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Banca Etruria, Boschi, Ghizzoni, De Bortoli… Carrai😱: cosa sappiamo

21 Dicembre 2017 11 min lettura

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Banca Etruria, Boschi, Ghizzoni, De Bortoli… Carrai😱: cosa sappiamo

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A 7 mesi di distanza dall'uscita del libro di De Bortoli che ha aperto il caso sul presunto conflitto d'interessi della sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, nella vicenda Banca Etruria, Federico Ghizzoni, ex amministratore delegato di Unicredit e attuale presidente di Rothschild Italia, è stato ascoltato dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche.

Cosa ha scritto De Bortoli nel suo libro

Lo scorso 8 maggio, Lettera 43 pubblica degli stralci del nuovo libro di Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera, dal titolo "Poteri forti (o quasi). Memorie di oltre quarant'anni di giornalismo" (che usciranno anche sull'Huffington post il giorno seguente). In un passaggio, contenuto a pag. 209 del libro, De Bortoli parla dell'allora ministra per le Riforme del governo Renzi, Maria Elena Boschi, nella vicenda di Banca Etruria, di cui il padre era vicepresidente.

Scrive il giornalista:

L'allora ministra delle Riforme, nel 2015 (ndr De Bortoli specificherà successivamente che nel libro c'è un errore di data e che il colloquio è avvenuto a fine 2014), non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all'amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all'amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere.

Banca Etruria, ricostruisce Il Post, era "in difficoltà economiche" e la Banca d’Italia nel 2013 "le aveva imposto di cercare un partner. L’unica offerta pervenuta era quella molto aggressiva di Banca Popolare di Vicenza, un altro istituto in grosse difficoltà economiche. Un’offerta più conciliante da parte di un’altra banca avrebbe forse concesso a Banca Etruria condizioni migliori, e un futuro più stabile viste le difficoltà della Banca Popolare di Vicenza".

La reazione di Maria Elena Boschi

Boschi, che nel frattempo era diventata sottosegretaria alla presidenza del Consiglio (governo Gentiloni), il 9 maggio, scrive sulla propria pagina Facebook un post in cui dichiara di non aver mai chiesto all'ex amministratore delegato di Unicredit, Ghizzoni, né ad altri, di acquistare Banca Etruria: "Ho incontrato Ghizzoni come tante altre personalità del mondo economico e del lavoro ma non ho mai avanzato una richiesta di questo genere. Sfido chiunque e ovunque a dimostrare il contrario". L'ex ministra annuncia anche di essersi rivolta ai suoi legali "per tutelare il mio nome e il mio onore" (circostanza poi confermata in un comunicato del 10 maggio).

Boschi poi, durante una conferenza stampa, afferma che sulla vicenda Etruria «la misura è colma» e che «da qui in poi di questa questione si occuperanno i miei legali e quindi saranno loro se necessario a fornire altri aggiornamenti». L'11 maggio, poi, Vincenzo Zeno Zencovich, uno dei due avvocati di Boschi scelti per seguire il caso, intervistato al programma radiofonico su Radio Rai 1, "Un giorno da pecora", riguardo alla possibile querela a De Bortoli dichiara che non è certa: «Le cose si valutano, è inutile fare gli annunci. Guardiamo le carte, osserviamo come si chiariranno. Mica a uno "gli scappa" la querela. Il problema è chiarire le cose come stanno nelle sedi opportune e pubbliche».

Cosa risponde De Bortoli

Poche ore dopo la pubblicazione del passaggio del libro di De Bortoli, alcuni media riportano le dichiarazioni di fonti vicine a Unicredit che affermano di non aver subito pressioni di carattere politico nell'esame dei dossier di altre banche, come per esempio quello di Banca Etruria.

Il giorno dopo, a margine di un incontro per presentare "Poteri forti (o quasi)", De Bortoli conferma quanto scritto, nega di aver parlato di "pressioni" e aggiunge di essere sicuro delle sue fonti (che non svela): «Usciamo da questa ipocrisia. È abbastanza naturale che un personaggio politico si occupi delle vicende bancarie o economiche che riguardano il proprio territorio, anzi mi stupirei del contrario». «Però – continua il giornalista – un conto è occuparsene e magari rappresentare a un banchiere importante la propria apprensione, diverso ovviamente è esercitare ingerenze o pressioni. Io non lo so, io ho scritto semplicemente che c'è stato un interessamento».

