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Copyright, quel ferrovecchio nell’era digitale

26 Novembre 2011 5 min lettura

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Copyright, quel ferrovecchio nell’era digitale

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Alla SIAE e alle collecting society europee devono essere fischiate le orecchie nell'ultima settimana. Domenica scorsa Neelie Kroes, vicepresidente Commissione europea e responsabile dell'Agenda Digitale UE, con un tempismo perfetto sull'ultima uscita di Nicola Sarkozy, scatenato a favore di Hadopi 3 (questa volta contro lo streaming online), ha dato il benservito agli attuali sistemi di tutela del copyright. Sistemi sorpassati, anacronistici, costosi ed in fondo inutili. 

Oggi una storica sentenza della Corte di Giustizia UE ha bocciato i filtri Peer-to-Peer (P2p) in Europa, sconfiggendo in tribunale la “Siae belga” che voleva combattere la pirateria online con questa barbara tecnologia.

Nel giro di pochi giorni, abbiamo assistito alla Caporetto delle Siae d'Europa, prima colpite dalla responsabile dell'Agenda Digitale UE, quindi affondate (la belga Sabam) dalla massima corte europea. Ancora non sappiamo se questi fatti (l'intervento della Responsabile di Agenda Digitale UE e una storica sentenza della Corte di Guiustizia europea) siano spia di un vento nuovo che attraverso l'Europa. Tuttavia sono segnali importanti, visto che dicembre è ormai alle porte e a giorni tornerà d'attualità la famigerata Delibera AgCom. Si tratta della delibera dell'Authority presieduta da Corrado Calabrò che, anche senza oscurare siti, vuole comunque infliggere salatissime e pesantissime multe fino a 250 mila euro a chi viola il copyright in Italia. 

Insomma, in Europa qualcosa si muove. E nella direzione dei Cyber-rights.

Aspettando il nuovo flagello (la Delibera AgCom che pende sulla nostra blogosfera e sulla rete italiana), valutiamo cosa sta succedendo in Europa. Partiamo dal caso Sabam vs. Scarlet, una vicenda giudiziaria risalente al 2007. La Corte di Giustizia Europea oggi ha respinto la richiesta di imporre un filtro preventivo anti-pirateria (i cosidetti Filtri P2p) a tutti gli Internet Service Provider (Isp). Il caso era sorto quando la società degli autori belga Sabam aveva vinto nel 2007 una battaglia legale contro l’Internet Service Provider (Isp) Scarlet (ex Tiscali Belgio). La sentenza intimava all’Isp di adottare misure tecniche di protezione per impedire il downloading illegale delle opere coperte dal diritto d’autore sotto Sabam, attraverso le piattaforme P2P. Entro otto giorni Belgacom avrebbe dovuto bloccare o filtrare la condivisione sulla Rete di musica scaricata illegalmente. Il Provider rispose però di essere responsabile solo per la trasmissione dei dati, ma non per il loro contenuto. L’Isp avrebbe cioè potuto adottare contromisure senza violare la privacy degli utenti: il braccio di ferro con la società degli autori belga è giunta alla Corte di Giustizia UE (in quanto "l’ingiunzione imporrebbe una sorveglianza generalizzata, incompatibile con la direttiva sul commercio elettronico"), con esiti imprevisti. Vietato filtrare, intima la massima Corte europea. 

Secondo Alessandro Longo “non si possono imporre filtri al web per impedire agli utenti di scaricare file pirata, perché questa pratica è contraria al diritto comunitario”. "Per l'industria del copyright diventerà impossibile, anche su richiesta di un giudice, ottenere i nomi di chi scarica file pirata, per esempio", aggiunge Fulvio Sarzana, avvocato e leader di Sitononraggiungibile
Sulla Rete, che effetti avrà la sentenza? Gli oscuramenti di siti Web, abusati in Italia (come dimostrano gli strascichi del caso ItalianShare) purtroppo potranno continuare. Però gli Isp non dovranno fare i guardiani di Internet monitorando chi fa pirateria. Inoltre i titolari di diritti di proprietà intellettuale "possono chiedere che sia emanata un'ordinanza nei confronti degli intermediari [...] i cui servizi siano utilizzati da terzi per violare i loro diritti". Però con un limite: a porre paletti è la direttiva sul commercio elettronico che vieta "misure che obblighino un fornitore di accesso ad Internet a procedere ad una sorveglianza generalizzata sulle informazioni che esso trasmette sulla propria rete". Un limite invalicabile, che restituisce certezza al diritto su Internet.

