazione civica moderna che tiene conto della più grande rivoluzione che l'umanità ha vissuto negli ultimi decenni: Internet.

Stiamo trascurando la cittadinanza digitale

L'intelligenza digitale può essere suddivisa in tre livelli:

1) Cittadinanza digitale: l’abilità di usare le tecnologie digitali e i media in maniera sicura, responsabile ed efficace.

2) Creatività digitale: l’abilità di diventare parte di un ecosistema digitale, co-creando nuovi contenuti e trasformando idee in realtà usando strumenti digitali.

3) Imprenditoria digitale: l’abilità di usare i media digitali e le tecnologie per risolvere sfide globali o creare nuove opportunità.

Sia la creatività digitale che l'imprenditoria digitale stanno vivendo un momento di protagonismo nel mondo della formazione, dato che sempre più scuole, università e istituti privati puntano su di esse in un'ottica lavorativa. Negli Stati Uniti, soprattutto, l'alfabetizzazione mediatica, la programmazione, e in alcuni casi la robotica, stanno già trovando spazio nei programmi scolastici.

La cittadinanza digitale, però, è spesso trascurata dagli educatori. Questi tendono a pensare che i bambini apprendano certe competenze da soli, o che esse facciano parte dell’educazione che lo studente riceve a casa. I genitori, d’altro canto, tendono a sottovalutare questo tipo di competenze e sono portati a pensare che le “nuove generazioni”, i “nativi digitali”, abbiano una sorta di capacità innata per imparare a usare correttamente i media e i dispositivi digitali. Ma in questo caso non stiamo parlando di sapere muovere le dita sullo schermo di un ipad: interazione altamente intuitiva per qualsiasi neonato (e di cui dovremmo smettere di meravigliarci).

I bambini sono sempre più spesso esposti ai rischi legati alla tecnologia: dipendenza tecnologica, cyberbullismo, o adescamento online. Possono anche assorbire e interiorizzare norme comportamentali negative che pregiudicano la loro capacità di interagire con gli altri. Inoltre, l'esposizione online è amplificata per i bambini vulnerabili, compresi quelli con esigenze speciali, le minoranze e quelli provenienti da famiglie economicamente svantaggiate. Non solamente sono i più frequentemente esposti ai rischi, ma sono anche quelli che si trovano ad affrontare le conseguenze più gravi.

Nei casi in cui esiste una consapevolezza di questi rischi, spesso genitori e insegnanti sono portati a criminalizzare Internet, capro espiatorio astratto di ogni male. Il movente di questa attitudine è la paura. La paura è causata da una genuina ignoranza. Questa situazione è dovuta al gap digitale dell'attuale generazione di educatori e genitori, incapace di offrire la formazione digitale adeguata alle nuove generazioni. Ed è un problema che dobbiamo affrontare.

Per quanto riguarda l'Italia, questo aspetto è messo in luce nel Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), lanciato un anno fa:

I dati dell’indagine OCSE TALIS 2013 vedono l’Italia al primo posto per necessità di formazione ICT dei propri docenti: almeno il 36% ha infatti dichiarato di non essere sufficientemente preparato per la didattica digitale, a fronte di una media del 17%. L’Italia è inoltre il primo Paese dell’OCSE, con distanza rispetto agli altri, per percentuale di docenti oltre i 50 anni - il 62%, rispetto a una media OCSE del 35% nella scuola secondaria (Fonte: OECD Education at a glance, 2014).

La formazione degli educatori è il primo ostacolo che dovremo affrontare come paese e, come abbiamo visto, partiamo da una posizione svantaggiata. Il Piano Nazionale Scuola Digitale ha come oggetto l'innovazione della scuola italiana. Il documento contiene molti buoni propositi su come la scuola dovrà affrontare le sfide della modernizzazione digitale e ripensare la didattica, gli ambienti di apprendimento, le competenze degli studenti, la formazione dei docenti. "L’educazione nell’era digitale non deve porre al centro la tecnologia, ma i nuovi modelli di interazione didattica che la utilizzano", si legge nel rapporto. È però ancora troppo presto per tirare le somme o capire come questi propositi si concretizzeranno nella formazione degli studenti della scuola primaria.

Quali abilità digitali dovrebbero imparare i bambini

Un bambino dovrebbe iniziare a studiare cittadinanza digitale il prima possibile, idealmente prima di iniziare a usare videogiochi, social media o qualsiasi dispositivo tecnologico.

Seguendo un approccio pedagogico, il DQ Project individua otto abilità che dovremmo insegnare ai giovani(ssimi) studenti:

Identità digitale: l’abilità di costruire e gestire una salutare identità online e offline con integrità. Il bambino deve essere consapevole della propria personalità digitale e dell'impatto a breve e lungo termine della sua presenza online.

Gestione dello “screen time”: l’abilità di gestire in maniera autonoma l’esposizione allo schermo (e quindi a Internet), il multitasking e l’interazione durante l'uso di videogiochi online e social media. Il bambino deve essere in grado di utilizzare i dispositivi digitali e i media con maestria e controllo, allo scopo di raggiungere un sano equilibrio nella vita, sia online che offline.

Cyberbullismo e prudenza online: l’abilità di riconoscere situazioni di cyberbullismo e di districarsi in esse in maniera intelligente e responsabile. Il bambino deve essere in grado di rilevare i rischi online e i contenuti problematici (ad esempio, la violenza e l'oscenità), e sapere quali misure adottare per limitarli.

Sicurezza informatica: l’abilità di proteggere i propri dati creando password forti e di gestire diversi tipi di attacchi informatici. Il bambino deve essere in grado di rilevare le minacce informatiche (ad esempio hacking, truffe, malware), e di adottare le corrette pratiche per la protezione dei dati personali.

Empatia digitale e intelligenza emozionale: l’abilità di mostrare empatia verso i bisogni e i sentimenti altrui online. Il bambino deve avere la capacità di costruire buone relazioni con gli altri attraverso i media digitali.

Pensiero critico e alfabetizzazione digitale: l’abilità di distinguere online tra l’informazione vera e quella falsa, i contenuti buoni e quelli nocivi, i contatti affidabili e quelli discutibili. Il bambino deve essere in grado di trovare, valutare criticamente, utilizzare, condividere e creare contenuti digitali, e incluso avere una conoscenza basica di programmazione.

Comunicazione digitale: l’abilità di comprendere la natura delle relazioni online e la corretta interazione con le persone dall'altra parte dello schermo. Il bambino deve essere in grado di comunicare e collaborare con altre persone usando i media digitali, e di impegnarsi in un dibattito in modo costruttivo.

Diritti digitali e privacy: l’abilità di amministrare con discrezione le informazioni personali condivise online, per proteggere la propria privacy e quella degli altri. Il bambino deve conoscere e comprendere i diritti personali e legali, come il diritto alla privacy, il diritto di proprietà intellettuale, la libertà di parola e la protezione da discorsi di odio.

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Cosa può fare lo Stato, cosa possiamo fare noi

Come mette in guardia il World Economic Forum: senza un programma di educazione digitale nazionale efficace, il controllo e l’accesso alle tecnologie non saranno distribuiti in maniera uniforme, amplificando le disuguaglianze che ostacolano la mobilità socio-economica. La responsabilità politica è quella di costruire le fondamenta per una corretta formazione digitale a partire dalla scuola primaria.

I bambini stanno già vivendo immersi in un mondo che spesso neanche gli adulti comprendono. La soluzione non è tecnologica, ma pedagogica. Spetta a noi far sì che siano dotati delle competenze e del supporto necessario per sfruttare questi strumenti in maniera responsabile e proficua.

(Foto via Getty Images)

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