Sull'annuncio di Maria Elena Boschi di ricorrere agli avvocati per difendere il suo nome e onore, l'ex direttore del Corriere della Sera ribatte: «Sono collezionista di querele, mi auguro che quello della Boschi non sia un annuncio e la querela ci sia. Comprendo comunque la sua reazione».

Cosa dice Ghizzoni a maggio

Ghizzoni, ex amministratore delegato di Unicredit, non conferma e non smentisce la notizia riportata nel libro di De Bortoli, secondo cui Maria Elena Boschi nel 2015 gli "chiese di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria". Il 14 maggio, Ghizzoni, risponde ad alcune domande di giornalisti. L'ex ad, riporta il Corriere della Sera, afferma che «è normale che i politici parlino con i banchieri e i banchieri con i politici, lo ha detto anche Maria Elena Boschi. Specialmente quando ci sono situazioni di crisi». Alla domanda specifica, però, se la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio gli avesse chiesto di comprare Banca Etruria, Ghizzoni ha ribattuto con un «no comment».

Il giorno dopo, Andrea Greco su Repubblica aggiunge ulteriori considerazioni fatte da Ghizzoni: «Se mi convocheranno parlerò alla commissione d'inchiesta: in Parlamento, non sui giornali, risponderò ovviamente a tutte le domande che mi faranno. Adesso non parlo, perché non si può mettere in mano a un privato cittadino la responsabilità della tenuta di un governo. È un caso della politica, sarebbe dovere e responsabilità della politica risolverlo».

La querela non arrivata e la causa civile di Boschi nei confronti di De Bortoli

Lo scorso agosto scade il tempo utile per presentare da parte della sottosegretaria una querela per diffamazione nei confronti del giornalista. Circa quattro mesi dopo, il 4 dicembre, la stessa Maria Elena Boschi annuncia di aver firmato "il mandato per l'azione civile di risarcimento danni nei confronti del dottor Ferruccio de Bortoli".

Il 6 dicembre, Boschi è ospite a "Porta a Porta", su Rai 1. La sottosegretaria alla presidenza del Consiglio torna a negare ancora la ricostruzione di De Bortoli nel suo libro e ribadisce anche di non aver fatto pressioni all'ex amministratore di Unicredit per l'acquisizione di Banca Etruria e poi spiega che la scelta di non procedere penalmente ma civilmente nei confronti del giornalista è stata di carattere tecnico: «Da avvocato io avrei sempre immaginato di fare un'azione civile, perché a mio avviso è più utile, è più proficua, nel momento in cui devi chiedere un danno rispetto alla tua immagine. Ma non ho deciso io (...). Mi sono affidata alle valutazioni di Severino e Zencovich, che mi assistono, che hanno ritenuto più opportuno, valutando i fatti, agire in sede civile».

Lo stesso giorno De Bortoli, ospite a "Cartabianca", programma su Rai 3, condotto da Bianca Berlinguer, commenta la scelta di Boschi: «La querela avrebbe accertato subito la verità dei fatti, ma Maria Elena Boschi ha deciso di fare causa civile, [una procedura] non così davanti all'opinione pubblica, le udienze sono riservate agli avvocati difensori e poi i tempi sono lunghi».

Inoltre, in estrema sintesi, la querela per diffamazione e il relativo processo che ne può conseguire porta ad accertare la verità dei fatti mentre con il ricorso all'azione civile si verifica se c'è stato danno di immagine per quella dichiarazione. Infine, si legge su Ossigeno per l'informazione, "mentre nella procedura penale la querela presentata dalla persona che si sente diffamata è soggetta ad una attività di “filtro” da parte del magistrato, che decide se portare o meno la questione al giudice, le citazioni in sede civile non sono sottoposte ad alcun esame preliminare e arrivano al giudice civile così come sono state presentate dall’attore. Risulta quindi più semplice citare in giudizio giornalisti o testate in sede civile".

Cosa ha detto Ghizzoni alla Commissione parlamentare sulle banche

Il 12 luglio scorso viene istituita, ai sensi dell’articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario e i fallimenti di alcuni istituti di credito di questi anni (che ha gli stessi poteri e le medesime limitazioni dell’autorità giudiziaria). A presiederla viene nominato Pier Ferdinando Casini (Alleanza popolare). Tra gli argomenti trattati, c'è anche la vicenda di Banca Etruria. Il 6 dicembre esce la notizia che anche Ghizzoni sarà sentito davanti alla Commissione.