Ernesto Assante de La Repubblica spiega in un video su Facebook che, in sostanza, con questa sentenza i provider non sono cyber-sceriffi o guardiani di Internet: per gli utenti finali significa che l'Europa ha preso un orientamento e potrebbe chiedere all'Hadopi francese un ripensamento. 

Major e case discografiche finora hanno usato il copyright come una clava, ma quello che era uno strumento efficace nell'era analogica, oggi è un ferrovecchio nell'era digitale.

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A pensarla così è anche Neelie Kroes, vicepresidente Commissione europea e responsabile dell'Agenda Digitale UE. 

Al Forum D’Avignon, la scorsa domenica, Neelie Kroes ha affermato che la tutela del copyright è anacronistica, così com’è concepita oggi. La vicepresidente della Commissione europea ha dato un sonoro schiaffo all’odierno sistema che dovrebbe promuovere la produzione artistica, ma non riesce a tutelare legalmente, moralmente ed economicamente l’autore. Si tratta, inoltre, di un sistema antiecononomico: l'enforcement del copyright non solo non è servito allo scopo di tutelare, ma si è perfino rivelato un sistema troppo costoso. 
La UE critica i tentativi di governi di bloccare la pirateria online come "spreco di denaro". Sono veri e propri boomerang. Leggi troppo autoritarie hanno reso gli utenti consumer addirittura contrari alla tutela del copyright, sortendo effetti opposti a quanto si proponevano.
Oggi la “parola copyright” suona “odiosa” alle orecchie dei cittadini digitali. Oggi la tutela del diritto d’autore è punitiva, e non è un sistema di riconoscimento e valorizzazione. 
Neelie Kroes ritiene che sia giunta l’ora di rimettere l’artista al centro della scena, al posto del copyright, in  modo che goda di una maggiore popolarità e una più vasta audience, ma al tempo stesso il pubblico tragga il vantaggio in termini di una maggiore e diversificata offerta.

Tutto ciò è possibile grazie anche alla rivoluzione del cloud computing: la nuvola di dati può salvaguardare la tutela del diritto d’autore e offrire all’artista un più ampio pubblico. La musica o la lettura nella cloud costituisce una nuova modalità per fruire delle opere, ma rappresenta anche un nuovo framework di diritti legali connessi. 

La responsabile per Agenda Digitale dell'Unione europea ha anche commentato la sentenza della Corte di Giustizia UE: "Accogliamo favorevolmente quello che chiarisce la Corte sull'interpretazione delle ingiunzioni e la loro applicazione nell'ampio contesto del Diritto comunitario, in particolare il divieto sancito dalla direttiva sul commercio elettronico di imporre agli intermediari in rete un obbligo generale di sorveglianza". 
Insomma, rispetto a una settimana fa, in Rete si respira maggiore ottimismo. Però non dimentichiamo che si addensano nubi minacciose all'orizzonte: si tratta di ACTA , dei SOPA in USA,  della Delibera AgCom in Italia. 
Il varo della Delibera AgCom, finora sospesa per una moratoria, dopo le cocenti polemiche estive, culminate in una “Notte della Rete”, è attesa a dicembre. 
Infine sugli utenti Internet italiani pendono anche altre spade di Damocle: le richieste della SIAE che rivendica le royalty sulle colonne sonore dei trailer, ospitati anche sui blog. Però anche questa vicenda potrebbe giungere a un compromesso. Sembra che Anica e SIAE stiano preparando una soluzione che ponga fine alla diatriba sui trailer online: le musiche verranno sì compensate, ma verrà incoraggiato l'embed. 
Conclusioni: segnali nuovi più libertari arrivano dall'Europa. La Delibera AgCom potrebbe però trasformare l'Italia nel laboratorio più avanzato di censura del nuovo millennio. E pensare che la UE chiede ai paesi membri di guardare ai fenomeni (legali) come Netflix, Amazon cloud, Google Music e iTunes con occhi nuovi. L’artista deve tornare a guadagnare, ma con nuovi modelli di business.

Nei prossimi giorni vedremo se le parole di Neelie Kroes e la sentenza della Corte di Giustizia UE riusciranno a fare breccia nell'AgCom e a far piazza pulita della vecchia, arrugginita, tutela del copyright, brandita come una clava contro i cittadini digitali. Noi staremo con gli occhi aperti.

Mirella Castigli
@valigiablu - riproduzione consigliata

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