Il 20 dicembre l'ex amministratore delegato di Unicredit si presenta così davanti ai parlamentari ed elenca la cronologia da settembre 2014 a inizi 2015 dei contatti «diretti e indiretti» tra Unicredit e Banca Etruria e di quelli con il mondo politico.

Ghizzoni dice che nel settembre di tre anni fa ha incontrato Maria Elena Boschi due volte e che in entrambi i casi non si parlò mai di Banca Etruria. L'ex ad di Unicredit afferma che il 6 e il 7 di quel mese si trovò insieme all'allora ministra al forum Ambrosetti a Cernobbio ma che in quel caso non ci fu nessun colloquio. Pochi giorni dopo, poi, l'11 settembre, Ghizzoni incontrò Boschi a Palazzo Chigi, insieme al capo delle relazioni istituzionali di Unicredit: «Fu un incontro di natura istituzionale, si parlò delle politiche del governo Renzi e molto in generale delle banche, ma non su specifiche banche, in questo incontro non ci fu nessun riferimento a Banca Etruria».

A fine ottobre, poi, la stessa Banca Etruria chiede un incontro con Ghizzoni. Alla sua segretaria, aggiunge l'ex ad, era stato riferito che del possibile incontro «erano al corrente organi istituzionali. Personalmente pensai alla vigilanza, a Banca d’Italia perché sapevamo che Banca d'Italia era interessata a questo processo di ricerca di un investitore da parte di Banca Etruria». Il 4 novembre, poi, Maria Elena Boschi era presente, insieme ad altri ministri, alla celebrazione dei quindici anni di Unicredit. Lasciando l'evento, l'ex ministra ha detto a Ghizzoni di sentirsi entro la fine dell'anno: «fu fissato un incontro che poi avvenne il 12 dicembre».

Il 3 dicembre, l'ex amministratore delegato di Unicredit incontra, con il suo assistente, il presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi, e l’ex advisor della banca Paolo Gualtieri. In quell'occasione gli fu illustrata la situazione della banca: «Mi dissero che doveva trovare un investitore in tempi rapidi in quanto c’era il rischio di un commissariamento a partire dagli inizi di febbraio 2015. Mi furono illustrati l’avvio della trasformazione in spa e l’idea di separare good bank e bad bank, di ridurre di 400 persone la forza lavoro e di tagliare le filiali. Mi si chiese se c’era interesse di Unicredit di intervenire nel capitale di Banca Etruria. Risposi che la vedevo molto complicata per i tempi stretti» e per altri motivi tecnici. L'incontro si conclude comunque con Ghizzoni che dice a Banca Etruria che le strutture tecniche di Unicredit avrebbero fatto un'analisi.

Diversi giorni dopo, il 12 dicembre, avviene l'incontro («fissato dalle segreterie») tra Ghizzoni e Maria Elena Boschi: «Per la prima volta affrontammo il tema specifico delle banche in crisi. In maniera più specifica la ministra Boschi mi manifestò la sua preoccupazione non tanto per le banche toscane (Monte dei Paschi e Banca Etruria) in crisi, ma su che cosa questo avrebbe comportato in termini negativi di impatto sul territorio».

Alla fine, continua Ghizzoni, Boschi gli chiese:

«se era pensabile per Unicredit valutare l'acquisizione o comunque un intervento su Banca Etruria».

L'ex ad rispose che per «richieste di questo genere, quindi acquisizioni, non ero in grado di dare nessuna risposta né positiva né negativa. Dissi che avevamo già avuto un contatto con la banca, che le mie strutture stavano già esaminando la cosa e quindi avremmo dato una risposta eventualmente alla banca e tutto in totale autonomia e indipendenza da parte nostra. Cosa su cui il ministro convenne». L'incontro si concluse con questo accordo: «l'ultima parola spettava a Unicredit che avrebbe agito esclusivamente nel suo interesse».

Ghizzoni descrive il colloquio «cordiale» e specifica di non aver avvertito pressioni da parte dell'allora ministra Boschi. Da quel momento in poi, continua l'ex ad, non ci furono ulteriori contatti. Durante l'audizione (durata poco più di tre ore), Ghizzoni torna sul concetto di "pressione" (che definisce un aspetto soggettivo) per specificare che una pressione si sarebbe verificata se Boschi gli avesse detto «"acquisite Banca Etruria", in realtà lei, nell'ambito del discorso che ho accennato poco fa, mi chiese se era pensabile per Unicredit valutare un intervento. Anche dal punto di vista semantico fa la differenza». Quindi, continua, «la richiesta c'è stata ma non ha leso la nostra capacità di decidere in maniera indipendente».

Ghizzoni poi aggiunge che poco più di un mese dopo, il 13 gennaio, gli arrivò una mail da Marco Carrai (amico di Matteo Renzi e imprenditore a cui il governo Renzi chiese nel 2016 la disponibilità per diventare capo dell’unità di cybersecurity di Palazzo Chigi, ma la cosa saltò, specifica lo stesso Carrai in un'intervista al Corriere della Sera, «perché si sollevò un polverone di polemiche») in cui si leggeva: «Solo per dirti che su Etruria mi è stato chiesto di sollecitarti se possibile e nel rispetto dei ruoli per una risposta su Etruria». La prima reazione di Ghizzoni è stata quella di pensare chi avesse chiesto questo sollecito a Carrai: «mi venne naturale escludere la banca perché con la banca eravamo in costanti contatti. Comunque decisi di non richiedere nessun chiarimento perché non volevo aprire altri canali di comunicazione. Risposi a Carrai "stiamo lavorando, quando avremo finito le nostre analisi contatteremo i vertici di Etruria e daremo loro una risposta"».

La risposta a Banca Etruria arriva poi il 29 gennaio 2015 ed è negativa perché l'investimento non era conveniente per Unicredit. Ghizzoni poi, alla domanda del presidente della Commissione d'inchiesta, risponde che l'atteggiamento del governo non era cambiato nei confronti di Unicredit dopo il mancato investimento. Riguardo poi al fatto che Pier Luigi Boschi in quel periodo fosse vicepresidente della banca Etruria, l'ex ad ribattendo a un quesito di un commissario, afferma: «sapevo ovviamente della parentela di Boschi con il padre ma per me non era una cosa rilevante, magari lo era per il ministro ma per me no».

Le reazioni di Boschi, De Bortoli e Carrai

Le parole di Ghizzoni in commissione sono state poi commentate dai protagonisti coinvolti.

Maria Elena Boschi ha confermato la ricostruzione di Ghizzoni e in un post su Facebook ha argomentato la sua posizione: "Io non ho chiesto di acquisire una banca" e ha aggiunto poi un aspetto che però nella sua dichiarazione di maggio non c'era e cioè di aver chiesto a Ghizzoni "se Unicredit fosse interessata o meno". "C'è una bella differenza – continua Boschi –. E la risposta che mi è stata data è stata ineccepibile e corretta".

Ghizzoni, continua la sottosegretaria, ha poi "dimostrato che a chiedere di valutare l'acquisizione di Banca Etruria non fui io, come surrettiziamente fatto credere da una calibrata campagna di stampa per mesi (ndr come anche nel passaggio del libro di Ferruccio De Bortoli), ma dall'advisor di Banca Etruria, prima".

Anche Ferruccio De Bortoli è intervenuto tramite i propri profili social, ringraziando "Federico Ghizzoni per aver confermato la richiesta dell’allora ministra Maria Elena Boschi di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria" e specificando ancora di non aver mai parlato di "pressioni". Il giornalista poi dice di attendere "l’azione civile di cui ho sentito finora parlare, senza aver ricevuto alcun atto".

Marco Carrai, scrive l'Ansa, risponde che "nel caso dell'email del 13 gennaio 2015, il presunto mistero è presto rivelato: si trattava di questione tecnica, niente di più. Ero interessato, 'nel rispetto dei ruoli' come ho scritto non a caso nell'e-mail, a capire gli intendimenti di Unicredit riguardo Banca Etruria perché un mio cliente (ndr Carrai non specifica chi) stava verificando il dossier di Banca Federico Del Vecchio, storico istituto fiorentino di proprietà di Etruria". Per l'imprenditore, quindi, è "tutto assolutamente trasparente, tutto assolutamente legittimo".

Foto in anteprima via Il Tempo

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